Il riscaldamento di Sojourner e Meely

4 Gennaio 2007 di Stefano Micolitti

Nel 1975, l’anno prima della barzelletta oriundi, arriva al Cinzano RED ROBBINS, ala-centro con un ottimo passato ABA ed un’incredibile somiglianza con la mummia di Ramesse II, compresa tintura hennè rossa sui capelli. Aveva 31 anni ma ne dimostrava 20 di più, si trascinava ingobbito per il campo e ti aspettavi che, da un momento all’altro, si accasciasse al suolo polverizzandosi. Ma non fai 8 stagioni in doppia cifra nell’ABA, 3 All Star Game e partite da 41 e 30 punti contro Connie Hawkins nelle finali del 1968, se non hai talento. E Red ne aveva, eccome. Intelligente, buon tiratore dalla media con i piedi per terra, passatore, uomo squadra, il tipico giocatore da Olimpia. Peccato che sia arrivato a Milano fisicamente alla frutta, l’ho visto in tanti highlights ABA correre veloce in transizione e concludere con one handed dunks con testa vicina al ferro. Molto simile a Bobby Jones sia fisicamente che come stile di gioco, anche se in ruoli diversi. Da ricordare anche TERRY DRISCOLL, ala-centro della Virtus, grande tecnica ed altruismo. Un Mc Millen con meno talento, tipico giocatore petersoniano. Non riesco invece a ricordarmi come facesse di nome GARRETT, forse John ?…ala della Pagnossin Gorizia, braccia incredibilmente corte, non credo riuscisse ad infilarsele in tasca stando eretto, ma accidenti, di lui ricordiamo solo grandi partite…ci Nei nostri ricordi sfocati Gorizia le beccava sempre dall’armata mobilquattrina ma Garrett ci faceva letteralmente impazzire mettendola da tutte le zone del campo. L’anno dopo ci fu l’esperimento oriundi che portò in Italia fenomeni del calibro di LAURICELLA, PERAZZO, MONACHESI etc…il risultato fu talmente deprimente che la stagione successiva si decise di aprire al secondo straniero. Eppure qualcosa di decente arrivò, anzi molto più che decente!…PHIL MELILLO, play della seconda squadra di Roma, piccoletto ma robusto, velocissimo, realizzatore straordinario, puniva da fuori ma adorava portare la palla a canestro con fulminee penetrazioni: ha trovato la sua dimensione ideale nel nostro paese e non se ne è più andato. Rimanendo nel pianeta oriundi, una coppia che rimane sicuramente scolpita indelebilmente nei ricordi dei tifosi Olimpia è quella formata da BOB HANSEN e CHAS MENATTI. Il primo, centro canadese discreto e nulla più, il secondo ala tiratrice (in alcune partite persino realizzatrice…) con parenti italiani. Hansen tutto sommato non era malissimo, molto mobile e grintoso, discreto tiratore, mentre di Menatti mi sovvengono alcune partite di fine stagione dove il ragazzo la metteva anche dagli spogliatoi. Comunque sia, Hansen e Menatti in pantaloncini a strisce verticali rosse e blu rimangono il punto più basso della storia della gloriosa società milanese. Best of the rest dell’anno oriundi…HARTHORNE WINGO…centro gommoso della Forst Cantù…giocatore solido e ottima persona…questa definizione si potrebbe affiancare al 90% degli americani venuti in Italia nella prima metà degli anni 70, quando il bel paese era veramente un altro mondo rispetto agli States e per questi ragazzotti il tuffo in una realtà totalmente nuova e talmente distante dalla loro, poteva essere traumatizzante. Per questo le nostre società, nello scegliere lo straniero, consideravano assolutamente prioritarie le qualità umane, teste calde infatti se ne videro poche, nei primi anni 70. Ci saremmo rifatti dopo, con gli interessi; tornando a Wingo (grandissimo nome !), mi ricordo l’espressione assolutamente imperturbabile, mai visto ridere, sempre la stessa faccia, sia che