Evirazione di massa

7 Giugno 2011 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
La task force di Maroni, il camorrista bookmaker, l’autodistruzione di Balotelli e i mostri che rimarranno nella memoria.
1. Non siamo ancora in estate, ma la task force anti-truffe calcistiche, vagheggiata dal ministro dell’Interno Roberto Maroni in una intervista alla Gazzetta dello Sport, sembra la classica dichiarazione estiva buttata lì per guadagnarsi un facile titolo. L’argomento del momento è il calcioscommesse? E noi diciamo una cosa generica, che possa incontrare la generica approvazione dell’uomo qualunque, quello che al bar dice ‘E’ tutto uno schifo’ mentre esce senza pagare il caffé. Se lo schema fosse lo stesso della tessera del tifoso, che ha fatto diminuire i reati connessi allo stadio ma anche gli spettatori che con la violenza hanno niente a che fare, bisognerebbe proibire del tutto le scommesse. Ma a questo punto anche il web, magari con schermature di tipo cinese. Per la serie ‘L’evirazione di massa farà diminuire il numero di stupri’.
2. Un po’ come per i telespettatori delle partite di cartello della serie A, che a seconda del giornale passano da 2miliardi a 30mila
, le cifre sul mercato delle scommesse sportive in Italia vengono spesso buttate lì a caso. In realtà la parte legale è facilmente quantificabile in poco più di 4 miliardi di euro di raccolta, con un pay-out (la quota che torna indietro ai giocatori sottoforma di vincite) che a seconda delle aziende varia dal 65 all’80%. Solo attraverso stime si può affermare che le scommesse sportive gestite in maniera illegale, con clientela italiana, tocchino una raccolta di 3 miliardi di euro: cifra enorme, anche rapportata al danno per l’Erario. E’ interessante notare che il 30% delle giocate sia sulla serie A e quasi il 10% sulla B. Ecco, secondo voi la A interessa ‘solo’ tre volte più della B? C’è poi anche da dire che non tutto quello che viene gestito in maniera illegale debba per forza corrispondere a partite truccate. Anzi. Il banco, anche il banco camorrista, teme le partite taroccate almeno quanto la Snai. L’interesse a truccare le partite è solo degli scommettitori, per il riciclaggio di denaro con pochi rischi basta e avanza tenere il banco. Il paradosso è alla fine questo: la camorra, al di là delle squadre che gestisce direttamente in LegaPro e dintorni, non ha interesse ad avere una serie A taroccata se non in situazioni specifiche. E anche in questi casi, facciamo l’esempio del campionato 1987-88, spinte dai volumi le quote scendono a livelli tali da rendere molto difficile l’essere sbancati. Non giuriamo sull’onestà di alcun personaggio del calcio, ma quando sentiamo di ‘partite truccate dai bookmaker’ ci ridestiamo dal nostro torpore. Semmai bisogna stare attenti al camorrista-scommettitore, lui sì che può fare grandi cose grazie ai rapporti con i calciatori.
3. A proposito di camorra, la visita a Scampia (del giugno dell’anno scorso) di Mario Balotelli sembra fatta apposta per il solito esercizio di stile sulla pelle di un ragazzo non particolarmente sveglio
ma che ha l’unica colpa di non avere difensori mediatici (quando e se andrà al Milan la musica cambierà: avete notato come nei vari racconti di Atalanta-Pistoiese il nome di Allegri sia scomparso?). Un amico aveva accompagnato Balotelli, già a Napoli per fatti suoi (doveva ritirare un premio) nei luoghi che hanno ispirato Gomorra: sia il libro che il film sono molto piaciuti all’attaccante all’epoca ancora interista, segno comunque di un campo di interessi più vasto del ‘ci aspettano dieci finali’. A Scampia è statisticamente più probabile trovare due camorristi che due suonatori di oboe, Balotelli ha trovato i due camorristi e le inevitabili maradoniane foto ricordo con loro. Poteva risparmiarsele, come tante altre cose, ma accostarlo giornalisticamente (anche come spazi) alle partite truccate è stata una porcheria. Che poi si stia rovinando con le sue mani, ben assistito da Raiola, è ormai chiaro: ma l’autodistruzione non è un crimine, se non contro se stessi.
4. Daniele De Rossi è solo il primo mostro sbattuto in prima pagina (discorso che vale anche per Cannavaro, che sta al polo opposto della nostra stima) visto che ex campioni, calciatori sul viale del tramonto e mestieranti da Lega Pro interessano il giusto alla massa dei lettori-telespettatori. Altri ne seguiranno, essendo i grossi nomi funzionali sia al lavoro degli inquirenti (per visibilità personale e sostegno mediatico ad un’indagine sempre a rischio insabbiamento) che alla difesa degli imputati (il ‘tutti colpevoli’ piace sempre, in ogni campo). Non parliamo poi dei media, che hanno fatto titoli ambigui sul centrocampista della Roma (gli articoli invece erano corretti), pochi giorni dopo le acrobazie per nascondere le richieste dei pm di Napoli (l’unico imputato sembra essere Moggi, mentre i Della Valle sono spariti anche dai sommari). Al momento il nome di De Rossi è stato fatto solo dall’incredibile Paoloni, che forte solo di una conoscenza giovanile ha fatto il suo nome al telefono a uno dei compari per acquisire più credibilità. Un po’ come quando i giornalisti, per sostenere un’invenzione di calciomercato, dicono ‘Moratti mi ha confidato che…’ o ‘Ero a cena con Zamparini.…’ Niente di niente, allo stato attuale. Finora i magistrati hanno ben distinto i fatti o gli accordi telefonici diretti dal millantato credito, attraverso cui si può tirare in ballo chiunque, ma intanto nella testa della gente De Rossi rimarrà per sempre ‘Quello che era coinvolto nell’indagine sul calcioscommesse’. Questo, lo ripetiamo, a prescindere da eventuali colpe del giocatore che in ogni caso al momento non risultano. C’è di più: per la sua situazione personale (l’ex moglie Tamara è figlia di un pregiudicato assassinato qualche anno fa) buttare lì il nome di De Rossi senza grandi riscontri è ancora più vile. Non potendo scrivere la verità su questa situazione, asteniamoci almeno dal buttare lì idiozie per il gusto di fare ‘Romanzo Criminale’ in salsa calcistica. Importante è il discorso di fondo: chi ha truccato le partite, a fini di scommesse o di classifica, ha commesso un illecito, mentre chi è stato citato al telefono da un malfattore non dovrebbe avere l’onere di discolparsi. Tanto meno quando lo stesso procuratore capo di Cremona, Roberto Di Martino, afferma che De Rossi non è coinvolto. Il vero non detto di tutta la vicenda è che in questa estate con pochi campioni in arrivo in Italia alla gente si darà il sangue. Non dei vinti, non dei vintori e forse nemmeno degli scommettitori. Perché non si può scrivere per tre mesi di fila che Aguero e Tevez hanno firmato, soprattutto quando non hanno firmato né mai lo faranno.

stefano@indiscreto.it
(Remix e attualizzazione di articoli scritti per il Guerin Sportivo)

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