Domenica finta

8 Ottobre 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalle isole Flegree, ovviamente località Panza di Ischia, dove avrebbe voluto essere se non ci fosse stata l’appropiazione indebita degli affetti e dei titoli per la visita in città dei Boston Celtics che hanno sempre rappresentato qualcosa di speciale, così lontano dagli specchietti e dalle luminarie dei Lakers, così vicino al basket come lo intendevano Rubini e Sandro Gamba prima, Peterson e Cappellari dopo, difesa, contropiede, orgoglio di essere una squadra dentro una grande società, le radici della passione per Cousy, Russell e Bird, per questo Doc Rivers che non è Auerbach, ma ha quel tocco di umanità che serve per legarsi alle sue squadre anche quando non vincono. Siamo nel periodo della sfrenata appropriazione indebita a loro insaputa e allora sorvoliamo su tutto quello che è stato detto per la visità dei Celtics nella casa della nuova Olimpia stile Proli, ci è bastato fare una seduta di terapia con Rondo e  guardare le stanze del  quinto tempo dove per Milano c’era soltanto Scariolo, lasciando alle pareti il piacere di raccogliere lo stupore di Stern, dei ragazzi in verde, di Petrucci e Meneghin, ma questo è il tempo dell’apparire più che dell’essere per cui accettiamo tutto.

Anche una domenica finta come quella del 7 ottobre 2012 che ha venduto al mondo l’idea di una Milano davvero sportiva che corre al mattino, che fa festa tutto il giorno fino al derby calcistico, come se davvero l’appropriazione indebita recitata dal cartello del Forum “sulla città e la regione dello sport” potesse assolvere chi finge di non vedere che le ciclabili sono un inganno pericoloso, che ristrutturare quello che c’è ha un senso se a farlo fosse gente che non usa frasi fatte, che non ci viene a dire quanto sia bello scoprire l’acqua calda dello sport popolare che non è certo roba per questi eredi del disastro Moratti, intesa come Letizia signora sindaco, non certo il Massimo che se la gode per un derby andato davvero bene perché al Milan devono aver litigato con Giove se proprio tutto gli va così male e basta un errore per  far crollare le creste esageratamente rinforzate con il gel.

Per la verità anche Scariolo sembra amare molto il fissatore per capelli adesso che lo puoi anche riconoscere per gli occhialoni alla Clark Kent, vetri capaci di far diventare balene le alici, specchi sicuramente  da togliere quando verrà il tempo di fare sul serio con lenti a contatto delle partite che ustionano e fanno casistica. Lui è un cuoco che ama il fuoco lento. L’Emporio che gli hanno affidato ha tutto, ma per sapere se nella creatura ci sono anche le cose  che in passato facevano gloria e legge aspettiamo la primavera, meglio, aspetteremo fino alle finali di coppa Italia che si giocheranno al Forum di Assago nella speranza che i prezzi si abbassino, con il sogno che la presenza di almeno tre lombarde su quattro, anche se a Cremona vogliamo dare credito perché Caja non è un gatto da buttare nel fiume, possa riempire il palazzo fuori mano, l’unico che abbiamo per la città. Certo si lamentavano anche quelli che hanno comperato i biglietti per i Celtics, cerissimi davvero, ma era un pezzo raro, unico, certo si lamentano gli abbonati dell’Olimpia anche se la società annuncia il record di tessere vidimate, però se la stagione arriverà tanto avanti forse hanno fatto un affare rispetto a quelli che saliranno sul carro soltanto quando la palla scotterà molto più che in una sfida contro Rondo.

A proposito di pubblico abbiamo notato che per vedere la migliore Roma messa in campo negli ultimi anni, una squadra con dentro qualcosa, diretta bene e in semplicità dal maresciallo Calvani, in una partita importante come  quella contro Cantù, la settimana dopo la vittoria sul campo di Pesaro, non c’erano più di 2200 persone, addirittura meno che per l’esordio in A2 di Trieste vincitrice contro Imola. Domandarsi i motivi della diserzione per una palazzo piccolo, ma comodo, dovrebbe impegnarci in una indagine sui motivi per cui tutta Roma gioca a basket, ha squadre delle serie minori, delle giovanili che fa piacere vedere e applaudire, ma non va a vedere la creatura del Toti infelice.

