Puro cashmere, Maurino Di Francesco e il calcioscommesse

1 Febbraio 2019 di Stefano Olivari

Quando siete tristi e non avete i soldi per drogarvi il consiglio è quello di riguardarsi Puro Cashmere, con protagonisti Mauro Di Francesco e Paola Onofri, fra i tanti film folli girati negli anni Ottanta l’unico a non correre il rischio di essere rivalutato. Poche righe su Wikipedia, nessuna scena su You Tube, introvabile e forse nemmeno esistente il dvd: è per questo ci teniamo cara la registrazione fatta su Iris e siamo consapevoli che le nostre parole possano essere comprese soltanto da pochi eletti. Non c’è scena, a partire da quelle d’azione, davvero lisergiche, che non sia da leggenda. A partire dalla sigla, dove sulle note di One step dei Kissing the pink appaiono Maurino (nel film si chiama Giuliano) e una divina, paradisiaca, Anna Galiena (nel film Manrica). Lei lascia lui per mettersi con il suo amico Jody (Antonio Cantafora, icona dei B-Movie anni Settanta) e lo invita a una sua festa, dove Giuliano si presenta sfoggiando orgoglioso il suo maglione di cashmere nuovo, il cui disegno è quel terribile azzurro a rombi che tutti abbiamo almeno visto.

Alla festa si sta incupendo, quando conosce Liliana (Paola Onofri), ex di Jody anche se Giuliano lo scoprirà più tardi, che gli macchia il maglione nuovo. Lei si offre di mandaglielo in lavanderia e lui la accompagna in quella che crede sia la sua casa, ma che in realtà è la casa di Appignani, un trafficante di Roma (dove è ambientato il film) che usa un negozio di elettrodomestici come copertura. Sulle prime Maurino-Giuliano, che come professione è un rivedibile maestro d’asilo, non riesce a recuperare il suo prezioso maglione, commovente ricordo di un’Italia in cui in casa si stava con il maglione (adesso il nonno ipocondriaco e il nipote che vuole stare in maglietta tengono il riscaldamento a palla, non accettano che d’inverno faccia freddo), poi glielo porta Liliana prima di scomparire e di essere inseguita sia dagli improbabilissimi sgherri di Appignani sia da un’altra banda.

La parte memorabile, davvero da sballo, del film, è la storia di calcioscomesse in cui Liliana e Giuliano si trovano coinvolti. Praticamente a casa di Appignani tale Rodrigues, portiere pseudoportoghese dello Sporting, e tale Milton, attaccante pseudoinglese dei Wolves, si mettono d’accordo per taroccare Sporting-Wolves di Coppa dei Campioni, che si giocherà a Madrid (Ma perché? Sarà la finale?), una farsa messa in piedi da una banda che opera nel Totonero e il cui capo è Jody. Giuliano riesce con un po’ di fortuna a sostituire il finto fotografo che a bordocampo deve fare i segnali a Milton e Rodrigues. E a seconda della posizione del maglione di cashmere sulla valigetta da fotografo i due disonesti calciatori si impegnano o no. Sporting Lisbona e Wolverhampton non hanno querelato… Le scene di calcio sono divertentissime, in un film dichiaratamente di serie B che però coglie alcuni tic e luoghi comuni del tempo.

Tutto è solo un pretesto per lasciare mano libera allo straordinario Di Francesco, unico sottovalutato del gruppo Abatantuono, e tante inquadrature a Paola Onofri, che i più ricordano protagonista in molti programmi televisivi, mentre noi che parliamo alla pancia del paese (ferrarista, quindi) la ricordiamo anche come fidanzata di Ivan Capelli. Tornando a Puro Cashmere, è incredibile come sia rimasto fuori dal circuito della rivalutazione, in cui invece c’è un’altra opera di Biagio Proietti come Chewingum. Forse per questo lo amiamo particolarmente: un film onestamente senza pretese, per vite onestamente senza pretese come le nostre.

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