Certezza di santità

30 Ottobre 2007 di Stefano Olivari

A differenza della nostra federazione che confonde la presunzione d’innocenza con la certezza che gli italiani siano tutti santi (crediamo che sia così, ma sarebbe meglio controllare) e si prepara ad offrire gratis l’avvocato, quella francese dichiara lotta dura contro il dilagante scandalo dei match truccati. Christian Bimes, numero uno di una federazione che forse qualcosa ha prodotto in questi anni, ha detto che il problema è serio, e quindi si passa alle vie di fatto: “Ho saputo che ci sono stati tentativi anche in un torneo del Grande Slam. È un male temibile che può toccare tutto il tennis mondiale, occorre dunque essere molto attenti e rigorosi. Auspico che ci sia la stessa severità usata per il doping”. Così, ecco che subito sono state prese le prime misure per il Roland Garros: “Ci si e’ organizzati a tre livelli per seguire le scommesse che ci sembrano irregolari – ha detto Jean-Francoise Vilotte, direttore generale della federazione -, vogliamo avere una buona conoscenza dei volumi delle scommesse, degli incontri che sono oggetto di puntate. È un’informazione che raccogliamo grazie a una partnership con la rete delle lotterie europee e dell’Atp. E noi stessi abbiamo organizzato un sistema di vigilanza informatica. In secondo luogo, tutti gli incontri sono registrati ed analizzati. Infine, quando si hanno queste due informazioni, occorre passare la mano al servizio ufficiale di polizia, il solo ad essere capace di mettere in atto un certo numero di dispositivi d’indagine”.
Applaudendo l’iniziativa di chi ha in mano una fortuna e ci tiene a che resti pulita, bisogna ora segnalare la nuova serie di “confessioni” che ormai escono alla spicciolata. L’ultima della serie arriva dal brasiliano Saretta (nella foto) che ha fatto sapere di essere stato avvicinato durante il Roland Garros del 2006 da un tizio che gli ha offerto 100.000 dollari per perdere contro Starace. Saretta (naturalmente, no?) ha rifiutato e ha anche vinto il match. Cosa che però non cancella la nostra curiosità e ci obbliga a fare qualche domanda:
1) Tutti questi tennisti che improvvisamente voglio farci sapere quanto sono onesti, perché non hanno parlato subito? 2) Se così onesti magari non sono, di quanti giocatori non possiamo più fidarci? 3) Il continuo coinvolgimento di italiani (il nome di Starace non è la prima volta che salta fuori) è un tentativo di trovare il colpevole su cui scaricare le colpe? Davydenko ha parlato di mafia italiana, Eschauer ha detto che il giro di scommesse lo organizzano i nostri con i russi. Solo fango? 4) E anche fosse davvero soltanto fango, perché nessuno ha voglia di accertarsene? 5) E soprattutto: continuando così, non è che il tennis – come credibilità – rischia di fare la fine del ciclismo?
Domande che giriamo anche ai lettori della Settimana Sportiva. Sperando che qualcuno abbia delle risposte confortanti.

Marco Lombardo
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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