Basket
La droga di Mike D’Antoni
Oscar Eleni 20/11/2012
Oscar Eleni a passeggio con un cane mogio e come un cane randagio sul monte dei Tigli prima di scendere a Capodistria, immergersi nel suo mare, sentire l’eco della voce del grande Tavcar che risentiremmo volentieri su qualsiasi televisione, sfiorare il palazzo Pretorio in gotico veneziano, il portale della chiesa Carmine Rotunda, per andare a vedere il volo degli uccelli dai 55 metri del campanile di San Nazario. Fuga per non fare paragoni fra il duello affascinante di Varese e Sassari con la partita di Cremona del lunedì che è stata davvero un allenamento per lo Scariolo convinto di essere sempre in credito, il mago bicampeon, finalista ovunque predichi il suo basket, argento olimpico che, commentando i gironi europei appena sorteggiati, sembra ancora l’alcalde della squadra campione d’Europa che si chiama Spagna, anche se aveva confessato di voler privilegiare la famiglia per un’estate senza basket. Si cambia spesso idea. Il suo Emporio Armani, che adesso svende a 5 euro partite di Eurolega fatte pagare carissime ad abbonati fedeli, ha deciso che anche la fatica difensiva fa parte del contratto, forse costretto dagli eventi, dalla presenza a bordo vasca del presidente Proli che studia da Minucci e ne imita le posizioni strategiche, la faccia ieratica, come in quella storiella dove la madre prendeva a sberle il figlio perché volendo imitare il babbo si doveva sempre cambiare biancheria.
A proposito di personaggi icona ecco Bianchini spuntare nella notte del digitale de La7 con un’analisi spietata sulle pigrizie mentali e sull’assemblaggio sbagliato in estate, nel lavoro più che negli uomini, della squadra di re Giorgio. Tanti allarmi sono una prova e allora Scariolo ha risparmiato sul gel, rinforzato la montatura degli occhiali per vedere meglio su quella difesa, quegli scivolamenti così pigri. E’ in tempo per rimediare a tutto. Corre una gara ad handicap sapendo che nei sacchi degli altri, prima o poi, mancheranno le vitamine e allora si potrtà fare gli “sboroni” con chi aveva dubitato, con i sanpietrini che girano intorno al Forum facendosi domande che non meritano risposta come direbbero i cervelloni che passano il tempo a monitorare il mercato, a valutare 15 euro quello che poi svendono a 5, in attesa che le crisi mistiche portino il Nadividad nelle acque di questi marescialli dell’acqua cheta.
Tornare a Koper e al suo porto per domandarsi se nei bussolotti alle grotte di Postumia hanno messo i fratelli di Iago, quelli che incitando i colleghi di Pianigiani ad inseguirlo per gelosia, non ad imitarlo, perché costerebbe fatica, ci hanno dato un girone europeo di qualificazione che sembra davvero un labirinto dove gli specchi deformanti potrebbero riportarci al nero di seppia che c’era intorno ad Azzurra prima dell’estate da imbattuta contro frilli e fringuelli. State a bordo, accidenti, dice Pianigiani, non fasciamoci quello che si chiama testa prima di essere speronati, magari sono in crisi pure loro, magari hanno grandi società che studiano per far trovare ai candidati per la maglia più importante che ci sia scuse fra il banale e il meravigliao pubalgico: Russia, Grecia e Turchia vi sembrano ostacoli difficili? Sulla carta. Ma sul campo vedremo. Eh già. Intanto il Gallo canta finalmente da Memphis fermando la marcia trionfale degli Orsi di Marc Gasol, ed è l’unico che ci interesserebbe se non avessimo il sospetto che anche nella prossima estate ci saranno certificati medici discordanti con quelli dei cerusici federali, perché certe facce, certe danze sui tavoli, certe scelte di vita e di compagna, per avere meritati risposi, fanno venire tanti dubbi.
