La garanzia di Moratti

3 Giugno 2013 di Dominique Antognoni

Non si accettano scommesse, nemmeno per scherzo. Massimo Moratti non venderà l’Inter, con buona pace di chi da settimane sta tenendo in piedi mediaticamente trattative in certi casi solo abbozzate (gli indonesiani) e in altri inesistenti. Il motivo di questa certezza è semplice. Cosa farebbe Moratti il giorno dopo? La signora Milly, peraltro anche lei privata di una carica interista (direttore artistico), gli troverebbe delle attività domestiche da svolgere per evitare che finisca in metaforici (nel suo caso sarebbero almeno un parco) giardinetti? Ve lo immaginate senza la prospettiva di poter scegliere Schelotto e Jonathan, Gasperini e Silvestre? E se l’indonesiano, che in prospettiva non si accontenterebbe certo di una quota di minoranza (chi mai farebbe il socio di minoranza in una società gestita da Moratti?), poi lo mettesse alla porta in maniera educata, facendogli capire che sarebbe meglio starsene alla larga e non turbare i giocatori e l’allenatore? Se gli dicesse che sarebbe opportuno non esagerare con le visite ad Appiano? E se i nuovi giocatori smettessero di dire che Moratti è un gran signore, visto che non sarà più lui a staccare assegni? E se cadesse nel dimenticatoio della gente? A come si sentirebbe Moratti junior, cioè il vicepresidente, meglio non pensare. Non poter più disquisire su un centrocampista cileno visto in un torneo Under 17, ve lo immaginate? Tornando a Moratti padre, se poi gli togliessero le interviste giornaliere dove finge di essere infastidito dai microfoni e telecamere, per lui sarebbe un po’ come morire. Per dirla in poche parole: 280 milioni di euro o 780, cambia poco: non venderà.

Fin qui l’evidenza. Poi ci sono i media vellutati. Ce lo siamo chiesti appena dall’Indonesia è arrivato il primo segnale di interesse: cosa si inventeranno per non scrivere quello che perfino un bambino riesce a capire? Che linguaggio utilizzeranno? Stavolta come si insabbierà la semplice verità? Quale la tattica? Fin dove si spingeranno? Domande stupide, risposte stupefacenti. Si sono superati, almeno alcuni di loro. Hanno tirato fuori l’argomento più folle e impensabile: Moratti non può e non deve vendere perché poi cosa accade se l’indonesiano si stufa? Moratti garantisce l’amore eterno, è un tifoso. Per l’indonesiano solo un capriccio. Un argomento davvero giornalistico. Un’analisi cinica e spietata. Moratti è un tifoso, garantisce l’amore per l’Inter! Thohir invece solo un ricco bambinone viziato che non conosce il calcio italiano (ma deve solo pagare, mica fare il direttore sportivo) magari domani si stufa e vuole acquistare il Viktoria Plzen. Piccola domanda: lo conoscono? Sono dei veggenti? Oppure semplicemente difendono il proprio orticello, fatto di routine e le solite parole mielose? Poi come mai i ricchi stranieri non sono affidabili mentre i nostri si? Fantastico poi l’argomento che ‘i soldi non sono suoi ma del padre’, come se Moratti, Agnelli e tanti altri fossero ricchi per merito loro e non per quanto fatto da padri e nonni.

Moratti è un tifoso, solo lui fa il bene dell’Inter, non esiste Inter senza Moratti. Ne siamo sicuri? Valgono più gli investimenti o la solfa stucchevole del presidente tifoso? Al di là che questo si chiami egoismo ed é dannoso, ci sfugge in base a che cosa siano così sicuri delle intenzioni di Thohir. Ancora stentiamo a credere: non garantisce l’amore eterno, non ci si può fidare. Ovvero, il tifoso può anche sbagliare, perché lo fa per amore. Il buzzurrone asiatico, questo pallone gonfiato pensa solo a farsi pubblicità, mentre il nostro soffre e si isola a Londra per pensare (a Milano non ci riusciva, si vede). Al massimo può tirare fuori i soldi in silenzio e non farsi vedere alla Pinetina, lì le telecamere sono l’esclusiva di Moratti.

La sensazione è che si cerchi di impedire l’arrivo dello straniero: finché si compra la Roma va bene, è tutto folclore, però le tre società di prim’ordin, quelle che raccolgono quasi l’80% del tifo italiano, sono tabù. L’aspetto comico e che i giornalisti vogliono decidere loro cosa deve fare Moratti e per assurdo riescono pure a condizionarlo. Ricordate i tempi del “Presidente lei merita di più?”. Rieccoli. Anche Ken Bates amava il Chelsea, ma ha venduto ad Abramovich: è vivo e vegeto, mangia e cammina senza problemi. Nemmeno Pellegrini se la passa male. C’è vita dopo il calcio. Così come in Italia c’è sdegno per i sceicchi e petrolieri russi: i petrolieri italiani sono diversi, i maneggioni pure.

Ma che argomento è, quello della paura che un giorno Thohir potrebbe stufarsi? Nel caso accadesse venderà a qualcun altro. Si tratta di un club di calcio, un’azienda. Nulla più, non si tratta di privatizzare l’acqua. Tutto questo ci fa venire un dubbio: chi si oppone alla cessione, Moratti oppure i giornalisti? Perché questo si è un problema grosso: l’esercito dei morattiani per interesse (l’elenco è lunghissimo e i vituperati giornalisti sono una minoranza), che fine farà? Quelli che si sono arricchiti con il parlar male dell’Inter e bene del “presi”, loro sì che soffrirebbero. Loro si che avrebbero le giornate scialbe e grigie senza esaltare Massimo. Un nulla chiacchierato e zuccheroso, con i lettori meno stupidi che se la ridono. Forse i tifosi nerazzurri si meritano giocatori migliori di Alvarez e allenatori più preparati di Stramaccioni. Però servono soldi. Che Moratti non ha più, almeno per l’Inter.

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