Turborovescio
Cento per cento Schiavone
Stefano Olivari 17/07/2007
RACCHETTATE – Ci risvegliamo a metà luglio con un Roger Federer sempre più re di Wimbledon e un Pete Sampras che entra nella Hall of Fame. La disputa su chi sia davvero il più grande è sempre aperta, anche se probabilmente solo a fine carriera di Roger si potrà fare un bilancio vero. Per molti comunque è probabile che il record degli Slam di Pete venga battuto, anche se il dubbio sul fatto che Federer abbia scollinato la fase migliore della sua carriera resta. Intendiamoci: un Federer anche in fase calante è ancora più grande di un Nadal in fase crescente, resta da sapere quando le due curve si toccheranno. Intanto ci teniamo un numero uno così, talento e signorilità. E nelle lacrime che sgorgano dagli occhi di Sampras nell’accettare il posto nell’Arca della gloria facciamo scorrere un po’ della nostra nostalgia.
TRIONFO – La semifinale di Fed Cup contro la Francia ha dato per una volta ragione a chi cerca di eccitare le folle con i trionfi della Davis femminile. Effettivamente è stata una grande sfida, ancor di più perché la strana regola di far decidere tutto dal doppio è risultata essere – questa volta – vincente. Insomma, le ragazze del tennis hanno fatto quello che da tempo si chiede agli uomini: hanno tirato fuori – loro sì – gli attributi senza perdersi in polemiche interne, anche quando hanno un fondamento. A proposito della sfida con il Lussemburgo ad esempio Potito Starace ha fatto sapere di non aver gradito il premesso dato a Volandri di continuare tranquillamente la stagione sul rosso: “Anch’io ho perso un torneo per giocare la Davis, ma quando la Nazionale chiama si va e basta”. La spiegazione di Barazzutti è stata che Filippo “deve continuare la crescita tecnica messa in evidenza dall’inizio della stagione”. Dire più semplicemente che Volandri non voleva giocare sul sintetico non era meglio?
ERBA VUOL DIRE FIDUCIA – Nel frattempo a Gstaad Andreas Seppi è finalmente ricomparso ad alti livelli sfiorando addirittura di vincere il torneo. Il 7-5 al terzo con il quale ha perso la finale contro Mathieu racconta di una nuova crescita tecnica e soprattutto mentale del ragazzo di Caldaro. La sua spiegazione è semplice: “Spesso in campo cominciavo a farmi troppe domande e non riuscivo ad andare avanti. Ho ritrovato fiducia sull’erba di Wimbledon e ora mi sento meglio anche sulla terra rossa”. Almeno lui l’ha capito.
LEONESSA – A Castellaneta Marina, comunque, è tornata la Leonessa e noi che abbiamo sempre pensato che, tecnicamente, Francesca Schiavone valesse le prime dieci del mondo non possiamo che essere contenti. Il problema è, però, che il tennis si gioca su con le braccia ma soprattutto con la testa. E la testa Francesca sul campo la usa a tratti: sabato e domenica per fortuna è rimasta concentrata, ha giocato un tennis incredibile e alla fine ha detto che il merito è tutto del suo allenatore e del suo fisioterapista. Il giorno che si convincerà che, invece, è tutto merito suo Francesca probabilmente entrerà davvero nelle top ten.
MICROFONO SPENTO – Passare dai sei campi interattivi di Wimbledon alla telecronaca surreale di RaiSport è come vedere la finale di Champions League e poi – il giorno dopo – andare assistere ad una partita di beach soccer. Insomma: il collega Pino Cerboni, sicuramente stimatissimo, il tennis su Sky probabilmente non l’ha mai visto e forse non l’ha visto neppure dal vivo. Fantasticamente grottesco è stato il momento in cui si è lamentato in diretta del fatto che l’arbitro chiedesse di spegnere la suoneria dei cellulari: “E’ una fiscalità che non si riscontra in altri tornei: mi sembra eccessivo chiedere al pubblico di spegnere i telefonini”. Forse Cerboni non sa che dà fastidio ai giocatori. E diciamo la verità: il dubbio è che a suonare sia stato il suo…
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it