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Anni Ottanta

André The Giant, una vita disegnata

Paolo Morati 03/12/2014

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La ricostruzione a fumetti della vita di André The Giant (La vita e la leggenda, di Box Brown, Panini Comics), uno dei più noti personaggi dell’epoca d’oro del Wrestling, ci permette di tornare a parlare di una disciplina considerata più spettacolo (perché l’esito degli incontri è già predefinito, con molta fantasia e preparazione) che sport (anche se comunque un allenamento lo devi comunque fare, al di là degli aiuti extra). Nato a Grenoble il 19 maggio del 1946 con il nome di André René Roussimoff (era di origine polacca), il gigante Andrea lo vedemmo in Italia per la prima volta sul ring grazie alle trasmissioni del ‘catch’ giapponese curate da Tony Fusaro.

All’epoca – siamo nei primissimi anni Ottanta – non ci era ancora chiara la finzione che andava in scena nelle arene, tra migliaia di persone che si divertivano a vedere colossi di vario genere battersi in modo violento ed esasperato, in certi casi fino a sanguinare per le ferite inferte da avversari tremendamente scorretti (il numero uno in tal senso era il corpulento Abdullah The Butcher). E ‘The Giant’ in Giappone faceva parte degli heel, i cattivi pur in modo molto edulcorato rispetto ad altri, guadagnandosi comunque le simpatie di molti ragazzi. Per poi tornare a essere un ‘face’ in USA come alle origini (ossia un buono) e poi di nuovo un cattivo, come regola per diversi wrestler. Ma tutto dipendeva anche dalla federazione in cui si combatteva e dalla ‘gimmick’ predefinita.

Il fumetto in questione parte dalle origini per mostrarci la storia del dodicenne Dedè – si scoprirà poi, affetto da acromegalia – rifiutato dallo scuola bus per le misure già troppo ingombranti, quindi impiegato in lavori di fatica che per lui erano un’inezia, fino all’ingresso nel mondo del wrestling negli anni Sessanta assumendo tra gli altri il nome di Jean Ferré. Disegnato in modo piacevole e rotondo, la graphic novel di Brown riprende sì diverse esperienze, ‘feud’ (il più noto quello con Killer Khan) e match epici di Roussimoff, ma soprattutto illustra il dietro le quinte e le difficoltà fisiche che dovette affrontare per la malattia, gli incidenti e una assunzione di alcolici fuori dalla norma, i litigi con i compagni di palcoscenico, e come, accettando di perdere un match e quindi la cintura di campione, contribuì infine a far diventare Hulk Hogan un’icona del Wrestling.

Ecco proprio a un Hulk Hogan disegnato è affidata l’introduzione della storia di André The Giant (scomparso nel 1993) affermando, tra l’altro, “se riuscivi a capire chi era e cosa aveva dovuto passare ti rendevi conto che era una persona garbata e dal cuore gentile…”. Ma questo, alla fine, non vale solo per i giganti.

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