Andrej sulla fascia

27 Febbraio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Ricordo fiorentino di Zoleddu, quell’Andrej Kanchelskis che arrivò in Italia nel gennaio 1997 come uno dei grandi colpi di Cecchi Gori e ripartì un anno e mezzo dopo per ritrovare (solo in minima parte) se stesso nei Rangers. L’ala destra russa (ma di origini ucraine), era uno straordinario atleta che si era formato nella sua Kirovograd prima di passare per la Dinamo Kiev di Lobanovski e conoscere i suoi giorni di gloria nel primo Manchester United vincente di Alex Ferguson: quello di Cantona, di Mark Hughes, di Ince, di un giovanissimo Giggs e con in panchina ragazzini come i Neville, Scholes, Butt e ovviamente Beckham. Poi il litigio con Ferguson, la cessione all’Everton di Joe Royle ed il precoce declino fra un infortunio e l’altro. In viola, nella squadra di Toldo, Rui Costa e Batistuta (come allenatori ebbe per sei mesi Ranieri e per un anno Malesani), fece cose discrete nelle rare volte in cui fu al massimo della forma, ma il meglio l’aveva già dato. Varie fermate di fine carriera, con chiusura in sordina due stagioni fa, a 38 anni, nel Krylia Sovetov di Samara. Carriera dirigenziale iniziata praticamente subito, come direttore generale del Nosta di Novotroitsk, squadra di Prima Divisione (cioé serie B) russa: non è stato necessario un grande lavoro di ricerca, perché qualche settimana fa le agenzie riportavano sue dichiarazioni contro il doppio incarico di Hiddink. Una posizione forse non del tutto disinteressata, se è vero quello che abbiamo letto oggi: cioè dell’ipotesi Advocaat (ora sulla panchina dello Zenit San Pietroburgo) per la nazionale russa nel caso Hiddink decida di concentrarsi solo sul Chelsea. Con Advocaat, suo allenatore per tre anni a Glasgow, Kanchelskis ha un grandissimo rapporto e inoltre l’ex ala non ha mai fatto mistero di voler lavorare per la federazione a Mosca. Per il momento è comunque nell’oblast di Orenburg.
stefano@indiscreto.it

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