Certo con Petrucci imperante questi ragazzi d’oro pronti a fuggire urlando “li ho fregati, sono in congedo per malattia, si va a Formentera che forse si trova anche il Poz” devono stare attenti, perché il Pontifex è un tipo di Papa Re che arruola zuavi e innalza anche forche mediatiche pericolose. Meneghin andava su tutte le furie, urlava al telefono, non risuciva davvero a capire questi ragazzi dell’iPad, ma poi abbozzava, era costretto, perché la Lega non lo avrebbe certo appoggiato davanti ai renitenti. Vedremo. Ehi bonzo con la sciatica non vedi dal campanile anche il sorriso del Bargnani e del Belinelli? No. Non siamo sicuri che anche questi libereranno il loro carnet dei balli estivi per andare in una Nazionale che accetta solo Gallinari come capo giocatore e il Mago Bargnani non si sogni di venire qui a tirare ogni straccio adesso che a Toronto c’è più di una persona, dentro e fuori dal palazzo di ghiaccio, che si chiede se non è stato investito troppo su un giocatore che sembra incompiuto. Quanto a Belinelli che è finalmente in una squadra competitiva come dicono gli amici della fratellanza di Sangio, be’, giudichi lui quanti minuti gli vengono concessi quando conta davvero il plus-minus che fa venire orgasmi alla Tranquillo band sparsa nel mondo della televisione che diventa radio.
Campionato per gita a basso costo nel cuore del sistema come dice Billy Beane con questa fantasia della Sabermetrica che valuta quanto costi, quanto rendi, quanto hai fame, quanto puoi rendere se invece di pensare troppo ti limiti a far sbagliare gli altri e se arrivi al massimo spendendo la metà dei Paperoni schiavi del campione che vale milioni e non sorride mai a nessuno, non ai tifosi, non ai compagni, figurarsi all’allenatore. Il priorato di Varese, 8 su 8, 19 su 19 contando il precampionato, ci dice che seguendo l’idea qualità-prezzo di Bruno Arrigoni, che non è proprio Brad Pitt, ma ha soggetti per molti film, molti premi mai vinti per tanti giocatori importanti serviti alla causa, si possono trovare giocatori con facce ben diverse da quelle che vedi nelle stanze dei presunti ricchi. Dare opportunità vuol dire avere un’atmosfera sempre positiva in spogliatoio, se poi hai dei veterani come capita al Sacchetti allora l’arte sua è portare i giocatori a vedere come vive la gente che poi paga per andarli a vedere. Filosofie da capitan Hornblower magari diverse, ma lo senti e lo vedi se c’è vita su certi pianeti e se invece c’è soltanto terra dove si sentono marziani ben pasciuti.
Godiamoci queste scommesse della crisi che fanno brillare Varese, anche se quel calo di concentrazione sul più 15 contro Sassari ci ha fatto capire quello che Vitucci sa e teme, dai giorni in cui ha messo sulla sua maglietta la scritta imbattuti, ma non imbattibili, e cioè che se la squadra ascolta più il coro della folla, se invece dei rientri rapidi si perde tempo a salutare dopo un canestro fatto, se ci si compiace e ci si confonde, poi si cade a terra e si va a meno uno. Vitucci dice che è stata colpa sua per aver indirizzato il gioco sul centro dove gli altri erano sguarniti. Vero. Ma anche la testa era andata. Poi è tornata. Ecco. Ma siamo ancora nella fase della fratellanza bosina. Non lasciar entrare il trillo dell’agente che ti urla adesso vali di più, chiedi più palloni, sarà il compito per il balivo Vescovi e per Massimo Ferraiuolo che conosce la prateria e la palude, mentre Michele Lo Nero dovrà garantire che agli associati del consorzio Varese nel cuore non verrà mai un dubbio sulla conduzione tecnica e organizzativa della società. Un triangolo per protegge il gran lavoro del Vitucci sornione, ser Bis da Laguna. Per Sassari questa scelta europea sarà davvero costosa, ma valeva la pena provarci e far conoscere il prodotto Sardegna, sport, arte, cultura, gastronomia, anche in giro per le vecchie terre e di questo la Regione dovrebbe essere grata perché non esiste veicolo che entri più facilmente nelle strette vie della concorrenza europea.
