Campana e i caricaturisti

29 Aprile 2011 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Sergio Campana non è morto, ma il suo addio all’Associazione Italiana Calciatori da lui (e da altri giocatori pensanti come Rivera, Bulgarelli, Losi, De Sisti e Mazzola) fondata nel 1968 inevitabilmente ispira articoli con tendenza coccodrillo. Proviamo quindi a fare un bilancio della sua parabola evitando il sentimentalismo e il fantozzismo (per l’AIC abbiamo anche lavorato, nel secolo scorso), consapevoli del fatto che con Damiano Tommasi il livello etico del sindacato non scenderà. In 43 anni di AIC 3 sono fra le tante le conquiste da mettere secondo noi nella colonna dell’attivo, uscendo dal sindacalese: a) La firma consensuale (fino al 1978 un giocatore poteva essere spedito da una squadra all’altra anche contro la sua volontà); b) L’abolizione del vincolo, partita gradualmente all’inizio degli anni Ottanta e approdata ai parametri per essere poi superata nel 1995 dalla sentenza Bosman; c) La contrattazione collettiva, che non penalizza i campioni ma ha trascinato la classe media verso qualche certezza in più (mentre i giornalisti dalla risata facile esaltavano i contratti in bianco o scritti su un pezzo di carta igienica, quando non direttamente la stretta di mano).
Al passivo metteremmo soprattutto omissioni:
a) Campana mai si è davvero battuto per la libertà di opinione dei calciatori o per una loro ‘adulta’ gestione del tempo libero: come se un impiegato che lavora male fosse ‘normalmente’ costretto ad andare una settimana in ritiro o a subire lezioni di vita da delinquenti; b) la mancata visione di fondo riguardo ai campionati, tifando per allargamenti scriteriati e per ripescaggi a raffica anche in caso di fallimenti (da quest’anno Macalli cambierà rotta, almeno a parole): il tutto unito al coinvoligimenti nel sindacato dei giocatori di serie D, con tutte le ambiguità del caso; c) La poca durezza nei confronti di realtà di serie C (ora LegaPro), ma anche di serie maggiori, in caso di mancato pagamento degli stipendi: Campana ha sempre preferito l’esistenza di società cialtrone alla diminuzione delle società stesse.
In definitiva, un uomo che ha reso il calcio più civile di altri settori dell’economia italiana e che merita di essere ringraziato
non solo dai tanti giocatori che hanno evitato di essere truffati a causa di ingenuità o ignoranza. E adesso? Chiunque sia il suo successore, Tommasi (favorito) o Grosso, il vento sta cambiando come dimostrano contratti come quello di Chiellini: buoni (fino a quando non si spezzeranno una gamba) per i Chiellini di serie A, meno per quelli di LegaPro. In più la Lega tornerà alla carica contro la firma consensuale, per poter spedire i giocatori sotto contratto dove vogliono i club: per la serie ‘Facciamo la NBA ma solo quando ci fa comodo’. Di sicuro Campana non merita di essere descritto come caricatura del sindacalismo, come per decenni è stato fatto da parte di chi lo stipendio l’ha sempre ricevuto per 12 mesi e non 10 come avviene ancora oggi a volte anche in serie A.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Guerin Sportivo)

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