La corsa di Sarkozy

27 Luglio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Fare sport non dà giovinezza e forza, ma ci vogliono giovinezza e forza per fare sport. Gianni Brera avrebbe commentato con una delle sue frasi più famose il malore del 54enne Nicolas Sarkozy mentre faceva jogging nei pressi di Versailles, ma noi stiamo nel sottoscala e continuiamo a pensare che lo sport attivo renda migliori le persone: magari non più giovani e più forti, ma senz’altro migliori. Meno nervose, meno tifose (anche al di fuori dello sport), meno cattive, meno noiose (le malattie sono l’argomento di conversazione principe per chi non ha niente da dirsi, insieme a tempo, cucina e calcio). Poi ci sarà senz’altro chi tirerà fuori la morte di Jim Fixx, non certo l’inventore della corsa ma di sicuro il teorico del running anni Settanta (il suo The Complete Book of Running, in italiano edito da Sonzogno come ‘Il libro sulla corsa’, ha posto le basi del fitness e delle sue degenerazioni) che con varie declinazioni ideologiche è arrivato fino ai giorni nostri. Peccato che Fixx, stroncato da un infarto a 52 anni durante la corsa, avesse iniziato a fare sport solo a 35 partendo da quasi 120 chili di peso e una quantità di sigarette quotidiane che avrebbe imbarazzato gli sceneggiatori dell’ottimo Mad Men. E che la maggior parte dei maschi della sua famiglia, compreso suo padre, avesse lasciato questo mondo intorno alla quarantina. Da obeso pieno di dolori Fixx si guadagnò con il sudore una sorta di vita supplementare. Visse poco di più di quanto l’arteriosclerosi gli avesse lasciato in canna, ma visse meglio. I nemici dello sport attivo, che non è sinonimo di fanatismo, potranno continuare ad ansimare facendo le scale e ad apprezzare la Wii, il tris di primi e l’organizzazione del prossimo weekend.
stefano@indiscreto.it
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