Siamo entusiasti per Calvani, uno che sa cosa vuol dire sofferenza e passione, per Roma e per Datome. Dire che lo eravamo anche all’inizio sarebbe una bugia, ma di sicuro eravamo più ottimisti degli stessi che all’inizio borbottavano, ironizzavano sulla Rometta, e avevano passato troppo tempo sulla strada de los elefantes, quella dove al ritorno dopo ogni partita vedevi la gente andarsene scuotendo la testa proprio come quei bestioni. Succede che le cose cambino se fai chiarezza, se cerchi gente che abbia voglia di essere qualcuno e non di far credere di essere qualcosa. Persino Toti ha visto il cuore che los millionarios negavano di aver avvolto in carta oleata. Errori da parte di tutti. Ora, per carità, non parlate al manovratore, lasciate che le cose crescano spontaneamente e forse tornerà il sole dei play off che è già il massimo richiesto.
Sulla strada dei poveri abbiamo individuato dove vivranno il tormento fino al giorno in cui una retrocederà: Montegranaro, Caserta, Biella, Cremona, ma per Venezia, così confusa, così sbagliata nella costruzione, perché si presume sempre di poter motivare chi gira fra i cesti chiedendo anguille d’oro e poco lavoro, per Pesaro, così carente nell’organico dopo epurazioni ed infortuni, potrebbero venire giorni ancora più difficili e questo non renderà più piacevole il campionato come dicono i difensori della retrocessione come brivido. Qui? In questo paese dove l’ignoranza sportiva è soltanto inferiore alla voglia di evadere le tasse.
Doloroso scoprire che a Bologna, sponda Virtus, i guai accadono sempre appena il gruppo America entra nella zona buia del ritorno a casa per motivi familiari, la testa vola via per motivi tecnici legati alle confidenze di un manager come Sabatini che aveva tutto il diritto di far sapere a Minard che non poteva essere utile se andava in giro per il campo mostrando solotanto la sua figurina. Ora il Sabba si autoaccusa perché Minard è tornato allo zero scarabocchio sul campo di Reggio Emilia perché confuso dalla minaccia. Non è così, non può essere così. Minard doveva e poteva battersi molto di più e molto meglio, ma questo vale per tutti, persino per il Mason Rocca che non avremmo mai immaginato di trovare dietro la lavagna della valutazione meno per così tanto tempod i una partita. Agli italiani “forti” diciamo di vivere sano per essere sani, agli “italiani del futuro” di non rinunciare a nessun allenamento per andare al Pavaglione.
Siena e Cantù ? Vi avevamo detto che a Tel Aviv ed Atene erano rinate almeno come squadra. Ora sono a metà del guado. Vedremo chi toccherà la riva della felicità prima che il Navididad di Scariolo arrivi in punteria. Certo Banchi e Trinchieri non dimenticheranno questa fase che diventa importante anche per la loro scalata come grandi allenatori. Intanto nel giro dei cervelloni da panca si è presentato, con giacca, anche il Pozzecco baciantino che adesso ne avrà di gente da abbracciare visto che su ogni campo, anche da avversario, lo applaudiranno. Bella fase. Metta a frutto studi, ricordi e registri. Del doman non v’è certezza, ma sapendo come andrebbe se tornasse la poca voglia di palestra allora ci dia dentro.
Pagelle a basso costo.
10 Al D’ANTONI che non si è dimenticato di rendere omaggio alla sua scuola di vita italiana fra Milano e Treviso che potrebbe sempre servirgli entrando nella casa dei Lakers dove, povero lui, sentirà le voci del mondo giallo e di quello viola che pregano per il guru Jackson. C’erano notti al Torchietto, negli anni in cui l’Olimpia ricresceva, ma ancora non vinceva pur avendo fatto il miracolo della banda Bassotti, dove Arsenio sentiva l’ostilità come droga per andare più avanti, per fare sempre meglio. Ricordi anche quello. Certo a Milano non era mai stato solo e i parenti erano lontani.
