Televisione

Suburra 3, addio ad Aureliano e Spadino

Stefano Olivari 07/11/2020

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La terza ed ultima stagione di Suburra, appena terminata di vedere su Netflix, ha avuto meno pregi e più difetti rispetto alle prime due, di cui siamo stati grandi appassionati e di cui abbiamo già parlato su Indiscreto. Per questo motivo è stato giusto chiuderla qui. Nella speranza che Alessandro Borghi si concentri sulla seconda (già ufficializzata), terza, quarta, speriamo anche millesima stagione di Diavoli, con Massimo Ruggero a shortare su tutto.

Suburra 3 è comunque un buon prodotto, diretto da un regista nuovo (Arnaldo Catinari, mentre in passato puntate sono state dirette, fra gli altri, da Michele Placido e Andrea Molaioli) e scritto seguendo gli schemi (il momento di svolta nel finale di puntata, tutte le sottostorie aperte, l’identificazione, eccetera) ma con una ingenuità di fondo che lo tiene lontano dalla zona capolavoro. La narrazione del ‘mondo di mezzo’, di quella Roma in cui tutti hanno accesso a tutti gli ambienti, è un po’ sfuggita di mano e invece che puntare sull’evoluzione dei personaggi, Aureliano e Spadino con la loro amicizia criptogay (nel caso di Spadino senza cripto), Samurai e il cardinale Nascari, Suburra mescola tutto tirando fuori una sorta di fumettone con qualche storia valida (l’amicizia fra Nadia e Angelica, il codice d’onore degli zingari, il Vaticano motore dell’economia di Roma), ma sviluppi abbastanza trash e scene d’azione ai confini del ridicolo.

Il miglior personaggio di Suburra 3 è indubbiamente il politico Cinaglia, partito duro e puro, finito corrotto ma travagliato, tenuto sotto scacco da mafia siciliana, zingari, balordi romani e anche dalla moglie, che in passato lo aveva spinto verso il carrierismo ma adesso si è pentita e si è rifugiata addirittura in convento. Fra le donne interessante Sibilla, contabile della malavita romana, una maneggiona che le ha viste tutte, ma in generale quello di Suburra è un mondo al maschile: nella terza stagione la Gerini si vede in poche scene ed è un peccato, perché anche le recenti vicende (Becciu-Marogna e dintorni) hanno dimostrato che il suo personaggio era centratissimo. In definitiva non siamo riusciti a staccarci da Suburra 3, ma le idee erano evidentemente agli sgoccioli e non basta far morire quasi tutti per poter usare l’aggettivo ‘shakespeariano’.

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