Boxe
Flash di una mattina
Stefano Olivari 26/03/2009
Pomeriggi coreani che corrispondevano a tante mattine italiane, vissute facendo la guardia al bidone con l’attenzione fissa su Capodistria e sulle telecronache di Rino Tommasi. Aspettando il giorno dopo su Repubblica (si compravano i giornali in base alle firme e non all’ultimo prosciutto allegato, ma non veniva considerata una scelta snob) i commenti di Mario Fossati, un grandissimo su cui si sta giustamente facendo una tesi di laurea. Per questo Giovanni Parisi ci rimarrà nel cuore al di là delle altre volte in cui da coetanei lo abbiamo incrociato come spettatori di trionfi e delusioni o come banali intervistatori. La squadra azzurra per Seul 1988 è di livello inferiore a quella di Los Angeles ma comunque ambiziosa: Parisi che è il grande favorito per l’oro nei piuma, il sardo Mannai, il crotonese Campanella, Gaudiano, Magi, Mastrodonato e soprattutto la grande speranza dei medi junior Vincenzo Nardiello. Nel primo turno un Parisi debilitato (per rientrare nei 57 chili ha dovuto perdere sei chili in poche settimane) asfalta un pugile di Taipei, poi il fortissimo sovietico Kazaryan e nei quarti passeggia contro l’israeliano Shmuel. In semifinale invece del sudcoreano toccato a Nardiello nei quarti (lo scomposto Park-Si-Hun, al quale regalano la vittoria: l’allora segretario del CONI Pescante che lo abbraccia gridando ‘ladri, ladri’ è una delle immagini memorabili di quella Olimpiade), trova il temibile Achik: non lo fa arrivare al secondo round, ma deve ringraziare anche un metacarpo lussato del marocchino. Finale con il romeno Daniel Dumitrescu, che un anno prima ha vinto il confronto diretto, risolta alla grande (alla Flash, viene da dire) con un gancio sinistro alla prima ripresa, dopo un minuto e quaranta secondi. In prima fila si nota Angelo Dundee, guida tecnica e spirituale di alcuni grandissimi (da Clay-Alì a Ray Sugar Leonard, ancora qualche mese fa era consigliere di Oscar De La Hoya). L’Olimpiade è trasmessa in chiaro anche oggi, ma a mancare dai radar del telespettatore medio del 2009 è una visione completa di quanto accade durante i quattro anni: quanti bambini di famiglie ‘no Sky’ hanno visto una partita di Federer o un’azione di LeBron James? Ma ridurre tutto alla tivù è…riduttivo, esistendo il web e vari altri modi di informarsi: diciamo che alcuni sport si sono venduti meglio o semplicemente erano (sono) più funzionali al controllo sociale: quale demente rovescerebbe cassonetti per un verdetto contro Nardiello? Mentre per la squadra che rappresenta l’onore dei maschi del paese…Oggi sfideremmo un medio lettore della Gazzetta a citare dieci pugili del presente, non necessariamente italiani, convinti di vincere quasi sempre la scommessa. Ci dispiace per la boxe, ci dispiace per Parisi.