Giornalismo sportivo del 1982

13 Luglio 2022 di Stefano Olivari

L’iniziativa della Gazzetta e del Corriere dello Sport di allegare lunedì scorso il quotidiano del 12 luglio 1982, quello con la Gazzetta di Gino Palumbo e Gianni De Felice che titolava ‘Campioni del mondo!’ e il Corsport diretto da Giorgio Tosatti ‘Eroici!’, ha fatto scoprire ai giovani come fosse il mitizzato giornalismo sportivo di una volta. Stiamo scherzando: non conosciamo nessuna persona sotto i 40 anni (e poche sopra) che compri un quotidiano cartaceo o la sua replica digitale, quindi nessuno ha potuto fare scoperte. Però quelli come noi, vicini al capolinea, hanno trovato interessante un’iniziativa che ha permesso di fare confronti con ciò che tutti i giorni leggiamo nel 2022.

I quotidiani del 1982, non soltanto quelli sportivi, avevano pochissime pagine nonostante oltre ai commenti dovessero dare anche le notizie, non esistendo internet e nemmeno il Televideo, che dopo una lunga fase sperimentale sarebbe partito nel 1984. Spiegazione semplice e semplicistica: al di là del Mondiale di Bearzot, giustamente celebrato (fra poco infliggeremo anche noi un libro sull’argomento, sia pure di taglio leggermente diverso), i quotidiani sportivi vendevano tantissimo e la pubblicità al loro interno era pochissima, mai decisiva per le sorti del giornale. È ovvio che gli editori preferissero fare giornali con meno pagine, per risparmiare, invece giornali-fiume ma adatti a contenere pubblicità.

Non è vero che il calcio fosse meno importante di oggi, anzi, però la sua stagione era più breve, le sue partite erano meno, e soprattutto il calciomercato, che adesso durerà ancora più di un mese e mezzo, aveva date rigidissime e spazi molto più corti rispetto al 2022. Per fare un esempio concreto: nel 1982 i trasferimenti dei 22 azzurri si dovettero definire prima dell’inizio del Mondiale (dopo cambiò squadra il solo Vierchowod, con una forzatura del regolamento) ed in ogni caso la sessione estiva del calciomercato, quella che valeva per gli stranieri (era la prima stagione del ritorno ai due per squadra), si concluse mercoledì 14 luglio, 3 giorni dopo la finale di Madrid. In altre parole, togliamo il calciomercato ai giornali di oggi e vedremo che come per magia lo spazio per gli altri sport aumenterà.

Essendo stati lettori di giornali sportivi da un po’ prima del 1982 (la nostra collezione di Guerino parte dal 1976), non ci azzarderemmo a dire che i giornalisti di quell’epoca fossero, nella media, migliori di quelli di oggi, come quasi per vezzo autoflagellatorio amano dire anche i giornalisti di oggi. C’erano alcune personalità fortissime e alcuni fenomeni, da Brera a Tosatti, da Giordani a Tommasi, e tanti ottimi professionisti, ma la qualità media di ciò che si leggeva non era troppo diversa. Alcuni corrispondenti locali erano poi al confine dell’analfabetismo, ed in proporzione venivano pagati più dei 12 euro ad articolo di oggi. Certo era diverso il rapporto con gli atleti ed i calciatori in particolare, situazione durata fino ai primi anni Duemila e di cui da ultime ruote del carro abbiamo fatto in tempo a beneficiare.

Un grande punto a favore del giornalismo sportivo di una volta è che veniva fatto per il lettore, non per vendere qualcosa d’altro al lettore. Il prodotto era il giornale e quello si doveva vendere, quindi era d’obbligo una titolazione forte, un opinionismo aggressivo, notizie magari forzate ma possibilmente con un fondamento. Questo è l’aspetto che da lettori davvero rimpiangiamo, ma è logico che se i lettori per motivi in gran parte tecnologici (anche giusti: perché devi spostarti a cavallo se puoi andare in aereo?) sono spariti i soldi vanno cercati da altre parti.

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