Basket
La retrocessione abolita da Siena
Oscar Eleni 24/03/2014
Oscar Eleni alla ricerca del pepe vietnamita, dello zafferano afgano, dei mirtilli serbi fra i muratori che stanno costruendo i padiglioni per l’EXPO milanese, nella speranza che non ci sia amianto di mezzo, che i cluster per le spezie progettati siano pronti al momento giusto. Certo il tintinnare di manette, queste voragini etiche, ci rendono sospettosi, ma le albicocche dell’Armenia garantiscono che non faremo una figuraccia mondiale. La stessa speranza che hanno al Comune di Milano per la consegna del Nuovo Lido all’Emporio Armani che dovrebbe fare la prima sfilata con scudetto nella bomboniera da 5.000 posti. Serbe per la grande Europa? No. Servirà per la dimesione di questa squadra colosso? No. Allora? Be’, sarà utile per il lavoro settimanale, per sfuggire alle tenaglie degli affitti costosi del Forum dove tanti papà hanno scoperto che i biglietti scontatissimi per “la nuova linfa del tifo nel basket milanese” diventano una presa in giro se intorno al Forum,negli spazi gestiti da chi affitta l’impianto di Assago, i posteggiatori possono far pagare la sosta come un panino e una birra, possono chiederti 6 euro che, in alcuni casi, sono il doppio del costo di un biglietto. Ci sarebbe da discutere, magari anche vergognarsi un po’ per questa mancanza di controllo, tutela, di visione ampliata oltre le arrampicate su pareti insidiose e tapasciate, oltre al dilettantismo protetto con falsi bersagli sociali. Comunque sia, ci auguriamo di avere i palazzi giusti per le spezie e una piccola ed elegante arena nel posto dove Bogoncelli e Rubini hanno imposto l’evoluzione della specie cestistica in un paese che giocava a basket pure sulla neve.
Mentre quel serpente di Lori, lo spretato geniale di Bologna, ci regala l’ultima grande lezione scritta da Piero Parisini, prima di andare a trovare tanta gente del suo basket più genuino che gioca altrove e non ci viene più a cercare neppure in sogno per la delusione che tutto questo sistema riesce a dare nel giorno per giorno, scopriamo che i due tornei più importanti del professionismo italiano hanno già scelto i padroni. Certo il calcio è sicuro che sarà la Juventus a fare tripletta di scudetti. Per il basket si dovrà attendere fino al caldo torrido, ma intanto l’Emporio è padrone della stagione regolare, del fattore campo. E allora fateci voi il nome di un’avversaria che possa disturbare il Banchi duca di Maremma, un manovratore abile, appassionato, competente, duro abbastanza da non farsi sorprendere da giocatori che spesso seguono l’onda anomala di chi nasce cortigiano e si diverte a vivere da ricco nei posti più rumorosi e costosi perché tanto paga il giovane principe. Versano la quota i ballerini della notte, di chi fa corteo in Montenapoleone un passo dietro Balotelli.
Non la vediamo e non tanto perché questa nona giornata di ritorno, che ha ripulito la fedina della Virtus Bologna, reso più affascinante il sogno di Reggio Emilia che potrebbe anche mettere a disposizione del colonnello Menetti il genio di Amedeo Della Valle, ci ha mostrato le debolezze fisiologiche, tecniche, delle sfidanti di Milano. Sacchetti ha scoperto (finalmente!) che forse con certa gente non ha senso far di tutto per rendere dolce la vita professionale a chi specula sul fatto che a Sassari c’è un allenatore che sa, che ha visto tutto nella foresta pluviale del professionismo, uno che tollera e non fa pesare la differenza nei ruoli. Sassari sembra quella barca in mare alieno che vorrebbe rubare ai potenti la terra come il Kostner del cinema. Può arpionare come in coppa Italia, ma nel gioco lungo niente da fare. Stesso discorso, anche se in ambienti e con forze diverse, a Cantù e Brindisi. Quindi giochi fatti. Ci si dovrà appassionare prima per scoprire chi è degno dei play off e la caccia è ancora aperta perché nelle previsioni malvagie questa è la classifica vista guardando dentro una bottiglia diventata bicchiere: Milano 50, Cantù, Brindisi, Sassari 40, Roma 36, Siena 34, Reggio Emilia 32, Caserta e Venezia 28, con Varese, 26, seconda esclusa.
