Fattore Kappa

6 Novembre 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal Minnesota, sui laghi della riserva della Terra Bianca dove i nativi americani che votano per la libertà e il buon cibo raccolgono il riso selvatico che rischia l’estinzione per il solito caos degli ecosistemi in questa guerra dove le tigri perdono i denti e i dragoni  si mangiano le foreste. Come mai così lontano nella settimana del riscatto Armani? Per non sentir cantare questi tipi da pomodoro siccagno, per non dover ammettere che il Pedrazzi dell’ultima legione ha davvero centrato il commento sulla sentenza tardiva del caso Siena-Milano, perché se certe dichiarazioni della coppia Scariolo-Proli non sono lesive allora vuol dire che sono vere? Boh, come diceva don Abbondio? Minnesota invece del Brasile per mangiarsi del Licurì perché il viperigno Angelo Costa ci ha fatto venire il nervoso nella sua ultima bellissima rubrica per il Carlino: in poche righe ha fotografato così bene il pianeta basket che non bisognerebbe aggiungere altro e noi, invece, andiamo di sbrodolamento.

Servirlo in fotocopia  al sistema che fibrilla per le lezioni, come suggerimento a chi subentra, farlo meditare a chi salta sui banchi adesso che hanno inventato una sperimentale senza Pianigiani per irrobustire la sagra del 16 dicembre quando a Biella ci sarà il giorno delle presunte stelle. Be’, qualcuna gioca ancora da noi, ma sarà interessante capire anche chi sono questi nuovi azzurri da esibizione,  sapere se alla voce della “patria” risponderanno tutti o ci sarà la solita corsa al medico di base per  avere l’esonero. Tanto l’orco Simone dovrebbe starsene ad Istanbul e allora perché sacrificarsi visto che su Capobianco non c’è la solita luce, forse anche perché, avendo il contratto federale, si era avvicinato alla via romana, dove fanno e disfano, chiedendo se poteva assentarsi per allenare, magari, Avellino dove ancora adesso sembra fra i grandi rimpianti se è vero che ci sono tifosi dei  lupi che vanno in trasferta soltanto per insultare il Valli che non sorride a tutti. Lo facevano anche con Boniciolli prima di  saltare e ballare con la sua coppa Italia, invidiosi pure adesso che gli hanno affidato la nazionale in terra Vinokourov. Attento Matteo a non dare proprio tutto. Anche da noi ci sarebbe bisogno di gente  che va in palestra come in miniera.

Voci lontane, rimorsi vicini. Adesso bisogna pur dire che l’Emporio Armani ha lasciato indietro un giro la nuova Siena. Cinque punti alla fine? Falsi. Lotta fino all’ultimo secondo. Non è vero. Come non è vero? Sì la battaglia c’è stata, ma da una parte, quella di Milano, era l’aria troppo fine della supremazia  sulla montagna degli stambecchi a far giarare la testa più della palla, le palle del plenipotenziario più degli uomini del ricco mercato visto che per le cose serie la rotazione è stata ridotta a 8, dall’altra parte, cioè Siena, erano quintetti disperati da battaglia di El Alamein contro i carri armati. Certo che hanno orgoglio anche questi nuovi  mensanini, ma sono in minoranza dentro una squadra dove Kasun, Kangur, Kemp sono davvero il fattore kappa negativo, dove Brown segna tanto, ma prende anche  a calci, troppe volte, la dignità dei compagni, lasciandoli sconcertati ed immobili a guardare cosa combina lui.

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