Wrestling? No… Catch!

15 Ottobre 2012 di Alvaro Delmo

Hulk Hogan Antonio Inoki

Abbiamo appreso in questi giorni che in Rete starebbe girando un video hard che ritrae il campionissimo del wrestling Hulk Hogan in ‘dolci atteggiamenti’ con tale Heather Clem, ex moglie dell’amico, conduttore radiofonico, Bubba the Love Sponge. La notizia – riportata da alcuni media – non ci ha spiazzato più di tanto, considerato che non è la prima volta che si sente di filmati con star senza veli che circolano in Rete.

L’episodio ci ha fornito però lo spunto per parlare non di video pornografici bensì dei tempi in cui in Italia iniziarono a essere trasmessi gli incontri in cui compariva il platinato colosso americano il cui vero nome è Terence Eugene Bollea. Stiamo parlando dei primi anni ’80 quando in seconda serata su alcune tivù locali spuntarono all’improvviso le immagini di lottatori, talvolta mascherati, impegnati in una lotta fuori dagli schemi rispetto a quanto eravamo abituati a vedere perlomeno nel nostro Paese.

Si parlava di personaggi come Antonio Inoki, Tatsumi Fujnami, Tiger Mask (tra i buoni) e Abdullah The ButcherTiger Jeet Singh, Andrè the Giant e (appunto) Hulk Hogan (tra i cattivi all’epoca). Alcuni di essi considerate delle vere e proprie leggende viventi. Quegli incontri facevano parte del circuito della New Japan Pro Wrestling ed erano commentati per l’Italia da Tony Fusaro – affiancato dal maestro Paolo Angeli – primo ad aver portato in Italia uno spettacolo da noi ignorato ma che in realtà da ormai decenni rappresentava un importante elemento di intrattenimento in diversi Paesi (si pensi a questo proposito al manga e all’anime dell’Uomo Tigre, risalenti al 1969, o al lungo regno dell’abruzzese Bruno Sammartino nella allora WWWF, a partire dal 1959).

All’epoca eravamo ragazzini e a scuola discutevamo spesso delle sfide trasmesse la sera prima (con tanto di incontri femminili dove spadroneggiavano nomi come Mimi Hagiwara, Devil Masami o Monster Ripper, da noi meglio nota come ‘Lippa’) dando vita ad accese discussioni sui rispettivi idoli e le sventure dell’arbitro soprannominato da Fusaro ‘mister Palletta’. Più tardi sui nostri teleschermi arrivò anche il wrestling in versione americana, sempre grazie alle tv locali e questa volta con il commento di Mario Mattioli, prima che il fenomeno scoppiasse definitivamente con l’era Dan Peterson, la WWF, personaggi e sceneggiature sempre più elaborate e spettacolari. Ma il Catch, come veniva chiamato in Italia nell’era Fusaro, era (come sempre) un’altra cosa… a cominciare dalla splendida sigla introduttiva dei fratelli Balestra.

http://www.youtube.com/watch?v=K3vzoitMUhc

Share this article