Demone a spicchi

22 Maggio 2008 di Stefano Olivari

Oscar Eleni dalla galleria che dalla chiesa milanese di San Marco porta verso il Castello Sforzesco tenendo in mano l’ultimo ritrovato della cucina cinese per occidentali che non sanno mangiarla: pelle croccante di maialino, ciambelle fritte ripiene di carne suina e gamberetti, testa di carpa affumicata. Avanzando nel buio verso le semifinali che sembrano già scritte se davvero nessuno fiata più davanti a qualsiasi nefandezza, tipo i falli terminali in certe partite che adesso passano sotto la definizione intervento di gioco, lasciando libertà discrezionale soltanto a chi, come Facchini, considera necessario far squittire chi lo considera un duro che dura, uno che può decidere le partite appena iniziate, anche se, magari, sbaglia bersaglio. Vedrete che si aggiorneranno e andranno a colpire dove fa veramente male, ma pazienza come dice l’amico confuciano: quandol’apparizione di un demone non ti sgomenta più, il demone se ne andrà. Probabilmente è vero, ma quando se ne andrà?
Preso da mania persecutoria in mezzo alla foresta dei play off, scoprendo che la gente non legge volentieri i pensieri liberi, ma se la gode un mondo ascoltando chi s’illumina di piccole cose, spacciandole per immense, come succede in quel distributore di biglietti ferroviari fuori uso che, secondo la scoperta della polizia, sapendolo usare, regala la bustina premio con neve bianca, insomma in questa depressione che non va via, meglio accorciare e dare pagelle tanto per fingere di esistere come capita al povero Joe Pace, croce e delizia del popolo pesarese che ora ha l’obbligo di aiutarlo, finito all’ospizio, abbandonato, disperato, come capita a tanti quando si rendono conto che stanno abbaiando alla luna e non hanno neppure il chip di riconoscimento.
Voti a perdere, voti nel mare, voti della speranza in attesa che Milano trovi in Armani il suo Magnifico, che Bologna scopra finalmente di avere qualcuno capace di scatenare la vena creativa di Sabatini che è davvero l’unico proprietario che non può pagare un manager, perché in lui ci sono tutti i ruoli possibili per mandare avanti una società, certo gli servirebbe la tranquillità delle spalle forti sul piano economico per migliorare il prodotto anche adesso che ha scoperto di avere avuto il pubblico più numeroso nella stagione dove dalla finale scudetto è passato alla lotta per non retrocede. Aspettare che la Fortitudo completi il suo organico prima di capire se hanno qualcosa in tasca per tutto il resto, attendere che Enzino Lefebre metta in movimento la nuova macchina verde che ha ritrovato la passione, gli uomini cresciuti in casa, che ha bisogno di silenzio in attesa di scoprire se la quarantena è finita. Aspettare sentendo cosa pensa Bulleri ancora in sospeso fra la Virtus che non smania per lui e la Milano che non è andata poi così male senza di lui. Mettersi sul sentiero per capire cosa intendono fare a Varese oltre a perdere tanto tempo. Ascoltare la campana del fiume prima di incontrare chi vorrebbe dirci tutta la verità sulla nuova Lega. Danzare fra le ore della notte tremando all’idea che si ripresentino al via certi personaggi, adesso che qualche bilancio non sembra così candido.
Pagelle caro amico. Hai già allungato il brodo e la gente si è fermata al primo tabaccaio per comprare il gratta e fai sparire dal video:
10 Ad Alessandro FINELLI di Montegranaro per come ha gestito una stagione delicata, importante per la crescita di giovani talenti, per come si è battuto facendo dimenticare falsi idoli, portando Vitali verso la maturità che ancora non ha raggiunto, ma che è molto vicina.
9 A Luca DALMONTE per non aver spedito telegrammi a chi gli aveva tagliato le gambette convinto che non avrebbe fatto bene in nessun altro posto. Ha resistito, ha scommesso, ha vinto, è stato così bravo da portare la corazzata romana nelle secche del Cantuki.
8 Alla BOLOGNA del basket che resiste anche alle stagioni balorde, che non si vanta di avere comunque in pista allenatori, giocatori, dirigenti nati nella sua scuola, cresciuti con i sapori forti di via delle erbe. Se avevamo paura che la crisi di risultati ci rubasse la Mecca siamo stati smentiti, mentre i giornali “ nazionali” sbuffano cercando poche righe per notturne indigeste, sulle pagine locali bolognesi il basket tira forte, tira come prima.
7 A Luca LECHTHALER che ha fatto sapere di voler restare nella culla di Montegranaro dove è cresciuto come uomo e come giocatore. Non deludetelo, lasciatelo crescere.
6 A Carlo RECALCATI che sa davvero usare bene la sua arte per far sentire in colpa una federazione che se pensava di averlo preso per la gola si è sbagliata davvero. Micione Charlie è tipo che sa trovare energie mentali per andare dovunque e non è un caso che qualcosa accada appena decide che si è stancato di certe situazioni fasulle.
5 Agli AGENTI che vanno in giro a raccontare chi starebbe parlando con loro in nome di Armani e tacciono invece quando a chiedere qualcosa sarebbero gli uomini del Corbelli salvatore mitico della Milano trovata senza tabelloni pubblicitari e con le coppe tutte impolverate. Certo è più facile farsi belli con chi ama il bello piuttosto che con quelli che ancora pensano di poter raccontare verità in finte cornici.
4 A Bruno ARRIGONI per non aver neppure aperto bocca dopo aver letto l’esito sulle votazioni per il manager dell’anno. Insomma gli piace questo profilo basso, ma dovrebbe almeno farci sentire in colpa perché se non si premia uno come lui allora diteci cosa si dovrebbe fare di più per essere stimati in questo diabolico basket? Certo non mancano esempi prima di lui, gente che lavorava soltanto per la società, non la vedevi quasi mai nelle foto di gruppo, era gente vera, ma ingombrante perché aveva una dignità. E’ successo in Lega, è accaduto in grandi club.
3 Alla LEGA che si gode le nuove finestre sul mercato, che gongola pensando al jolly da giocare come se il basket senza frontiere fosse davvero una sala di compensazione dove chi lavora meno può avere i massimi vantaggi.
2 A NAPOLI disperata che dovendo occuparsi dell’immondizia non fa una piega per la crisi della sua squadra di basket. Impossibile chiedere aiuto a qualcuno, anche se Maione spera sempre.
1 A Marco ATRIPALDI che tentenna in mezzo a grandi correnti. Biella è la sua culla, il suo mondo. Inutile illudersi di poter lavorare alla stessa maniera in altri posti dove non amano o le personalità forti o quelli che sono forti perché sanno sempre cosa dire, cosa fare e con chi mangiare.
0 Al gigante FACCHINI, il migliore dei nostri arbitri, perché siamo sicuri che tutti cercheranno di imitarlo senza averne il talento, che tutti avranno paura dei suoi falli tecnici, che tutti resteranno a bocca aperta davanti a certi contatti non fischiati e a certe carezze sancite con il massimo della pena. China scivolosa quella arbitrale e non basterà il replay all’istante per salvare la capra con i suoi cavoli adesso che sanno tutti chi dirige le operazioni.

Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it

Share this article