Vite nel vulcano

14 Settembre 2009 di Stefano Olivari

di Oscar Eleni
1. Oscar Eleni dal castello di roccia sotto il Monte Sant’Elena, nello stato di Washington, dove la vita nel vulcano, le viti dentro il vulcano, le giornate sotto i lapilli sembrano più desiderabili di queste ore passate aspettando il medico Godot, non sapendo se del domani vi sarà certezza, prendendo in considerazione quasi tutto, ma non certo i risultati delle amichevoli che per adesso sono brevi dal fronte del mondo ignoto dove tutti promettono qualcosa, dove i nuovi e i vecchi si passano parola per essere banali. Se ti compra Siena allora hai già la preghiera scritta come fa Hawkins: “Adesso capisco perché vincevano sempre loro“. Ma va? Se ti prendono in una squadra rivale di Siena, diciamo a Milano, Roma e, forse, Bologna, purtroppo da quest’anno non serve più specificare che si tratta della Virtus, allora il discorsetto è pronto appoggiato sulla maglia: “Siena si può battere”. Lo sentiamo dire da tre stagioni, prima e durante, perché nel dopo ci sono altre cose su cui discutere: ad esempio saldare debiti pregressi, ad esempio costruire su qualcosa che ha una base solida.
2. Comunque sia andiamo dritti verso una Supercoppa che forse non si giocherà. Non è bello dirlo, anche perché pensavamo che sarebbe stata la prima occasione per dedicare qualcosa a Porelli, in attesa che l’Eurolega decida per una celebrazione davvero grande come dovuta ai padri fondatori direbbero gli americani, ma le cose vanno così e non pensiamo che a Siena siano molto preoccupati. Da vedere avranno tantissimo durante la stagione e, purtroppo per noi, potrebbero anche avere il privilegio di vedersi le partite europee che in Italia non trasmetterà nessuno visto che SKY vuole risparmiare proprio sulla manifestazione più bella per far pagare l’ammutinamento interno, per far capire al basket che gli amici importanti si coltivano e si trattano bene, non si prendono a schiaffi andando in giro a mendicare dirette fasulle da altri. Comunque la speranza di avere le dirette resta viva. Minucci si sta impegnando e quando lui fa qualcosa non lo lascia mai a metà. Certo anche Milano, Roma e Treviso potrebbero dargli una mano. Lo sforzo vale la pena di essere fatto. Avevamo suggerito di spostare la supercoppa in altra sede, da Firenze in su, ma non ci hanno ascoltato ed è un peccato perché siamo sicuri che i primi ad essere d’accordo sarebbero stati proprio quelli del Montepaschi.
3. A proposito di televisione, diteci un po’ come avete visto gli Europei in Polonia. Non li avete visti? Ma come. Erano esclusiva Rai. Appunto. Meglio così, vi direbbero quelli della pallavolo che sono stati serviti benissimo fino al giorno della finale ma poi hanno cominciato a chiedersi dove fosse finita la diretta promessa.
4. Se non interessano i tornei precampionato di cosa vi occupate voi basket-dipendenti? Di tutto un po’. Napoli, ad esempio. Dicono che le cose non vanno benissimo, ma forse sono soltanto calunnie di chi a Rieti non sopporta di vedere la sua squadra in un’altra città. La Lega vigila?
Vitali ed Armani, ad esempio. La società ballerà con Iverson e i giovani affidati a progettisti che di Milano conoscono quasi niente. Misteri della logica, ma, si sa, in un mondo dove in troppi si prendono meriti che non hanno, basta leggere certi brodetti alla livornese, la cosa che infastidisce di più è rendersi conto che qualcosa in città era stato fatto: scudetti ad ogni livello, coppe con dentro qualsiasi crema. Erano i tempi dove le scarpe erano davvero rosse, dove il nome della società era sacro, dove non spariva d’incanto e misteriosamente, il famoso Fiero il guerriero che Gabetti aveva aggiunto al logo quando era entrato nella grande famiglia.
5. Tornando a Vitali che adesso all’Armani considerano come il Superbone del Monello, dopo averlo baciato e riverito, felici di avere il ricciolone che avrebbe ridato vita nuova ad una franchigia antica, ma sfinita, bisogna dire che non cambia mai spartito. Arrivando a Milano disse di essere eccitato dal progetto, da tutto quello che era acqua di Giò, più o meno quello che diceva nelle prime settimane in Nazionale quando ancora non si pensava che ad un certo punto, parola di gente che era dentro, ma proprio dentro al gruppo, compagni, allenatori, avrebbero brindato quando un infortunio lo aveva fatto tornare verso casa. Tipo speciale, sempre troppo alto di bacino, mai dedicato davvero alla difesa e alla squadra, come dicevano a Siena, ma adesso le cose sembrano cambiate. Sentite cosa ci dice da Roma dopo aver transato con Milano: ”Ho scelto di cambiare perché il progetto ambizioso mi stuzzica, mi eccita (ibidem, vostro onore, parlando della Milano dell’anno scorso. Beh, arrivò alla finale, ma lui si è separato in casa, dal pubblico quasi subito), c’è un bel gruppo di italiani (uhm), c’è Nando Gentile (già meglio del Bucchi a porte chiuse?), c’è la passione del presidente Toti (ma come, Livio Proli non aveva passione?)”. Vedremo.
6. Prima di lasciarci, sarà per sempre?, ah saperlo, dobbiamo dire che niente ci ha dato più allegria della bella intervista di Valenti, su Repubblica, al Walter Veltroni che, fino a dimissioni dichiarate, fino a comunicazione ufficiale, dovrebbe sempre essere nel cuore della Lega dove lo avevano voluto tutti, dove l’ex presidente Corrado era proprio orgoglioso di aver coinvolto un personaggio del genere. Che gli piaccia sempre il basket lo si capisce dalle cose che dice, quasi tutte condivisibili, anche se le parafrasiamo dal virgolettato: Porelli un grandissimo che nel basket ha fatto quello che il senese Artemio Franchi fece nel calcio….. Sacrati deve impegnarsi molto cominciando con l’abbracciare ogni tifoso Fortitudo ad ogni partita…. Beati voi che vivete a basket city….. Sabatini? Come Mourinho, intuitivo (vero), funambolico (pregio o difetto?), rapsodico (come ?). Comunque sia lui c’è sempre e non faremmo finta di non vederlo come è capitato agli stessi che quando era sindaco, quando era il numero uno del suo Partito, si inginocchiavano chiedendo di baciare l’anello. La gente intelligente, appassionata, serve sempre. Facciamo come quelli del CSI che mentre il mondo dello sport sproloquia, non riesce a sopportare accuse che sono facilmente dimostrabili, chiama per il suo corso allenatori Peterson, Zaccheroni e Lollo Bernardi. Tre super nel basket, nel calcio, nella pallavolo.
7. Per chiudere pensierino azzurro: coi tempi lunghi non si rianima la creatura, con il gattopardismo, come ha detto Messina a Walter Fuochi, non si va avanti e non si cambia davvero, con questo silenzio non si riuscirà mai ad essere crdedibili perché le decisioni di chi sa dirigere, comandare, di chi sa giocare, devono essere rapide, devono avere dentro la spinta che ridà fiducia al sistema. Cara gente abbiamo visto la foto di un ragazzo alto due metri di Ascoli Piceno che lancia il disco, che avrebbe voluto fare basket, ma non sapeva dove andare. E’ così da tante parti, persino a Milano.
Oscar Eleni
(per gentile concessione del’autore)

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