Don Camillo o Peppone?

14 Marzo 2014 di Paolo Morati

Don Camillo Peppone

Mentre martedì sera a Madrid si consumava la disfatta del Milan contro l’Atletico guidato da Simeone Rete 4 mandava in onda l’ennesima replica de Il compagno Don Camillo, quinto e ultimo film della serie ispirata ai racconti di Giovannino Guareschi e interpretata da Fernandel e Gino Cervi. Serie storica che ripropone i duelli tra parroco e sindaco di Brescello trasportandoli dal ‘mondo piccolo ‘di carta a quello cinematografico. Tredici anni per cinque film (il primo del 1952 l’ultimo del 1965) ancora oggi capaci di ipnotizzare lo spettatore mai stanco di tornare indietro in un passato così diverso e lontano, con sequenze di divergenze esplicite e convergenze implicite tra i protagonisti.

Il film, che ha raccolto 1,453 milioni di telespettatori nella sua ultima messa in onda, è ricordato soprattutto per il viaggio in Russia con il famigerato gemellaggio e riporta la lancetta indietro nel tempo rispetto alla storia raccontata nel precedente Don Camillo Monsignore ma non troppo (1,364 milioni, la sera della prima tv de La grande bellezza, dove Fernandel e Cervi apparivano ingrigiti nell’aspetto ma comunque non nello spirito. Con tanto di vittoria al Totocalcio di un certo Pepito Sbazzeguti…). Andando ancora a ritroso, Don Camillo e l’Onorevole Peppone (quello della campagna elettorale, con chiosa finale ancora molto attuale) aveva totalizzato 1.156.000 il 24 febbraio mentre Il ritorno di Don Camillo (secondo capitolo della serie, sostanzialmente un continuum del primo, con la famosa bega con il Cagnola e la piena del Po) 1.825.000 spettatori l’11 febbraio. Infine il primo Don Camillo (dove c’è anche la sfida a calcio) 1.430.000 spettatori il 4 febbraio. Insomma, forti di uno zoccolo duro che ogni volta li rivede con piacere.

In realtà avrebbe dovuto esserci un sesto film, le cui riprese cominciarono nel 1970, poi cancellato per la morte di Fernandel anche se ne fu girata una buona parte. Il titolo, Don Camillo e i giovani d’oggi, fu poi ripreso per quello interpretato da Gastone Moschin e Lionel Stander. Ma la magia senza gli interpreti originali non era la stessa (discorso valido anche per il Don Camillo con Terence Hill, del 1983, troppo moderno). E poi il fatto stesso di fare un film a colori con quelle scene aveva poco senso… la memoria delle storie di Guareschi è infatti in bianco e nero, nel senso di eleganza e semplicità capaci però di evocare con sole poche parole un universo di colori.

E ora non possiamo che lanciare un Di qua o di là difficilissimo, per come i due uomini attorno ai quali ruotano questi racconti abbiamo tratti così simili e comuni pur nelle opposte visioni della vita. Don Camillo o Peppone? L’uomo di chiesa che parla con il crocefisso, lottatore e lancia panche o il sindaco comunista integro (ma non troppo) nella sua fede verso la madre Russia, duro ma disponibile? E soprattutto esistono ancora avversari di questo spessore e dove?

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