Il pittore Gentile e gli imbianchini

14 Agosto 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in lacrime sull’Orient Express dove la bronzea voce di mezzanotte della magnetica Linda Harding interpretata dalla compianta Lauren Bacall ci porta davanti alla casa dell’immenso Williams che ci ha detto addio. Seguendo Poirot vorremmo capire la differenza fra pittori ed imbianchini dello sport, sapendo che nella vita reale molti pittori sono morti poveri ed un imbianchino ha mortificato il mondo. Ce lo vorremmo far spiegare dalle caramellose cronache sullo sport italiano che si allena bene, ma, accidenti, in gara, per motivi misteriosi (?), non rende come sognava, anche perché in questo paese dal’obesità galoppante ci si indigna quando prendiamo legnate sul campo, senza capire che i segnali forti e negativi arrivano quasi tutti dal settore giovanile. Trascurato, sottopagato negli istruttori, una miniera inesplorata dove pure ci sono soldi federali a copertura del “rischio”, come si è capito dal misterioso caso della Mens Sana post fallimento.

Certo, avremmo capito bene la differenza fra certi imbianchini lacrimosi e pittori che arrivano al cervello se la diretta della vittoria di Azzurra Tenera a Mosca, campo da 5.000 posti della Dynamo esclusa dal basket russo di serie A nel 2011 per problemi economici, nelle qualificazioni all’Europeo di basket che non si farà l’anno prossimo in Ucraina, ci fosse stata servita dalla RAI e non in una sala scommesse con commentatore russo. Abbiamo visto. Non gustato. Nella corsa all’assoluzione dell’ente radiotelevisivo di stato un piccolo esercito: colpa dei russi, probabile, poi è più facile inventarselo adesso che non vogliono più né il grana né le bufale, di ogni tipo, dei loro contratti, colpa della FIBA, colpa di tutti. No. Bastava pensarci per tempo, scoprendo il difetto e non preparando una diretta via tubo, da Milano, all’ultimo momento. Pazienza.

Dicevamo delle immagini dal Krylatskoe sport palace negati alla passione del basket. In quella partita abbiamo visto i tanti limiti di Azzurra Tenera. Conosciuti. Non tutti visibili nelle dolci prove con arbitri italiani compiacenti come a Trento e Trieste, ma sapevamo di avere una squadra da mordi e fuggi, però squadra, compattata dopo rinunce più o meno giustificate ed ammutinamenti. Ha retto bene in difesa davanti alla terna slava che farà avere alla mefitica Fiba Europe un Nobel per la pace in terracotta per aver messo insieme un arbitro slavo, uno croato, uno serbo. Tutti e tre convinti che il basket sia sport di contatto da non interrompere per cazzate e sfioramenti da autobus nell’ora di punta.

In quel gruppo Azzurro tenue abbiamo un pittore che fa sgocciolare i colori sulla tela di una partita, si chiama Alessandro Gentile, assomiglia nel furore al genio del Wyoming Jackson Pollock, perché anche lui quando dipinge una partita non è quasi consapevole, non lo è ancora pensiamo, di quello che può o non può fare, solo dopo ne prende coscienza, senza paura di poter rovinare la sua immagine con un tiro forzato, una protesta esagerata, perché le sue battaglie agonistiche vivono di vita propria. A Mosca è stato il ragno che ha colpito nel momento in cui pensavamo alle scuse, lo stavano già facendo nella scelta dei cambi, per sperare di rifarsi a Cagliari. Poi il furore di Megalexandros, anche quando il perfido Sokolov gli ha messo il piedone sotto la caviglia destra nel momento in cui andava finalmente dentro un tiro da 3, quello del sorpasso a poco più di 2 minuti dalla fine. La garra, il modo di andare oltre. Un pittore da maledire, amare, esporre dopo averlo pagato il massimo. Si fa così a conquistare il proprio mondo. Ha imparato bene le lezioni di un padre che aveva meno forza fisica, ma più genialità costruttiva, più attore in difesa del figlio a cui piace azzannare tutto, anche la delusione.

