Gli anni di Chewingum e Puro cashmere

13 Marzo 2022 di Stefano Olivari

La recensione di Chewingum e la recensione di Puro Cashmere le avevamo già messe su Indiscreto da tanto tempo, senza bisogno del pretesto della morte di qualcuno dei protagonisti. Adesso che se ne è andato Biagio Proietti ne riparliamo, in omaggio al regista di due film inguardabili con gli occhi di oggi ed anche con quelli degli anni Ottanta, ma che abbiamo visto un’infinità di volte senza nemmeno il bisogno dello snobistico secondo livello di lettura.

Protagonista di entrambe le pellicole è un Maurino Di Francesco al suo meglio, purtroppo non supportato da sceneggiatura e recitazione degli altri, anche se Isabella Ferrari, Mara Venier e Annna Galiena hanno sempre quel qualcosa che tiene attaccati allo schermo. Ma non volevamo riproporre le recensioni, bensì una riflessione su come alcuni film diventino di culto ed altri no.

Un fenomeno slegato dal successo commerciale della loro epoca, che ci può essere stato oppure no (nei due casi in questione senz’altro no), o dall’accoglienza critica: Google non ci viene in soccorso per i particolari, ma ricordiamo bene che Chewingum fu portato alla Mostra di Venezia (!!!), sia pure non in concorso… Poi lo vedemmo nell’ora defunto cinema Apollo, che ha fatto posto all’Apple Store. Giusto così, essendoci più persone interessate all’iPhone che al cinema. Del resto anche il cinema ai suoi tempi avrà tolto spazio a qualche altra forma di divertimento.

La nostra spiegazione, fra il semplice ed il semplicistico, è che quando scatta l’identificazione anche un film orribile invecchia bene. Ed è chiaro che una classe di liceali ed una storia che tocca anche il calcioscommesse attirino la nostra attenzione pop. Per questo Biagio Proietti è a suo modo immortale, più per questi due film terribili che per, ad esempio, avere scritto Dov’è Anna?, una delle fiction Rai di maggior successo della storia e che abbiamo l’età per aver visto in diretta, da telecomandi umani.

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