Tornando alle isole Flegree vi diciamo subito che avremmo voluto esserci per l’edizione “estera” dell’ Happy Hand organizzato dal Willy the Group King, anche perché  i perfidi  figli del pirata Barbarossa, Lorenzaccio e Nick, hanno mandato un messaggio da gelosia: “Beato te che te ne stai con Scariolo mentre a noi toccano Bianchini e Bucci”. Bastardi dentro come direbbe il regista  del Delitto dei Cuochi girato proprio alle Terme dove andava anche Michelangelo, dove Billy Wilder ha scatenato un grande Jack Lemmon nel cult dal titolo che deve ricordarci e ricordare a chi si diverte con l’appropriazione indebita che qualcosa deve eessere accaduto il giorno che si sono incontrati i padri e le madri di questo basket.

Proprio Bianchini ci avrebbe  spiegato il mistero Roma, mentre all’Albertone Bucci conducator  delle nostre nazionali veterani, finalmente premiate e citate anche in consiglio federale, avremmo chiesto se Bologna tornerà mai all’età dell’oro perché  fa rabbia che il più creativo dei dirigenti, il Sabatini che fa le nozze con i fichi che trova, anche quelli secchi come certe tasche, non possa prendere lo slancio. Comunque sia ci sarebbe anche da decrittare l’ultimo proclama nel Sabba che ha portato Milano alla sconfitta: ” Se non dovesse vincere la Virtus questo campionato mi auguro che lo scudetto possa andare all’Olimpia di Livio Proli eccellente dirigente”. Accidenti, direbbe Minucci dal Texas, basta andarsene due giorni e puntare su Cleveland e  quelli sono già pronti a brindare sulla caduta di Siena. Presto. Troppo presto per credere a tutto. Nei cantieri se non ci sono misure di sicurezza adeguate garantite da buone strutture societarie si può cadere dalle impalacature e farsi anche male.

Dicevamo di Ischia e della lettera di Gianni Petrucci, presidente del Coni, ma da gennaio ancora numero uno del nostro basket che, speriamo, sia anche il suo, al presidente del WTKG, il Sani che si è commosso per questo messaggio di un grande dirigente che lo conosceva quando ancora  il giornalismo sportivo non era stato triturato fra Milano-Firenze e Bologna dalle illuminazioni barbare, quando ci si divertiva a soffrire, quando ancora c’era la Fortitudo, quando con la Nazionale si andava ovunque, anche a rischio di veder saltare matrimoni per baci rubati e trasmessi in diretta come è capitato a qualche inviato poco accorto. Adesso le dirette TV le piazzano all’ora del pasticcino, in concomitanza, magari, con un derby come quello di Milano, e allora si può stare tranquilli, mentre i mentanini in azione diranno “Visto? Con il basket si fanno share pidocchiosi”. Nella lettera c’è affetto, ma anche un impegno sociale vero per rimarcare, come dice Petrucci, che lo sport è il grande traino, il mezzo per superare  le diversità come dimostrato dalle settimane di Londra fra Olimpiadi e Paralimpiadi, sfruttato come collante per favorire i rapporti e far crescere il livello qualitativo e contenutistico della nostra società. Il Pres si augura che l’esperienza ischitana abbia un seguito, perché già aveva trovato straordinarie le seimila presenze per l’edizione bolognese, tutti amanti  schierati per lo sport e la solidarietà. Ora speriamo che gli organizzatori facciano anche sapere alla gente quante porte chiuse hanno trovato, quanti burocrati hanno cercato di salire sul carro al punto da spingerli a chiedere ospitalità alla federazione disabili di San Marino, quanti treni erano stati promessi e quanti ne hanno avuti davvero. Perché nel viaggio verso Ischia, come quello dentro la Milano da sbafare, è stato facile capire come agiscono e interagiscono i professionisti dell’appropriazione indebita. Prima che il campionato ritrovi tutte le protagoniste in città, Siena rientra da Cleveland, prima che parta l’eurolega del giovedì- venerdì, tutta in casa per le tre italiane, vediamo come valutare la settimana che abbiamo passato, dando voti a perdere per chi ha voglia di leggere.