Nel bicchiere capovolto hai visto anche Siena? Sì, perché nessuno ci ha fatto capire se dobbiamo ritenere chiuso il viaggio della società che ha vinto gli ultimi sette scudetti consecutivi prima di cedere la sua energia tecnica e mentale all’affamata Milano. Chi sa, mi so, diceva un gallo prima di finire in pentola a Pasqua al posto dell’agnello sacrificale, spiega quello che un comunicato federale da vecchia diccì non chiarisce dalla sacrestia di don Abbondio dove ci sono anche consiglieri che neppure sanno perché si doveva fare un minuto di silenzio per Marisa Geroni o Giancarlo Gualco. Insomma non avremo retrocessione e per i play off potranno sognare anche quelle che oggi sono dietro alle duellanti Venezia e Caserta. Sarebbe utile saperlo subito, per rispettare la fatica e il lavoro eccellente di Marco Crespi con questa Siena arrivata al muro dell’espiazione con ragazzi in gamba, gente che merita almeno l’onore delle armi, il rispetto. Ci sarebbe poi da rispondere in maniera ancora più chiara ai correntisti del banco dei sogni che vorrebbero l’assegnazione dell’ultimo scudetto, ottenuto da Siena sul campo, ma con i conti in grande disordine , alla Roma del Toti che andrebbe oltre le visioni del Gambardella di Sorrentino scoprendo che gli dovrebbero dare un titolo per la stagione vissuta al minimo delle spese, con la geniale trovata di giocare i play off scudetto in un palazzo che era stato bocciato già ai tempi in cui dirigenti con idee, uomini che hanno fatto la storia di questo sport, consideravano indecoroso per chi bussando in Rai si era preso un confetto da dieci miliardi di vecchie lire.
Adesso alla Rai si bussa con tanti firmatari indignati, ma, per esperienza, quante trasmissioni che sembravano di successo sono state chiuse perché “o baskette” non tira, possiamo dire che con quella carta ci faranno tante cose, non certo una riflessione perché è poi la stessa cosa che stamo verificando nei giornali. Certo ci sono anche scelte orarie assurde, il notturno per i guardiani del faro e nessun altro, ma nella sostanza la risposta è quasi sempre la stessa: sarete anche il secondo sport per biglietti venduti, ma con i vostri palleggi non si vende, si resta al palo, perché nel paese la maggioranza rumorosa sfila in cortero urlando: meglio un calcio d’angolo di Rizzitelli che sette partite di play off nel basket. Inutile dannarsi, spiegare, far capire che anche chi ama l’autocanestro potrebbe un giorno autoprodursi, avere idee come quella che lanciarono Porelli e Portela per l’Eurolega sottratta al gattone FIBA, non si sfonda. Speriamo che le nuove generazioni abbiano di più e meglio.
Pagelle senza escludere l’Armani che gioca molto spesso al lunedì per questa storia delle fatiche “impossibilI” per il doppio impegno Europa-campionato che rende così diverso il nostro basket da quello spagnolo dove si onora la domenica anche a poche ore da una dura sfida continentale, dove se le cose vanno male come succede a Bilbao allora i giocatori fanno sciopero sul serio, denunciano davvero, non si fanno raccontare favole, dove il Real Madrid si schiera per rendere l’onore delle armi ai ragazzi della squadra basca che con loro hanno perso l’ultima partita.
10 Al Cecco VESCOVI che in piena bufera varesina ha tenuto bene il timone, dando alla squadra l’idea della purificazione con certe scelte, ultima quella di Clark, dando alla città la giusta impressione che questa Varese cammina sulla strada tracciata così bene da uomini come il Giancarlo Gualco che sarà sempre ricordato da chi entrerà nella sala conferenze di Masnago e, speriamo, anche in quella più moderna del palazzo nuovo che dovrebbe dare una dimensione diversa al consorzio.
9 All’EMPORIO ARMANI per aver ottenuto dall’ Eurolega la deroga al minuto di silenzio per il “dutur” Angelo Cattaneo, uno dei personaggi che hanno fatto davvero la storia delle scarpette rosse, uno che i giocatori amavano perché era bravo, competente, perché sapeva capire uomini tormentati e parlare alle loro caviglie stravolte, persino alla testa non comune del Bill Bradley che amava quel reduce dalla guerra d’Africa amante della lirica e del balletto. Certo si sarà “indignato” quando il Miccoli dai toni sempre più alti, un annunciatore appassionato, ma ancora distante dalla scuola Proserpio , non perché moderno come la musica che ti permette di non capire una parola del tuo vicino ma per l’esagerazione che non è mai stile e risulta molto provinciale, lo ha ricordato ai diecimila del Forum come fisioterapista. Non gli andava questa definizione così aulica. Preferiva i tempi dove bastava un asciugamano per tutti, dove i giocatori si ribellavano se la società, per dispetto, lo escludeva dalla foto di gruppo perché aveva chiesto una lira in più. Certo che era sbagliato, era barbarie, ma non per questo ci dimentichiamo chi sono i padri fondatori della nobil casa cestistica milanese.
8 Al tigre DELL’AGNELLO che lotta con Pesaro per salvarsi oltre la barriera delle defezioni imposte dalla morosità altrui, dalle inadempienze delle rivali, per aver affrontato la scarsa motivazione di uno dei suoi mercenari con la rabbia di chi una volta sul campo sapeva cosa era la battaglia, la dignità, la fatica al servizio di altri che poi andavano in giro a pavoneggiarsi. Con i Dell’Agnello si educano uomini, con i parolai si creano piccoli mostri.
