Vento di Alizée

15 Gennaio 2008 di Stefano Troilo

La ragazza francese balzata in vetta alla hit parade durante la primavera-estate 2001 con “Moi lolita” – in stretta concorrenza con la Kylie Minogue di “Can’t get you out of my head”, il che è tutto dire – merita una rivalutazione che nemmeno il miglior revisionista storico oserebbe col Ventennio. Perché, in barba ad ogni tentativo di classificazione alternativa, il suo posto sarebbe stato tranquillamente negli anni Ottanta: il videoclip del suo pezzo forte è pieno, zeppo di richiami eighty-oriented. Si parte con un’ambientazione bucolica: signora (forse la nonna) che fa il bucato nel cortile di una casa che somiglia a quella del Mulino Bianco. Quindi si passa ad un campo di grano che rievoca un’altra pubblicità delle brioche del gruppo Barilla, quella in cui una signorina con la chitarra domandava cantando: “Hai mai visto il grano?”. Quindi Lolita arriva in discoteca. S’aggiusta il trucco, controlla la pressione del wonderbra e, colpo di scena, scende in pista dove cucca con il suo fascino acqua e sapone. Infine, se ne torna a casa ripassando per il campo di grano: diva e Cenerentola ad un tempo. Alizée (nome d’arte ma anche di battesimo) è nata ad Ajaccio, come Napoleone. Essendo stata registrata all’anagrafe il 21 agosto 1984, viene da pensare che i suoi genitori l’abbiano concepita ascoltando “To meet me” di Den Harrow. E ammesso che durante l’amplesso decisivo il loro piatto stesse girando un disco di Charles Aznavour, un ballo su “Mad desire” se lo saranno sicuramente concesso. Sua antesignana naturale è senza dubbio Vanessa Paradis. La moglie di Johnny Depp ha inciso “Joe le taxi” nel 1987, ha pubblicato addirittura sette ellepì ma non ha lasciato il segno. Al Festivalbar ci andò con poca grinta ed il suo nome è più facilmente associato alla love story con Lenny Kravitz. Chi segue il cinema se la ricorda meglio nei panni della protagonista di “Noce blanc”, film di Jean Claude Brisseau in cui impersona la diciassettenne innamorata del professore di filosofia. Né più né meno di una “moi lolita”. La còrsa è invece riuscita a risvegliare dal torpore i soliti critici che devono criticare in quanto tali. Qualcuno le ha appuntato l’immagine troppo “sexy”. Qualcun altro le ha rimproverato la somiglianza con la sua produttrice Mylène Farmer, (quella di “Libertine”, brano dal piglio sessual-artistico che negli anni Ottanta la rese più celebre persino di Madonna). Degna erede di cotanta Pigmalione in mini e babydoll, vissuta in un decennio cui persino gli intellettuali che avevano scambiato per un manifesto della destra “Il mio canto libero” di Lucio Battisti se ne andavano a ballare “Moscow Discow”.

Stefano Troilo
www.myspace.com/stefanotroilo
Link1 (Video di ‘Moi Lolita’): http://www.youtube.com/watch?v=dDwKPGUIVME Link2 (Vanessa Paradis ad ‘Azzurro 1988): http://www.youtube.com/watch?v=x7OxJ6VqMJE

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