Il bar di Lippi

26 Giugno 2008 di Stefano Olivari

A proposito del bar di cui parlavamo prima, ogni ora che passa la figura della Figc nella vicenda Donadoni sta diventando sempre più meschina. E non certo per la sostanza della decisione: non è possibile arrivare al Mondiale con un allenatore senza la fiducia dei suoi dirigenti, inoltre Lippi ha le spalle abbastanza larghe (oltre alla credibilità) per rinnovare la Nazionale senza passare il livoroso successore che vuole imporre i ‘suoi’. Il fatto che la buonuscita concordata prima dell’Europeo (550mila euro) non sia stata poi messa nero su bianco nel contratto effettivamente firmato poco prima della partita con l’Olanda, legando la riconferma al raggiungimento della semifinale (allora Van Basten, Bilic e Scolari hanno lavorato male?), è adesso un problema soprattutto di Abete. Il Donadoni che esce umanamente da gigante non è per lui un bello scenario: perchè Lippi rimarrà sempre il Lippi del Mondiale 2006, ma lui in caso di fallimento mondiale diventerà il presidente che ha imposto una minestra riscaldata e che non ha avuto il coraggio di percorrere vie nuove. Aggravando il tutto con incontri carbonari con il prossimo c.t. (ieri a Roma, smascherati da fotografi e Sky), che fra l’altro ci hanno segnalato (grazie a Italo Muti, che ogni tanto si stacca dalla sua Monte Carlo) martedì pomeriggio mentre brindava allegro in un bar della sua Viareggio: forse era il compleanno di un amico, ma comunque la coincidenza c’è. Si segnala anche la rinuncia a qualsiasi considerazione sul valore etico della Nazionale: in questo filone rientrano il pressing su Amauri (come se non fosse già stata una vergogna Camoranesi), i ‘consigli’ tecnici a Casiraghi che all’Olimpiade vorrebbe portare solo chi si è guadagnato la qualificazione, il possibilismo (sgradito al Coni, fra l’altro) sui ritorni azzurri di Totti e Nesta. A proposito del tifo pro o contro diciamo sempre che l’istituzione, in questo caso l’Italia, vale più di chi la rappresenta, ma a volte sorgono dubbi. Ci sono stati Silvio Pellico, Carlo Pisacane o Vittorio Pozzo, però conta anche l’ultima impressione…

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