José scarico come noi

30 Novembre 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
La proprietà transitiva non esiste nemmeno nel tennis, sport dove i fattori esterni rispetto al valore dei giocatori sono molto ridotti, figuriamoci nel calcio. Se il Barcellona ha umiliato, molto al di là del cinque a zero finale con ‘manotazo’ che esibito da calciatori della vituperata Italia avrebbe fatto gridare allo scandalo, il Real Madrid, non si capisce come mai la stessa squadra (sia pure indebolita da quello scarso di Ibrahimovic) sette mesi fa fosse riuscita a creare due occasioni da gol in tre quarti di partita di superiorità numerica. E nell’andata a San Siro avesse dominato solo il quarto d’ora geniale di Balotelli.

Contro lo stesso Mourinho e contro giocatori che presi singolarmente erano tutti dello stesso livello o peggiori di quelli schierati ieri dal Real (che comunque erano in undici). E quindi? Per una volta la carica da occhi di tigre ha giocato contro il miglior allenatore del mondo (dopo Zeman, che il pessimo Moratti post-sbornia ha sbagliato nel non ingaggiare il 23 maggio), esaltando gli avversari e innervosendo i suoi. Che hanno sbagliato la prima partita della stagione, fra Liga e Champions, proprio nell’occasione mediatica più importante. A Mourinho, attento come pochi ai dettagli più che al quadro generale, non sarà sfuggito che in situazioni spaccagambe Ozil sposta poco (anche al Werder e in nazionale si esaltava quando la partita si apriva) e che l’importanza di Higuain va molto al di là dei gol segnati: senza i suoi movimenti dal centro verso l’esterno Cristiano Ronaldo sta troppo defilato e Di Maria da fenomeno tagliacampo diventa aletta più o meno ispirata, in ogni caso troppo vicina ai raccattapalle. Con i quattro davanti allargatissimi Khedira e Xabi Alonso hanno dovuto loro malgrado fare da spettatori alle triangolazioni dell’immenso Iniesta e di Xavi: qualcuno ha già parlato di Playstation, di sicuro il Real al confronto sembrava l’Intellivision.

Insomma, una lezione sotto tutti i profili tranne che quello umano. Perchè l’ambiente barcellonista, caricato anche dall’esito delle elezioni, è ad alto livello quanto di più provinciale e ottuso possa esistere al mondo. Siamo molto oltre il ‘Pelè peggio di Maradona perché non si è misurato con il calcio italiano’, visto che nella percezione che l’ambiente ha di sé si mescolano fattori politici, storici ed etnici. Cosa diremmo di una Roma solo di romani? Intendiamo romani non all’altezza di ‘stranieri’, non certo Totti e De Rossi. In questo quadro tutto viene giustificato. Guardiola, il ‘signore’ (signore anche del nandrolone, che secondo i periti di parte però il suo corpo produceva più del normale: meglio la pomata o lo shampoo, allora) Guardiola, che con la sua squadra in vantaggio prende in giro Cristiano Ronaldo fingendo di restituirgli il pallone e poi buttandolo lontano? Una volta lo avremmo definito, anche per come si pone nelle interviste, finto prete…Messi che simula in maniera indecente? Victor Valdes, autore di un fallo da rigore che avrebbe potuto riaprire la partita, che ad ogni scaramuccia esce dall’area come un pazzo intimidatore? Mancavano giusto gli idranti post-partita da stizza, ma solo perché i blaugrana hanno vinto. Se Mourinho ha ancora qualcosa da dire e da dare, visto che il Triplete potrebbe avere scaricato anche lui (noi di sicuro, ma siamo anche nati già predisposti), questa disfatta gli farà bene.

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