Estate per famiglie

14 Agosto 2023 di Oscar Eleni

Oscar Eleni prigioniero nella casa dove il fuoco di sant’Antonio non si guarisce, dove fai fatica a rispondere quando in troppi, insomma i tre o quattro che leggevano questi misfatti, chiedono perché manchi la voglia di scrivere. Colpa del caldo, dell’umidità, con zanzare sempre più maleducate e cibi che sembrano salati o pesanti. Insomma scuse, come quelle per il ritardato augurio al compleanno di Pea, amico per sempre, anche se ci hanno separato amori insani e non parlo della Juventus.

Scrivere tanto per fingersi vivi adesso che stanno per iniziare i Mondiali di atletica e basket, insomma gli amori mai dimenticati, ora che la pallavolo comincia il ballo europeo addirittura dall’arena di Verona dove ci piacerebbe agitare il bastone seduti di fianco a Velasco. Ti svegli ululando, fingendo di capire perché Mancini lascia la Nazionale di calcio che stavano costruendo a sua immagine e somiglianza. Fatti personali, ha detto e fatto scrivere, mentre le lingue intrecciate sussurravano che le diaboliche offerte degli arabi potevano essere il motivo principale che ha scatenato questi fatti come potrebbero spiegare Ronaldo e i legionari dorati che amano il rumore dei petrodollari. Mercenari come tanti, anche quelli rimasti nel calcio dove  si finge, come in troppe chiese, pregando  per avere di più e che i poveracci la smettano d’infamare chi li considera carne da macello, con quei pretacci da strada che davvero si battono per vite migliori. Per quel Saviano grandissimo nel bacio d’addio alla pasionaria Murgia.

La sveglia mettendo in fila le medicine da prendere, sorridendo su certi titoli, su pagine sportive dove lo sport piace soltanto se imbarazza, scandalizza, se prevalgono i fantacampionati, dove scopri che le fatiche di Ganna valgono le eliminazioni di tennisti qualunque in tornei qualunque. Certo fa piacere vedere come la Nazionale, Pozzecco, Petrucci, hanno omaggiato l’ultima partita italiana di Gigi Datome, poeta e navigatore, musicista  e gran cestista, nel giorno in cui ci siamo emozionati per l’argento europeo della Under 16 dove  ha incuriosito la storia del Perez  he da Latina è andato a Bassano dove hanno fatto una bella scuola, magari da visitare con più attenzione.

Non ci è caduta di mano la boccettina con gocce che intossicano, visto che non danno nessun giovamento, leggendo dello scatto di Spalletti, ancora imprigionato dalla vecchia padronanza, per sostituire Mancini, mentre noi non vediamo l’ora di leggere che Jacobs, finalmente, è scattato, anche se il suo ritorno con auto di lusso al Rosi romano, ce lo mostra sui cambi statici. Ma dai. Que viva atletica se ci darà più di 14 finalisti, se sulle ali della gioventù, dai Iapichino, forza Furlani, saltatrice e saltatore in lungo che possono andare lontano, nella speranza che ispirino  Tamberi, i fachiri della marcia, almeno quattro delle staffette che porteremo a Budapest.

Que viva o baskette anche se tutte queste vittorie in premondiale sembrano togliere di torno il sano veleno che di solito ispira i nostri campioni dello sport più dei leccapiedi che rendono piacevole persino governare male. Ci piace la nazionale dei finti bassotti, ma non lo ammetteremo mai prima di vederla nell’arena  asiatica del mondiale, esordio in un palazzo da 55 mila posti che diverrà turbolento quando affronteremo le Filippine.

Benedetti siano quelli della pallavolo dove prevale il pensiero sul pattume mediatico. Sono sempre in marcia, ma già devono schivare gli agguati di chi  vorrebbe trattare Mazzanti come la Milena Bertolini del calcio e come il gentiluomo Nicolato della under 21, per le scelte dell’europeo, ma per fortuna al collega delle donne dorate dà un mano il Fefè De Giorgi che ancora deve spiegare al colto, ma soprattutto all’inclita, come ha  fatto a vincere tanto con la maschile quando gli rinfacciavano di aver lasciato a casa giocatori importanti. Lui dovrà togliersi questa scabbia più avanti.

Pozzecco, Mazzanti, De Giorgi, ma, soprattutto La Torre, che la fortuna sia con voi e che le vostre Nazionali siano davvero “famiglie” dove tutti si aiutano. Negli sport di squadra è fondamentale, nell’atletica qualcosa che si respira nell’aria e che aiuta a correre, lanciare, marciare e saltare meglio.

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