Annibale era nero?

14 Dicembre 2023 di Stefano Olivari

Annibale era nero, almeno secondo Netflix che ha in uscita un film sul condottiero cartaginese, la cui parte sarà interpretata da Denzel Washington. Tutti abbiamo letto della polemica scoppiata in Tunisia per questo ennesimo episodio di stupidità woke che non merita nemmeno un sondaggio, da tanto che l’esito è scontato, almeno fuori dalla bolla giornalistica-ZTL. Questo non toglie che il pretesto sia buono per parlare di Annibale, non proprio un personaggio di attualità o in vetta a Google Trends: in questo preciso istante digitando ‘Chi è’, idea per la prossima rubrica, viene fuori ‘Chi è Ernesto di Uomini e donne?’.  Ma a noi Annibale è sempre piaciuto, ben oltre gli obblighi scolastici, per il suo essere uomo d’azione e di cultura, peraltro un modello di uomo che nelle classi sociali elevate è durato almeno fino a metà del Novecento prima dell’odierna divisione in bulli e mezzeseghe. Poi magari Ernesto di Uomini e Donne è il nuovo Giulio Cesare e ci smentirà.

Annibale, dunque. Che con Denzel Washington non c’entra soprattutto per l’età, a meno che non vogliano mostrarlo soltanto da vecchio, nel periodo comunque ricco di colpi di scena dell’esilio, sorvolando sull’assedio di Sagunto, sul passaggio delle Alpi, sulla battaglia di Canne, eccetera. Tutti grandi eventi che Annibale ha vissuto da protagonista intorno ai 30 anni di età e anche prima, mentre il grande attore di tanti film (quante volte abbiamo rivisto He got game?) ne ha quasi 70, portati non particolarmente bene. Quanto alla pelle, la famiglia di Annibale faceva parte dell’aristocrazia fenicia che aveva fondato Cartagine, quindi è altamente improbabile che assomigliasse agli uomini dell’Africa subsahariana.

La questione è in ogni caso interessante, perché tutto ciò che sappiamo di Annibale ha storici romani come fonti: da Polibio a Plutarco, da Cornelio Nepote ad altri, quasi mai coevi di Annibale e quindi per forza legati a cose scritte o tramandate da altri. Un po’ tipo Buffa che racconta l’Uruguay del 1930, leggere Tito Livio sulle sfuriate contro i suoi generali (quelli più ‘africani’, fra l’altro). Tutto asteriscabile, senza comunque dimenticare un’iconografia d’epoca che lo raffigura sempre bianco (fa eccezione una moneta del Bristih Museum di cui si è molto discusso negli anni scorsi, che però non raffigura lui ed è oltretutto di origine etrusca), o con tratti europeo-mediterranei. Insomma, un caso di blackwashing iniziato decenni prima di Netflix ma che oggi è uscito dalle università: prossime vittime magari Erik, per non dire Vicky, il Vichingo, Giovanna d’Arco e Leonardo, per il quale ci si può anche giocare la carta gay.

stefano@indiscreto.net

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