Arkanoid, contro i mattoni spaziali

9 Marzo 2021 di Paolo Morati

Per fare un grande videogioco non serve per forza inventarsi formule magiche ed effetti speciali. Anche un’idea apparentemente semplice, come quella di abbattere un muro di mattoni, può trasformarsi in qualcosa di sopraffino. È il caso di Arkanoid, arcade prodotto dalla Taito nel 1986 – erede di quel Breakout che dieci anni prima aveva dato il via al genere ‘spacca muro’ – introducendo una serie di variabili fondamentali.

Di fatto in Arkanoid ci trovavamo alla guida di una navicella intrappolata in un vortice spaziale con l’obiettivo di superare 33 livelli composti da mattoni in composizione variabile e su sfondi coloratissimi, che potevamo abbattere non solo indirizzandogli contro la classica sfera (una o più) ma anche raccogliendo dei potenziamenti che ci consentivano di acquisire vari poteri: dalla possibilità di sparare a quella di aumentare le nostre dimensioni. Senza dimenticare alcuni avversari che cambiavano la direzione delle sfere. Ultimo livello: la sfida con il cattivo di turno chiamato Doh e responsabile di tutti i nostri problemi .

Arkanoid in poco tempo diventò un vero riferimento del genere, grazie a una stupenda combinazione di grafica ed effetti sonori e soprattutto a un concetto semplice ma allo stesso tempo coinvolgente, capace di creare un’azione frenetica che non ammetteva distrazioni. Ancora una volta furono create innumerevoli conversioni per sistemi da casa, in gran parte ben centrate grazie alla semplicità del modello di riferimento e curate in alcuni casi dalla stessa Taito, che l’anno successivo rilasciò il sequel Arkanoid – Revenge of Doh. In definitiva un grande classico degno di stare nelle collezioni di ogni videogiocatore e che è arrivato ai giorni nostri anche nella versione per dispositivi mobile. 

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