Ci divertiamo in novantasei

24 Aprile 2009 di Stefano Olivari

Abbiamo parlato qualche post fa di Red Bull più Aulin, uno dei tanti doping empirici applicati sui campi di calcetto per scoppiati. Come per i professionisti, ha detto Davide Cassani ”Non si ammette di aver preso qualcosa nemmeno con se stessi”. Conoscevamo persone che nei mai abbastanza rimpianti anni Ottanta studiando sotto effetto del Plegine (anfetamine) riuscivano a poi a recitare i Sepolcri a memoria, salvo poi dimenticarli il giorno dopo. Tutto questo ci è venuto in mente leggendo i dati della commissione ministeriale di vigilanza antidoping che sono stati anticipati ad un convegno delle Acli (come si sa, noi siamo invece per i Templari): su 860 controlli doping effettuati nel 2008, il 3,9% di atleti dilettanti è positivo mentre tra gli atleti professionisti la percentuale è intorno all’1%. Ciclismo, body building e boxe gli sport più ‘positivi’ (quando si dice la sorpresa). Al di là del fatto che i professionisti siano solo seguiti da medici più aggiornati (ed il Carrozzieri di turno è più probabile che venga tradito dalla coca che dal doping vero) e che quindi la statistica sia poco credibile, rimane il fatto che 4 dilettanti dopati su 100 siano in fondo pochi. Vuole dire che di quei 100 ce ne sono 96 che si divertono o che comunque non sono fanatici, ci sembra una bella notizia. Come ci disse una volta a cena Roberto Scarnecchia, all’epoca docente in un corso motivazionale (!!!), bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno.

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