Cinesi da non bombardare

9 Giugno 2011 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
L’agronomo per la Supercoppa, il marketing dell’onestà, il fatturato con la Juventus, la ribalta del magistrato, il dodicesimo uomo in campo e l’unicità di Ronaldo.
1. Onore alle dittature, basta che paghino. E’ questa l’unica vera filosofia del calcio italiano, che dopo l’indimenticabile Supercoppa a Tripoli (2002, Juventus-Parma) si è piegato di nuovo ai voleri di una Cina che pretendeva che i patti venissero rispettati e che la Supercoppa italiana 2011 si disputasse a Pechino il 6 agosto due anni dopo avere ospitato Inter-Lazio. Qualche giorno fa Milan e Inter hanno appreso dell’esistenza della Coppa America e hanno messo in circolo (mediatico) l’intenzione di annullare tutto e di giocare il 21 agosto a San Siro, per permettere vacanze adeguate ai sudamericani ma anche per non togliere ai propri tifosi un derby attesissimo. Niente da fare, gli organizzatori avevano già messo in campo soldi veri oltre ai quasi 3 milioni e mezzo per le due squadre: Milan-Inter si giocherà quindi a Pechino il 6 agosto. Il solito Made in Italy a supporto di regimi autoritari, considerati una grande opportunità di sviluppo almeno fino a quando non li si bombarda. Diciamo però che aerei italiani a bombardare Pechino sono improbabili, quindi andiamo con il derby in Asia. Mentre si scaldano i polpastrelli i cantori dei ‘nuovi mercati’, pieni di opportunità: di solito si tratta di pagare meno gli operai, ma forse stiamo banalizzando concetti troppo elevati per noi. Meno male che si può almeno ridere, visto che grazie a questa prodezza intercontinentale siamo venuti a sapere dell’esistenza di un agronomo della Lega (!!!), che andrà in Cina a fare da consulente per il campo. I cinesi asseriscono di avere inventato tutto, un po’ come gli italiani (sempre nel Medio Evo, sono passati più di cinque secoli) ma evidentemente non l’erba.
2. Il calcioscommesse partito da Cremona è diventato dopo una settimana la solita inchiesta all’italiana, con fatti e personaggi che saltano fuori giorno per giorno. Ancora presto per fare previsioni sul futuro di singoli tesserati e di intere squadre, quindi, mentre il quadro generale è già chiaro. Un quadro di furbizia e di rapporti interpersonali strani, per truccare lo spettacolo alle spalle del popolo bue: poi ci si chiede come mai i grandi investitori (eufemismo per dire ‘spenditori’) stranieri preferiscano la Premier League, che non è un mondo lontano dalle scommesse (anzi) ma che almeno ha una parvenza di onestà. E sembrare onesti, in ottica di marketing, è più importante che esserlo. Non sono un caso le voci su ripensamenti della cordata americana che fra un mese dovrebbe perfezionare l’acquisto della Roma. Si tratta probabilmente di un mezzuccio per risparmiare qualche milione, ma un Bolton qualunque avrebbe offerto più certezze.
3. Inutile mentire a voi ma anche a noi stessi: per tutta l’estate scriveremo di calcioscommesse, che è comunque sempre meglio che inventarsi l’arrivo di fenomeni (partiti da Aguero siamo arrivati a Mario Gomez, magari domani sarà il turno di Beppe Signori) per illudere i tifosi della Juventus: che sono tanti e quindi da tenersi buoni, non è che si possa fare fatturato con il Benevento
. Comunque non è di sicuro credibile che un portiere di LegaPro godesse delle confidenze dei giocatori di A, al di là del fatto che riuscisse a vendersi come ‘bene informato’ presso il dentista della situazione. O l’inchiesta fa un salto di qualità, con intercettazioni dirette di calciatori ‘veri’ in attività (per dire, non ce n’è una sola, al momento, in cui sia Doni a parlare) che però dovrebbero già essere state fatte, oppure rimarremo nella vaghezza più assoluta buttando nella fornace del web nomi e partite tanto per produrre un po’ di fango. Tutte le partite con tanti gol sono diventate sospette, anche senza scostamenti significativi rispetto ai volumi medi di scommesse. Senza il pentito, quello che non è mai esistito davvero né nel calcio né nella ndrangheta, rimarremo a questo stadio. Tanto a fine agosto si ricomincia.
