La domanda di Vilas

19 Giugno 2007 di Stefano Olivari

BEI TEMPI – Avvicinandosi ormai Wimbledon, Sky Sport (che finalmente si riappropria del tennis e lo trasmetterà come si deve) sta inondando gli appassionati dei bei tempi andati. Su SkySport2 vanno in onda infatti, a ciclo continuo, i documentari sulla Wimbledon Story con le partite più belle, alternate a video e curiosità. Il riassunto, insomma, è doveroso e spiega anche perché una rivalità come quella tra Federer e Nadal può solo far bene al nostro sport. E tra tutte, parlando di erba, scegliamo quella tra Becker e Edberg, quella delle tre finali consecutive, quella di un tennis meno fisico (Bum Bum non si offenderà) e più di classe. Certo, c’era Borg contro McEnroe, c’è stato anche Sampras contro Agassi, ma provate a rivedere quelle partite e poi giudicate. Un consiglio: su tutte sceglieremmo la terza, quella del 1990 vinta da Edberg 6-2-6-2 3-6 3-6 6-4. In sintesi: classe, spettacolo e rispetto reciproco.
PAY PER VIEW – A proposito di Wimbledon, chi non avesse Sky o chi volesse dare una sbirciatina ai campi mentre è al lavoro quest’anno ha una chance in più: il sito ufficiale infatti dà la possibilità di ricevere in diretta sul web le immagini del Centrale, del Campo 1 e di altre sette campi. Costo dell’operazione 24 dollari e 99 per tutte le due settimane, mentre l’abbonamento day per day parte da 4,99 fino ai 7,99 degli ultimi giorni. E’ un’occasione.
HA RAGIONE LUI – Chi gli darebbe torto? Guillermo Vilas ha chiesto all’Atp di stilare il ranking del 1977 sulla base del nuovo sistema di conteggio e riconoscerlo come il n.1 del mondo di trent’anni fa. Vilas non è stato mai considerato tale dalla classifica, eppure – facendo i conti con la storia – non di può negare che lo fosse a tutti gli effetti. Facciamo i conti: quell’anno Jimmy Connors divenne re del tennis senza vincere un titolo del Grande Slam, mentre l’argentino ne vinse due (battendo proprio Jimbo agli USOpen, allora sul clay) e arrivò in finale in Australia. Insomma, Vilas avrebbe ragione da vendere, l’Atp ha però già risposto picche anche se lui non si scompone: “Prima o poi mi accontenteranno”. Se dovessimo scommettere diremmo poi.
LA (MENO) DOLCE VITA – La nuova vita di Justine Henin, al di là della ritrovata armonia familiare, sta tutta nel cioccolato. E’ lei stessa a svelarlo, nel senso che per ritrovare la forma smarrita il suo preparatore le ha tolto il vizio: “Lo mangiavo prima di andare a dormire, ma questo non fa bene. Ho dovuto smettere, mi manca tantissimo, è quello belga di casa mia. Però lo devo fare”. L’obbiettivo infatti è quello di vincere Wimbledon, l’unico Slam che le manca: “Finalmente ora mi sento in pace, posso farcela”. Come dire: la dolce vita delle altre è davvero finita.
IL DOPING DOPATO – Guillermo Coria è arrivato fino in tribunale per citare l’azienda di integratori che gli avrebbe messo del nandrolone nella bottiglia. L’esito della causa è attesa con curiosità da tutto il mondo del tennis, che sul binomio Argentina-doping ha praticamente messo il timbro. Ed in effetti i sospetti ci sono e non sono solo i casi di Canas e Puerta, peraltro entrambi autodichiaratisi vittima di un complotto, a dare qualche indizio. Insomma, ora forse sapremo: o in Argentina il doping è pratica diffusa oppure non sanno fare gli integratori. Su tutto comunque resta il rendimento di Coria dopo la finale buttata via al Roland Garros nel 2004: pressoché nullo. Ma, dicono, è solo questione di testa.

marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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