Trentamila pentiti

9 Giugno 2009 di Stefano Olivari

Le grandi ed inutilissime domande di Indiscreto, in stile Voyager: l’appassionato di sport esiste? Intendiamo una persona in grado di capire l’importanza di un evento anche se non riguarda la propria disciplina preferita. Non riusciamo infatti a toglierci dalla testa l’analisi fatta di recente su Superbasket da Stefano Valenti, riguardante il mercoledì sera della finale di Champions League fra Barcellona e Manchester United. In pratica Benetton Treviso-La Fortezza Bologna, gara cinque dei quarti dei playoff trasmessa su Sky Sport 2 ed iniziata alle 20 (tre quarti d’ora prima), in prossimità del fischio d’inizio dell’Olimpico ha visto crollare da 40mila a poche migliaia i suoi spettatori, per poi risalire lentamente e letteralmente schizzare in concomitanza dell’intervallo del calcio: 110.676 il picco toccato alle 21 e 42. Il bello è che quando le squadre di Guardiola e Ferguson hanno ripreso a giocare, al Palaverde mancavano ben 8 minuti: visti, secondo l’Auditel, da circa 70mila spettatori. Nostra considerazione grossolana: trentamila persone genericamente interessate allo sport hanno preferito vedere la fase decisiva di una partita di basket, in contrasto con la scelta effettuata fino a pochi minuti prima, per il semplice fatto che hanno avuto la possibilità di fare un confronto. Qui non si vuole dire che il basket sia sempre meglio del calcio (noi, per dire, abbiamo seguito in maniera talebana solo Barcellona-Manchester United), ma che la distribuzione di interesse fra i vari sport può avvenire solo se questi sport vengono fatti vedere. In questo senso il digitale terrestre dà qualche speranza, a patto che almeno RaiSport e SportItalia rimangano free. Speranze flebili, perchè la vera tivù che crea i miti è quella generalista: Valentino Rossi solo pay (in passato il motomondiale lo è stato, tornando subito sui suoi passi) sarebbe mediaticamente poca cosa, pensando al fatto che decine di milioni di italiani non hanno mai visto un game di Federer.

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