American Psycho

30 Gennaio 2023 di Stefano Olivari

Per prepararci alla lettura di The Shards abbiamo rivisto American Psycho, il film del 2000 che rispetta il messaggio lanciato da Bret Easton Ellis utilizzando gli anni Ottanta, in quella fase detestati ma poi nell’era del politicamente corretto da lui rivalutati. Sia nel film sia nel libro, che invece è del 1991, gli aspetti generazionali passano comunque in secondo piano rispetto al problema eterno: avere un’identità, un ruolo, un senso nel mondo. Vale per il Patrick Bateman che Ellis si è giocato anche in altri suoi libri, prototipo dello yuppie newyorkese, ma anche per chi fatica ad arrivare alla fine del mese.

C’è del genio nel far iniziare lo scleramento di Bateman, interpretato da Christian Bale, con l’invidia per la maggiore raffinatezza dei biglietti da visita dei colleghi e con la risata di un ristoratore alla moda quando lui tenta di prenotare un tavolo all’ultimo momento. Lì scatta la violenza, che poi è quella per cui viene ricordato il film, contro uomini e donne, purtroppo. Una violenza senza obbiettivi, nemmeno una semplice vendetta. Va detto che qui si capovolge il luogo comune: pagine nel libro davvero pallose, oltre che troppe (una cinquantina), con descrizione minuziosa dei dettagli, nel film di Mary Harron recuperano la vena satirica che Ellis aveva spiegato nelle interviste.

Perché nessuno ce l’ha con Patrick, che addirittura viene più volte scambiato per il collega Markus Halberstram: Patrick è uno fra i tanti, sia pure di una classe socioeconomica superiore. Ma al di là delle seghe mentali, abbiamo sempre trovato divertentissimi i discorsi musicali del protagonista, spesso prima di ammazzare qualcuno, su Huey Lewis & The News e Phil Collins. Qui sì che c’è Ellis, con la sua presa in giro della cultura pop e della sua ossessione per la memoria adolescenziale, oltre che per i marchi.

Clamorosa la colonna sonora, con anche New Order, Katrina and the Waves, John Cale, Curiosity killed the cat, Simply Red, David Bowie e altri. Whitney Houston non volle concedere la sua performance in The Greatest Love of All, per non essere associata ad un film che si pensava avrebbe generato imitazioni di dementi. Ma così non è stato, il diciassettenne armato che ammazza i compagni di scuola non ha di solito modelli letterari, così come il serial killer.

In definitiva American Psycho rimane a distanza di tanti anni un film al tempo stesso attraente e sgradevole, fra video porno, teste mozzate nel frigo, uccisioni di ogni tipo (la più famosa quella della prostituta, lanciando la sega circolare dalla tromba delle scale), ma soprattutto il fatto che di nessuno importi a nessuno. Notevole il cast, da Jared Leto a Reese Witherspoon, da Willem Dafoe a Chloe Sevigny, per l’unico film sulla New York yuppistica degli anni Ottanta in cui non si vorrebbe essere nessuno dei protagonisti, tanto meno dei comprimari. Al massimo a volte si vorrebbe vivere in quelle case così essenziali, senza vetrinette, soprammobili e persone.

stefano@indiscreto.net

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