4. Chiunque segua il calcio ha la sensazione che metà delle partite da marzo in poi sia sospetto, ma lo dice al bar. Al limite lo scrive sui giornali o lo dice in qualche televisione locale, che del bar è una replica abbastanza fedele. Non si può però fare come il procuratore Di Martino, che ha affermato di avere ”la sensazione che ci siano gare truccate in serie A. Non c’entrano tanto le scommesse, sono accordi presi dalle società per loro convenienza. Ripeto, è solo una sensazione, per ora non ho le prove”. Ecco, lo scandalo nello scandalo è che un magistrato parli in questo modo. Così facendo Di Martino ha dato l’impressione di essere il solito magistrato di provincia che perde la testa per la notorietà appena vede venti telecamere invece del solito rassegnato corrispondente di 25 giornali diversi. Non c’è dubbio che qualsiasi indagine vada sostenuta mediaticamente, con il metodo ‘un nome oggi, un altro domani’, ma fare accuse così generiche significa mettere sullo stesso piano gli onesti e i disonesti. Essere citati da un delinquente in una conversazione è diverso dall’essere un delinquente, almeno per la giustizia ordinaria. Quella sportiva ha invece altri binari, anche se con Calciopoli l’asticella è stata alzata. Il fatto che Milan, Lazio e Fiorentina non siano andate in B nonostante dirigenti condannati con sentenza (sportiva) definitiva rende abbastanza difficile far retrocedere una squadra perché un suo calciatore è stato citato da terzi in una telefonata: a meno che un centrocampista abbia più potere decisionale di un amministratore delegato.
5. Fra le mille partite citate nelle intercettazioni c’è Napoli-Parma del 2009-10, che offre uno spaccato perfetto dell’ambiente che circonda la maggior parte dei club. Anche di quelli ambiziosi, che pagano gli stipendi con puntualità.
Il problema non è che a bordocampo al San Paolo ci fosse il parente di un boss, fra l’altro al momento nemmeno ricercato, ma che a bordo campo al San Paolo e in almeno metà dei campi della serie A ci sia di tutto. Nella maggior parte dei casi amici degli amici che vogliono vivere la partita a pochi metri di distanza, in altri ultras o personaggi poco raccomandabili che hanno con i calciatori e i club rapporti di vicinanza e di affari. Basta vedere in quanti esultano dopo un gol della squadra di casa, fra finti fotografi e gente che nemmeno finge di avere un ruolo mentre il tifoso medio deve essere Mark Zuckerberg per riuscire a entrare in certi siti e a prestare la sua tessera a un amico. Stando ai calciatori delle squadre ospiti in questo senso il peggior campo della serie A, quello dove tutti vanno malvolentieri, non è Napoli ma Catania. Fra minacce, più o meno velate di chi è a un metro dalle panchine, e quantità di persone senza un’attività chiara da svolgere. A nostra richiesta, un popolare portiere si è rifiutato di metterci la faccia e denunciare la situazione: ”L’anno prossimo purtroppo ci devo tornare”. Ecco, in questo caso club, federazione e Lega non devono aspettare gli atti. Potrebbero rimediare fin da domani, se volessero.
6. L’addio al calcio di Ronaldo, dato contro la Romania, è stato abbastanza penoso e ingiusto per quello che Ronaldo ha rappresentato nel mondo.
Va detto che nessuno l’ha costretto a quel quarto d’ora, in cui i compagni hanno tentato in tutti i modi di farlo segnare mentre tutti i rumeni tranne il portiere si scansavano: per fortuna di lui rimarranno i gol e la sensazione di immortalità che al suo meglio è riuscito a dare. Scatti come i suoi si vedranno magari su una pista di atletica, ma non più su un campo da calcio: da sottolineare che i test in og

nuna delle squadre in cui ha giocato evidenziavano che andava più veloce con la palla fra i piedi che senza…Al contrario di molti campioni non ha la minima intenzione di allenare, quanto al mitico ‘rimanere nell’ambiente’ nel suo caso sarà limitato all’essere uomo immagine di se stesso o ambasciatore (pay o free, a seconda della causa) di qualche cosa. Nel mondo del calcio ha sempre avuto pochi amici, anche fra i compagni e anche in Brasile. Un alieno in un mondo di trucchetti, compromessi e ruffiani che baciano, magari anche solo metaforicamente, la maglia. La sua grandezza sta anche in questo. Senza maglia e senza bandiera, di tutti. Alla Baggio, paragone facile ma non per questo meno vero.

stefano@indiscreto.it
(Remix e attualizzazione di articoli scritti nei giorni scorsi per il Guerin Sportivo)

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