I pizzaioli di San Siro

25 Settembre 2019 di Stefano Olivari

Sul nuovo stadio di Inter e Milan si sta giocando una partita sporca, che va molto al di là del calcio e della ovvia considerazione che due club ambiziosi debbano o progettare un nuovo stadio o ristrutturare il vecchio. La seconda opzione, fra l’altro, è stata scelta da squadre sfigate come il Real Madrid e il Barcellona, oltretutto continuando a giocare al Bernabeu e al Camp Nou durante i lavori.

Progetto CMR-Sportium

Però per i padroni di Inter e Milan esiste solo lo stadio nuovo: idea legittima, a patto di costruirselo dove c’è un’area disponibile. Ed è proprio qui che si gioca la sporca partita. Milano è piena di aree in cerca di identità e anche di zone indecenti, si pensi soltanto a Rogoredo, dove nessun progetto serio verrebbe bloccato.

L’ostinazione su San Siro deriva soltanto dalle aree commerciali che costituiscono esattamente la metà del progetto da 1,2 miliardi di euro: uno o più alberghi, un centro commerciale tipo Citylife a esattamente 3 chilometri da Citylife, grattacieli per uffici in una zona e in una città in cui gli uffici te li tirano dietro, interi palazzi disabitati e tenuti in piedi soltanto da banche conniventi.

Progetto Populous

La logica dei due club milanesi è quella di un pizzaiolo che dice: “Di ristrutturare la mia pizzeria, di proprietà del Comune e in cui sono in affitto da decenni, pagando quasi un cazzo ed eseguendo lavori al minimo, non mi va. Siccome penso che a Milano, ormai città turistica, si possano vendere pizze premium a 40 euro l’una pretendo che il Comune mi permetta di abbattere il suo stesso stabile e mi dia una concessione per costruirne uno nuovo nello stesso posto per vendere meglio le pizze premium. Problema: la gente, per quanto turista, non è così cogliona da riempire sempre, ogni sera, la pizzeria con i prezzi maggiorati. Qui si rischia di non rientrare dell’investimento nemmeno in un secolo. Allora tu Comune mi devi concedere licenze edilizie e commerciali nelle vicinanze per costruire centri commerciali e uffici. Magari non rientrerò dell’investimento nemmeno così, ma con un po’ di magheggi riuscirò a liberarmi di tutto il carrozzone vendendo a un fondo o, sogno dei sogni, quotandomi in borsa e inculando il parco buoi. Del resto la stampa specializzata scrive che per gli aumenti di capitale bisogna esultare, quindi trovare un giornalista che scriva ‘strong buy’ sarà l’ultimo dei problemi”.

Questa la logica del pizzaiolo arrogante, che fra una diavola e una quattro stagioni ha letto qualche libro statunitense di management cazzuto o il solito Sun Tzu (il libro più letto da chi non legge libri, insieme a Siddhartha e al Piccolo Principe). Solo che il pizzaiolo non ha di solito dalla sua parte il Corriere della Sera, e nemmeno i soldi per commissionare sondaggi addomesticati.

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