7 Al grande e geniale PARKER francese campione d’Europa, mente di San Antonio, per aver deciso di sostenere da presidente una grande squadra di tradizione come il suo Asvel Villeurbanne. Quando pensiamo a purificare il nostro basket per dare spazio a quei ragazzotti che spesso sono da 5 in pagella per atteggiamento, dedizione, ricordiamoci anche che esistono personaggi con altri passaporti che hanno qualcosa di speciale da lasciare in eredità. Non tutti sputano nel piatto dove mangiano.
6 Al marchese DELLA VALLE che ha deciso di far tornare a casa il suo geniale rampollo che ricordiamo campione d’Europa con l’under 20. Certo l’America avrebbe dato una dimensione diversa alla sua vita di giocatore, ma può esserlo per la sua vita di studente, mentre l’Italia ha il diritto di poter tentare qualcosa per completare fisicamente e mentalmente, un giocatore che farà parte del domani di Azzurra con quel Fontecchio che, finalmente, nella Virtus depurata dagli equivoci, ci sta facendo vedere che non è della stessa pasta dei finti “prospetti NBA delle varie borgate”.
5 Al VALLI che ha portato la Virtus nell’isola della tranquilità quando c’era aria di tempesta nella Bologna che in una domenica ha forse ritrovato pure il suo biglietto per tenere il grande sport in serie A, ma per arrivarci ha dovuto esplorare la strada dell’allenamento riparatore all’ora in cui i “cari ragazzi” mangiano, ballano, sparano cazzate, riaprendo l’armadio che una volta fece prendere in giro il caro Lajos Toth quando fece allenare Udine a mezzanotte. Non ha fato bene? Certo. Allora perché il voto insufficiente? Per averci pensato tardi quando già il borgo sussurrava che sarebbe stato rimesso al suo posto chi soffriva una certa mentalità e si faceva mettere ai margini.
4 A Piero BUCCHI per essersi fatto scappare il giorno della grande vendetta dell’allenatore bolognese, mai scelto dalle squadre importanti della sua città, che poteva mandare ad Alcatraz la Virtus. Non ha sentito il rumore dei bicchieri che si alzavano pensando alla passeggiata contro un “gruppo” mandato alla deriva dagli stessi che lo avevano incensato senza motivo dopo le prime trionfali giornate.
3 Alle PROGRAMMAZIONI televisive che continuano a farci venire l’orticaria. Certo era giusto stare con la diretta nella serata delle notturne di Milan e Juventus, tanto per fare un dispetto al Brugnaro che guida la rivolta contro la RAI sorda e poco attenta allo squittio sotto canestro, tanto per far vedere al presidente della Reyer Venezia che guida la sommossa, le misere cifre di una partita fra la sua squadra e Cremona, ma insistere ha un senso di crudeltà mentale di cui si dovrà pur discutere, prima o poi.
2 Al caro JACK GALANDA che, giustamente, non vuole passare per il giocatore che simula un colpo, per chi vuole truffare, ma è altrettanto evidente che adesso ci mette nelle condizioni di considerare in malafede quell’appassionato arbitro Mattioli arrivato a 600 presenze in serie A. Un triste dilemma. Considerano che vogliamo bene a tutti e due li teniamo insieme in questo piccolo inferno delle pagelle dove sfoghiamo il nostro malumore.
1 A Benjamin EZE non tanto perché sta dando davvero poco al Banco Sardegna di Meo Sacchetti, ma per questo suo strano modo di navigare neil piccolo mare del basket italiano. Non sarà il primo colpevole delle magre sassaresi degli ultimi periodi, però è dai giorni in cui prendeva lo stipendio a Milano per non giocare che siamo perplessi su di lui. E non ci vengano a dire che a Siena l’anno scorso si è riscattato. Ha fatto qualche buona partita, ma in generale era sempre un indecifrabile alzo zero.
0 A Franco CIANI amatissimo allenatore che nella sua interessante carriera ha fatto tante belle cose e ora ha portato AGRIGENTO alla promozione con largo anticipo. Lo teniamo in questo gelo dello zero assoluto perché guardando lui, pensando ad altri allenatori di qualità che devono sempre ricominciare da capo, sentiamo di essere stati davvero ingiusti nel non difenderli quando erano in difficoltà. Ora il suo nuovo successo ci fa rimordere la coscienza e quindi incazzare, cosa non bella ad una certa età, portando l’acido dallo stomaco alle celluline grige per questa strana isola della serie Argento da dove esce lui in trionfo andando per verso quella d’oro, mentre a Roma il consiglio federale nuota in una piscina vuota in mezzo al fumo e ancora non abbiamo trovato un modo dai aiutare chi almeno ha cercato di ridare vita ad una pubblicazione tipo Superbasket che manca a tutti, anche a quelli che la criticavano.