Meglio per l’Italia che ora vede l’Europeo dal monte Ida e sogna il Tora Tora Tora del Pianigiani se, finalmente, nella prossima estate li avrà tutti quelli che propone una scuola che sembra risvegliarsi anche alla base. Con la qualificazione, ci scommetteremmo, ci sarà pure la grazia per quasi tutta la pena di Hackett.

Pensieri sparsi cercando un ferro giusto per arrostirsi ad agosto.

Il presidente del CONI si è subito congratulato con Petrucci per la vittoria di Mosca. Speriamo non fosse in sala corse, ma si sia fidato dei messaggeri. Comunque sia, doveva intervenire pure lui sul vuoto RAI non incolpevole come vogliono farci credere. Come si capisce bene dopo aver scoperto che il Mondiale spagnolo andrà in onda, quasi tutte le 73 partite, su SportItalia rimessa in vita dopo il fallimento: ancora di salvezza, speriamo, anche per i campionati Gold e Silver che al momento sembrano senza televisione, in attesa che, con i tempi lenti del sistema, ci dicano se l’anno prossimo avremo due partite RAI  a settimana.

Maledizioni sparse per il tonitruante Miccoli, voce dell’Emporio al Forum, arbitro in Svizzera, valente collega della radio elevetica, per non averci segnalato in tempo che i rossocrociati non erano materassi a molle su cui saltare. Per fortuna lo hanno scoperto i russi e ora ci si cautelerà sapendo che l’assenza del lungo Capela, tornato a Houston dove lo hanno scelto, ci darà sollievo al centro dove Cusin da solo deve davvero farsi in quattro. Certo è curioso che sia ancora senza contratto. Misteri italiani, dove Gigli torna a Milano e l’ex di Cantù non ha una casa e pretendenti seri, perchè Bologna era davvero cauta e spavenata davanti a certe richieste.

A proposito di centri e di alibi. Non ci vengano a dire che Pascolo, da finto nueve, ci farebbe subire più di quello che accade quando va in campo Magro, grosso ma all’abc tecnico. Per Cervi molto pane da mangiare. Speriamo che la prossima stagione lo realizzi in una Reggio Emilia  che sembra forte, ma anche troppo affollata in certi ruoli.

Delusi dalla reazione tecnica dei tre toreri Gentile, Aradori, ma, soprattutto, Datome, davanti ad avversari con braccia lunghe. Velocizzare il tiro senza pensare alla giusta parabola, vero toccasana per santi tiratori, porta a cerecare il canestro, non a trovarlo con un matrimonio morbido palla-ferro.

Abbiamo visto Polonara nuotare per due minuti a Mosca. Non aveva niente di più di quello che lo fece notare con Capobianco ed amare a Varese. Gli specialisti sono cicale che spesso si perdono.

Vorremmo chiedere ad Ettore Messina, se non è cavallo nel Texas, come è stato possibile che la grande scuola russa abbia prodotto in questi ultimi anni esterni di così scarse qualità. Lui, come il beatificato Blatt che guiderà LeBron, ci ha lavorato. Un mistero che va oltre l’incompetenza di tecnici lasciati al largo dell’isola che non c’è più.

Non chiedeteci l’abiura sui giudizi che  ci hanno fatto sempre pensare male di Luca Vitali il vecchio. Certo serve in tutti i ruoli. Non lo puntano come  fanno in Italia i conoscitori della sua non passione difensiva, lui si adatta, aiuta, fa bene. Restiamo dell’idea che se fosse sempre stato così umile forse sarebbe più in alto.

Ci dispiace non vedere spazio libero per Della Valle. In Nazionale e anche a Reggio Emilia. Un caso da valutare subito, per il bene di un talento.

Godetevi la feria agostana, noi guarderemo Azzurra Tenera in televisione da Cagliari, chiedendoci se davvero a Sassari stanno facendo un campo europeo come sogna il poliedrico Sardara che quando rilascia interviste fa capire di avere una marcia in più per cambiare un mondo a cui, purtroppo, si legano anche presunti fenomeni che bevono centrifugati fatti con frutta scartata al supermercato.

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