Tre canzoni di Mario Merola

7 Maggio 2023 di Indiscreto

In omaggio allo scudetto del Napoli iscriviamo al Festival di Indiscreto l’unico, fra i cantanti napoletani famosi, a non avere mai avuto svolte ‘italiane’ o folgorazioni intellettuali: Mario Merola. Scomparso nel 2006 ed oggi forse conosciuto più come attore, il Re della sceneggiata ha una discografia incredibile per quantità e qualità, base del successo dei film e della sua popolarità personale. Merola ha davvero fatto mille cose, ma sempre rimanendo fedele a sé stesso: del resto la sceneggiata ha uno schema fisso e non ha bisogno di genii incompresi ma di interpreti credibili. Come appunto Mario Merola.

La più vecchia delle sue tre canzoni più ascoltate su Spotify, è Zappatore. Scritta da Ferdinando Albano, con testo di Libero Bovio, era in realtà un successo dal 1928, ma nel 1976 Merola la reincise e la fece conoscere in tutto il mondo, recitando nell’omonima sceneggiata e poi nel 1980 nel famoso film, dove il figlio ingrato è interpretato da Gerardo Amato e la fidanzata da Mara Venier. Ma al di là del culto cinematografico Zappatore come canzone nella versione di Merola diventa una hit mondiale. “Si zappo ‘a terra chesto te fa onore… Addenòcchiate. E vaseme ‘sti mmanel’ha pensato, nella sua lingua, ogni genitore del mondo.

Del 1981 è invece Chiamate Napoli…081, contenuta nell’album che ha lo stesso titolo e presentata al festival di Sanremo del stesso anno, dove però Merola andò soltanto come ospite. Scritta da Eduardo Alfieri e dall’incredibile Pino Giordano, il prefetto-paroliere, diventò fin da subito una delle sue canzoni obbligatorie ai concerti, oltre che occasione per tanti duetti (memorabile quello con Nino D’Angelo) e collaborazioni. A Sanremo Merola sarebbe tornato come ospite, però mai come concorrente, fatta eccezione per la sua presenza nella mitologica Squadra Italia del 1994 con Una vecchia canzone italiana.

Molto particolare è la storia di Cient’anne, brano del 1992 di Gigi D’Alessio, che all’epoca era agli esordi ed era un pupillo di Merola (faceva il pianista ai suoi concerti), che infatti interpretò insieme a lui la canzone contenuta nell’album Lasciatemi cantare, quello d’esordio di D’Alessio. Per anni sarebbe stata considerata una canzone di Merola, che del resto la amava e la proponeva molte volte. Canzone portante del film omonimo del 1999, con protagonisti proprio Merola, D’Alessio, e Giorgio Mastrota. Una delle tante portate al successo da un artista ghettizzato, e che anche si era autoghettizzato, ma che sapeva toccare corde profonde.

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