Calcio
I soliti tabloid
Stefano Olivari 31/03/2011
L’inglese di Capello, il cordoglio istituzionale per Lovati, l’ingaggio di Matthaus, la finale Inter-Real Madrid e il vero giornalismo tifoso.
1. Pioggia di articoli sulle 100 parole in inglese che secondo Capello sarebbero sufficienti per allenare una squadra, appena abbiamo letto l’agenzia avremmo scommesso sullo spazio dedicato in Italia alla notizia ripresa (cioè copiata) dai famigerati tabloid (ma il Guardian è diventato un tabloid? Ci sembra un po’ più grande…) inglesi. Quei giornali che, pensate un po’, sono prodotti per essere letti invece che per ottenere aree edificabili o far comprare spazzatura ai risparmiatori. Ma per allenare, anche in Italia o in Cina, bastano davvero cento parole. Ascoltando certi time out del basket, anche meno.
Molto credibile che Lothar Matthaus sia andato tre settimane fa a Grozny per giocare una partita di beneficienza insieme ad altre vecchie glorie…per l’Estado de Sao Paulo si è trattato di una parata propagandistica in onore del presidente-dittatore della Cecenia Ramzan Kadyrov, pagata 215mila euro a cranio…della partita anche Elber, Romario e Dunga…da ricordare che Kadyrov è anche presidente della principale squadra di calcio locale, il Terek allenato da Ruud Gullit…da Mandela (in teoria, perché quando il Milan andò in Sudafrica lui marcò visita) ai dittatori, una grande parabola senza nemmeno la giustificazione del bisogno finanziario…tornando a Matthaus, è probabile che questa amichevole gli abbia fruttato più dell’ingaggio annuale come c.t. bulgaro.
Di culto l’editoriale di insediamento del nuovo direttore del Messaggero Mario Orfeo, il quale annuncia che ”Saremo un giornale di parte, quella di Roma”, che con l’editore Caltagirone ha preso un impegno ”Per un ‘informazione libera e indipendente” e che ”Respingeremo le cicliche tentazioni del Nord di farsi predatore”. Nel momento in cui il giornale perde la sua funzione di informare, perchè attraverso il web più o meno si arriva a tutto, rimane solo il tifo. E’ un dato di fatto, da accettare senza moralismi e nostalgie di tempi mai davvero esistiti. Però non sopportiamo che il tifo calcistico sia considerato di serie B, mentre quello ben più pericoloso di natura politica o geo-etnica (come nel caso citato) abbia quasi una nobiltà. Nessuno ha mai imbracciato un mitra per difendere o criticare la credibilità di Nucini.
Stefano Olivari
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