10 Al PIANIGIANI perfido che battendo  Boston nel Topkapi di Istanbul ha fatto sapere  come  certe cose non si inventano perché devi lavorarci sopra davvero: come ha fatto a Siena, come è accaduto con una Nazionale dal profilo basso che adesso sembra interessare anche il Bargnani che certo ha compreso come il marketing migliori mischiando NBA e Azzurra, come di certo è avvenuto con il nuovo Fenerbahce che comunque lo farà soffrire, anche perché lo attendono al varco i giovani  turchi sul Bosforo e quelli che ha lasciato in Italia senza lo straccio di un trofeo, quelli che vincevano premi perché lui veniva considerato sempre fuori concorso.

9 Al POPOVICH re di San Antonio che ha accolto Luca Banchi e Siena con due bottiglie di Montalcino. La gente pensa che i grandi allenatori siano tali perché sanno creare schemi sul campo adatti agli uomini che hanno, ma non si rendono conto che, da sempre, la verà grandezza sta nel capire la gente che devi condurre, nello stile  che dimostri quando incontri chi viene da pianeti diversi.

8 Al CALVANI che allena Roma perché se gli avessero dato due pedine in più forse avrebbe davvero fermato una grande come Cantù, anche se  lui si accotenta del poco e lo fa rendere al massimo.

7 A Valter SCAVOLINI che non ha abbandonato la sua amata Victoria Libertas, dimostrando ai quaqquaraqua che brindavano alla sua mensa, fingendo di essere come lui, che non bastano le chiacchere e le società si tengono in vita se ci credi davvero, anche sapendo che ci rimetterai tantissimo.

6 A MAZZON e SACRIPANTI perché dopo l’esordio pensavamo davvero che Venezia e Caserta fossero già nei guai. Questione di fede.

5  Alla NBA che ci ha fornito il pastone  allungato con  il brodo dei minuti di sospensione pro televisione, pro venditori di pop e anche di corn, di salsicce e bibite con zero zucchero per fingere di essere a dieta. Troppo davvero, ma, per la verità anche nel campionato italiano la lunghezza delle partite è aumentata. Troppo per reggere la rabbia delle redazioni quando si trovano il basket notturno.

4 A ROMA (2200 presenti) e Napoli in A2 (900 paganti) perché  la prima sembra non capire gli sforzi di una società che si crede grande, e la seconda contraddice il premio NBA dato per la grande affluenza al tre contro tre che ha fatto invitare il sindaco De Magistris alla festa milanese coi Celtics.

3 Alla GIUSTIZIA FEDERALE che ancora ci  tiene in ballo con il combattimento fra galli milanesi e istrici senesi. Si doveva e si poteva risolvere tutto molto prima, evitando che i  finti martiri sfruttino i verdetti per prendersi qualche vantaggio.

2 Alla DISOCCUPAZIONE del Mancinelli che dovrebbe giocare, dovrebbe allenarsi e non pensare ad altro. Resta pur sempre il capitano di Azzurra anche se tenera.

1 A TARANTO avvelenata che ha visto derubare anche la sua squadra campione d’Italia nel basket femminile, anche se la sconfitta netta contro Schio nella supercoppa ci fa sapere che almeno in Veneto hanno difeso la diga sbriciolata a Como e Sesto San Giovanni,  castelli dove si custodivano coppe e scudetti, un po’ come la Torino Fiat di Korwin e Arrigoni scomparsa nel tempo. Quando comincia l’inquinamento ne soffrono tutte le generazioni. Per anni.

0 Alla CASA DELLA GLORIA nostrana che non esiste ancora, alla commissione che ci costringe a votare perché siamo sicuri che Bertini e Bariviera dovrebbero entrare insieme nella casa dei fantasmi d’oro, così come gli arbitri Baldini e Cazzaro.

Oscar Eleni, 8 ottobre 2012

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