Più pigri che poveri

9 Giugno 2009 di Jvan Sica

Con Kakà al Real Madrid ci resta il solo Ibrahimovic (se resta) come calciatore di fama internazionale e di alto lignaggio “promozionale”. Siamo ormai un campionato di secondo livello?
ROBERTO BECCANTINI: Premesso che l’ultima Champions vinta (dal Milan) risale al 2007 e non a un secolo fa, la perdita di fuoriclasse come Kakà (e forse Ibrahimovic) non può che confermare l’impoverimento tecnico del nostro campionato. Si va a cicli e adesso tocca a inglesi e spagnoli. I soldi non c’entrano: non quanto, almeno, risulti alla Lega. Ci siamo impigriti. E tranne la Juventus nessuna società ha cominciato a costruire un suo stadio.
La Juve sembra in una crisi organizzativa prima che tecnica. Chi e come può tirarla fuori?
RB: Urge un referente tecnico di spessore fra dirigenza e squadra. Sbaglia, Blanc, a sommare le cariche di amministratore delegato e direttore generale. Servono uomini di calcio, non di sport. La pista Marotta è interessante: a patto che abbia i poteri, veri, del direttore generale.
Campionato 2008-2009, chi è stato il miglior giocatore, il miglior giovane, la squadra rivelazione, il miglior allenatore?
RB: Miglior giocatore: Ibrahimovic. Miglior giovane: Balotelli. Squadra rivelazione: Genoa. Miglior allenatore: Gasperini.
Lei è uno dei due giornalisti italiani che votano per assegnare il Pallone d’oro. Al di là dei grandi campioni “mediaticamente” star internazionali, a quale calciatore darebbe il premio?
RB: Ne assegnerei uno alla memoria: a Gaetano Scirea. Più passa il tempo, più la nostalgia invece di diminuire cresce.
Tra istant book, storie leggendarie piene di retorica e libri di grande valore letterario, cosa pensa della letteratura sportiva italiana?
RB: Da un eccesso all’altro. In passato, i libri latitavano. Oggi, te li sbattono in faccia. E così la quantità fa aggio sulla qualità.
Quali sono stati i suoi riferimenti letterari?
RB: Troppo gentile. Ho sempre adorato leggere. I miei riferimenti? Nello sport, Gianni Brera, Gianni Clerici, Gianni Mura, Gianfranco Civolani, il mio primo maestro a Bologna, Giuseppe Pistilli, Emanuela Audisio. Fuori sport, gli americani (Raymond Carver e John Fante su tutti) e i classici russi (da Dostoevskij a Tolstoj). Fra i sudamericani, il Marquez di “Cent’anni di solitudine” e il primo Vargas Llosa. Fra i nostri, Sandro Veronesi e Giampaolo Pansa. L’importante è leggere di tutto e rubacchiare qui e là qualche briciola.
Jvan Sica
(per gentile concessione dell’autore, l’intervista completa è pubblicata su Letteratura Sportiva)
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