Venticinque anni e sentirli

9 Gennaio 2008 di Daniele Vecchi

Tornare a notte fonda da un lungo e tormentato viaggio, distendersi sul divano di casa, guardarsi Gara Due delle Eastern Conference Semi-Finals del 1983 tra Philadelphia 76ers e New York Knicks: una cosa meravigliosa. I Sixers di quell’anno erano letteralmente imbattibili, 65 vinte e 17 perse in regular season, e la famosa previsione di Moses Malone (a sinistra nella foto, insieme a Doctor J), “Fo’fo’fo’” nei playoff, ovvero un pronostico di tre series fino al titolo vinte dai Sixers per 4-0. In quella Gara Due delle East Semi-Finals allo Spectrum (vecchio impianto a Pattison, ora sovrastato da Wachovia Center, Citizens Bank Ballpark e Lincoln Financial Field, ma ancora funzionante), per due quarti si sono visti dei grandissimi Knicks, con un esplosivo Bernard King, due veloci guardie come Rory Sparrow e Trent Tucker, e una granitica front line composta da Marvin Webster, Bill Cartwright e il durissimo Truck Robinson, un irremovibile power forward di 2.05 grande rimbalzista e tecnicamente discretamente dotato. Poi nel terzo quarto, sul 64-53 per i Knicks, un parziale di 13-0 per i Sixers, con in campo tre panchinari come Clint Richardson, Frankie Edwards e Clemon Johnson, a fianco di Maurice Cheeks e Moses Malone, entrambi dominatori incontrastati del quarto quarto, che ha portato Philadelphia alla vittoria finale per 98-91, tra il tripudio della folla dello Spectrum che godeva anche della contemporanea sconfitta 95-116 dei Boston Celtics a Milwaukee. Assoluti protagonisti della gara sono stati comunque i due arbitri, impareggiabili Darell Garretson (padre di Ron, attuale arbitro NBA) e Joey Crawford, quest’ultimo (nato a Philadelphia e ad arbitrare i Sixers…strano, ma la NBA è anche questa) con una quasi folta capigliatura e un figurino fisico insospettato, soprattutto per chi è stato abituato a vederlo negli ultimi anni. Esilaranti i siparietti tra Crawford e Hubie Brown (con una spettacolare giacca azzurra e la immancabile – per quel periodo – ricciola permanente, “copiata” anche dal suo assistente e discepolo, Mike Fratello), allenatore dei Knicks, che si è persino lasciato “sfuggire” un dito medio nei confronti di un evidentemente maleducato tifoso dei Sixers. Guardando questo tipo di gare ci si rende conto della abissale differenza tra il basket di oggi e quello anche solo di 25 anni fa, quando la Lega stava cominciando a decollare a livello di immagine e di mercato globale. Pochissime erano le soluzioni per il tiro da tre punti e il contropiede era fulmineo, un po’ per tutte le squadre. Allo stesso tempo il gioco sotto canestro sembrava essere di gran lunga più duro e tosto di quello di oggi, le difese sui lunghi e il gioco in post basso erano caratterizzati da una incredibile fisicità. Chiaro che a quel tempo la difesa a zona era proibita e anche vista come segnale di codardaggine, ma l’impressione è comunque che il gioco di allora fosse più duro e puro. Nessuna nostalgia o dietrologia, solo appassionate constatazioni da divano su un gioco che continua rimanere meraviglioso, 25 anni fa come oggi.

Daniele Vecchi
pedrovecchi@libero.it

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