Delta Force

23 Gennaio 2024 di Stefano Olivari

Il miglior film con Chuck Norris, fra i suoi tanti davvero ottimi, è senza dubbio Delta Force, rivisto di recente su Prime Video. Forse non il migliore come scene di azione, anche se la moto lanciarazzi rimane di culto, ma il più interessante come riferimenti storici e significati. Dalla scena iniziale che cita la fallita operazione Eagle Claw (quella per liberare gli ostaggi dell’ambasciata americana a Teheran nel 1980), che di fatto pose fine alla presidenza Carter, al dirottamento aereo ispirato a quello del volo TWA Il Cairo-San Diego del 1985 ed anche vagamente a quello di Entebbe, passando per il terrorismo palestinese inquadrato in un contesto non banale.

Il film, uscito nel 1986, è fondato sul carisma di Scott McCoy-Chuck Norris, ufficiale della Delta Force, il famoso corpo speciale dell’esercito statunitense di stanza a Fort Bragg, nel North Carolina (quello che dall’anno scorso causa wokismo si chiama Fort Liberty: se ne parla anche nel prossimo libro di Roberto Gotta per Indiscreto), che raggiunge i suoi commilitoni comandati da un Lee Marvin piuttosto bolso ma pur sempre Lee Marvin. E da lì inizia la missione fra Beirut, Algeri e Tel Aviv, soprattutto Beirut, per salvare gli ostaggi, quasi tutti americani, divisi in vari gruppi. Non roviniamo la visione anticipando la trama, e andiamo al cuore del film.

Profondamente israeliano grazie al genio di Menahem Golan, produttore formidabile senza paura di sporcarsi le mani con i B-Movie ma artefice anche di tantissima Serie A, ed all’occorrenza anche regista (la mano alla guida di Over the Top è la sua). La scena in cui i palestinesi controllano i passaporti americani valutando chi può avere un nome ebreo è angosciante, anche sapendo come andrà a finire (anzi, proprio per questo), ma con grande mestiere questo film di genere evita di ghettizzare i cattivi in uno stereotipo. Anzi soprattutto nella prima parte, quella in cui si spara poco, le motivazioni dei palestinesi sono ben tratteggiate.

Stiamo parlando di un film d’azione, beninteso, dove noi della periferia Ovest vogliamo soltanto vedere Chuck Norris che spacca il culo a tutti. Ma Delta Force ha un suo perché anche al di là della recitazione dell’immenso Chuck e dei mille ammazzamenti, con anche qualcuno della Delta Force che ci lascia le penne, con la proverbiale agonia hollywoodiana (quella che non spetta ad Apache, arabi, giapponesi, russi e tedeschi, di solito), fotografa un contesto storico molto vicino all’attualità. Incredibili i nomi dei comprimari, da Shelley Winters a Martin Balsam fino addirittura ad Hanna Schygulla nella parte della hostess (personaggio reale, pensando alla storia del dirottamento TWA), per un film davvero memorabile.

stefano@indiscreto.net

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