9 A BUCCHI e MENETTI che guidano due neopromosse nel mar dei Satanassi senza perdere di vista chi sono, quanti cannoni hanno a disposizione, cosa vgliono diventare mentre altri si passano la cipria sul naso. Per Brindisi e Reggio Emilia l’anno giusto pensando che nel domani le società diventeranno più belle e più forti e in campi più confortevoli.
8 Al SACRIPANTI che non piange miseria pur vivendoci, che non prende tante scuse per la Caserta al limite, ma cerca sempre di lavorare, fare qualcosa di positivo, per adesso è il più salvo fra i meno salvi. Non perdiamo uno che allena davvero con sentimento, dal bimbo all’adulto fumacchione.
7 A SPORTWEEK perché quasi ogni settimana ci fa rivedere la lettera di protesta sullo sport glamour, le tette al vento della Gazza orgasmica, proponendo storie sportive americane da premio e quella del soldato Bernard James che adesso gioca a Dallas merita davvero una riflessione di gruppo in tutti gli spogliatoi. Voi dite che la storia era già venuta fuori ascoltando le omelie SKY. Meglio. Noi che scappiamo da quelle cappelle piene d’incenso, ci godiamo la lettura e ringraziamo il direttore Dore.
6 Al SACCHETTI che è uscito da Varese sudato, infelice, ma con la schiena dritta, la rabbia di chi ha perso, senza neppure indugiare un attimo nella protesta davanti ai tre arbitri che lo hanno torturato, ma che lui ha cordialmente salutato. Sull’entrata di Green i viperini del calcio, che amano l’autogol mettendo in dubbio tutto, passerebbero una settimana a valutare la vita di Chiari, Lo Guzzo e del giovane figlio d’arte Martolini. Lui ha raggiunto lo spogliatoio e si è ricordato dei tempi in cui a Torino capitava la stessa cosa, dei giorni con Guerrieri, Gamba, con il Sales che lo chiamava Nureyev e gli arbitri erano cattivi uguale.
5 Al VITALI che pensa di essersi purificato giocando una partita decente contro Milano. Se si ripeterà per dieci volte di fila giuriamo di togliergli la cappa dello spadaccino con lama al caramello.
4 Al MAZZON che soffre con Venezia incapace di vincere al Taliercio. Provi a ricordare come è arrivato sulla panchina di Verona, quali erano i principi base. Non dipenda dall’utero di giocatori che meriterebbero di stare ai piombi tutta la settimana, ammesso che lui sia ancora capace di farsi ascoltare dalla fanteria.
3 Al COMUNE di Milano che ha escluso dagli Ambrogini d’oro il Sandro Gamba di via Washington, uno che alla sua strada e alla città ha dato gloria, medaglie. Ma così vanno le cose. Propongono degli infami, dei bugiardi. Figurarsi se hanno tempo per questi Spartacus dell’era moderna.
2 Al SABATINI che si prende colpe non sue e giustifica certe minardate. No. Non è più tempo per dare ragione all’agente che non sa essere messaggero. Che si prendano le loro responsabilità insieme all’assegno.
1 Al MONDO BASKET che porta giustamente il trofeo delle Regioni a Genova, la Sperimentale Italia a Biella, ma dimentica che stiamo perdendo, poco a poco, la Bologna città dei canestri che manca proprio a tutti. Leggere certe cose fa stare male e sembra impossibile che non torni una fiamma in città per dare alla Virtus uno sponsor che consenta di avere giocatori degni degli 8.000 del palazzo e alla Fortitudo un futuro certo nella massima serie, senza viaggi per elemosinare rupie e resistere all’opposizione perché chi ha perdonato i dopo Seragnoli non può essere così inflessibile con quelli che, almeno, qualcosa di decente hanno fatto.
0 Alla MANO MALEDETTA che ci ha messo nel girone di ferro per l’Europeo, che ci ha messo di nuovo contro Tanjevic e la Turchia, e sarà forse con lui che ci giocheremo l’inferno, che ci ha portato davanti al muro dei russi e alla disperazione dei greci che sul campo di basket non sono ancora al punto delle povere pensionate suicide del libro geniale di Markaris sull’Esattore delle tombe.
Oscar Eleni, martedì 20 novembre 2012