segnasse il canestro vincente allo scadere, sia che gli fischiassero 2 falli inesistenti in trenta secondi. Tiro alla George McGinnis, con una mano sola, gran difensore, plasticissimo nei movimenti. Prima di Cantù, 4 anni ai Knicks da comprimario. JOHN GROCHOWALSKY, shooting forward di Cantù e Torino, tirava da centro città e la metteva spesso. Anche se tecnicamente non eccelso, grande grinta e cuore, quattro anni all’Auxilium; MARQUINHO, elegantissimo centro brasiliano di casa a Genova, mano vellutata e lunghe basette, molto tecnico e altrettanto lento. Ma il più grande che varcò la frontiera nel 1976 indossò i colori azzurro e rosso di raso scintillante della Brina Rieti. Il suo nome è indelebilmente legato al suo compagno di squadra dell’anno successivo: formarono una coppia stratosferica che segnò l’inizio di una nuova era per il basket italiano, spettacolo e grandi talenti. WILLIE SOJOURNER & CLIFF MEELY: il primo, centro di immenso talento, grande amico di Doctor J con cui aveva passato i primi quattro anni della sua carriera, due ai Virginia Squires e due ai New York Nets…pensare che Willie aveva assistito a tutte le partite del Doc nel suo periodo d’oro, mi fa impazzire!!! Se prendiamo solo i primi 6 anni della sua carriera, Julius è stato a mio parere il più grande giocatore di tutti i tempi e chissà quante Willie ne avrebbe da raccontare. Una curiosità, scorrendo il game log di tutte le partite ABA, vedo che Willie è stato il miglior marcatore della gara solo una volta, il 2/12/72 con 26 punti nella vittoria di Virginia su San Diego (111-107). Certo con il Doc, Charlie Scott, Larry Kenon ed il povero Super John Williamson, di palloni non doveva vederne molti. Ultimo stop prima di arrivare a Rieti, co-MVP delle finali CBA nel 75-76 con i Lancaster Red Roses. Il secondo, ala molto setosa ed atletica con discreto passato NBA, dove la sindrome McMillen della doppia cifra colpì anche lui. Un anno con 9.9 punti di media (763 in 77 partite) a soli 7 punti dalla doppia ed un altro con 9.7 a 27 punti dall’ambito traguardo (750 in 77 partite). Willie era tecnicamente fantastico, me lo ricordo in post basso con la palla tenuta altissima con una sola mano, pronto a scaricarla al compagno libero oppure a concludere in semi-gancio o con un jumper immarcabile o ancora, portarla direttamente a casa con una devastante schiacciata. Troppo basso per essere un centro dominante tra i pro, da noi faceva la differenza dominando la posizione come pochi altri. Meely era altrettanto completo e di un’eleganza fuori dal comune: la metteva da fuori e la portava a canestro con egual facilità. Non era raro che ne mettessero 80 in due nelle partite della Brina: furono i primi a trasformare il riscaldamento in un momento di autentico delirio cestistico, con schiacciate e numeri mai visti prima, creando in me aspettative tali che, ogni volta che arrivava un nuovo black nella squadra ospite, andavo al Palalido tre ore prima per respirare l’atmosfera e posizionarmi vicino al canestro dove avrebbe fatto la ruota la squadra ospite. Meely spese solo due anni a Rieti mentre Willie divenne un’istituzione, rimanendo fino al 1982. Portarono Rieti nell’elite del basket italiano con uno straordinario 3° posto ed un 4° l’anno successivo. Nel 2005 Sojourner sarebbe tornato in Italia dopo quasi un quarto di secolo, perché la sua Rieti gli aveva offerto un lavoro nel settore giovanile e come maestro dei lunghi nella squadra di LegaDue: dopo un mese, per un incidente stradale, avrebbe trovato la morte.

Stefano Micolitti
smicoli@tin.it

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