Basket

Piangersi addosso

Oscar Eleni 17/10/2009

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di Oscar Eleni
1. Mentre eravamo assorti in tanti ricordi sulla Cantù del passato il suono della campana, dopo la prima partita, ha reso più profonda la nostra solitudine e allora, aspettando che qualcuno venisse a trovarci, per contemplare insieme la luna dell’allenatore che parla chiaro, abbiamo vegliato fino all’alba sperando che il viaggio fino a Cremona non diventasse un incubo. Non fateci caso. Farneticazioni di chi comincia un cammino, ma non sa ancora dove potrebbe arrivare, né se mai ci arriverà. Non riuscendo a tradurre in texano la parola disciularsi, che fotografa così bene certe fasi del gioco non sviluppate che hanno fermato il progresso NGC davanti alla Benetton, siamo andati alla ricerca di una mezza poesia per aiutare tutti a capirsi in questo basket che si piange addosso, ma poi festeggia record di abbonati, che si lamenta delle spese, ma appena può corre al primo telefono e si fa mandare i giocatori di rimpiazzo, quando quelli che hai preso si sono fatti male o, peggio, giocano proprio male, o, cosa ancora più grave, devono essere ingaggiati per sostituire chi è fuggito dopo aver visto andare a vuoto il primo assegno. La solita fiera, con le solite porte girevoli e la sfortuna vuole che chi ha puntato sui ragazzi italiani se li trovi a pezzi perché quando su giovani virgulti si esagera il corpo reagisce male. Per la verità succede anche quando sei maturo o quando sei già vecchio, ma questo è un altro discorso che faremo, magari, più avanti. Non servono regole se nella testa non hai idee per costruire qualcosa che possa restare nel tempo.
2. Seconda di campionato con molte penne al vento perché tutti tremano all’idea che i miraggi dell’estate nei tornei mandino in acido la realtà delle partite dove per essere brutti, sporchi e cattivi bisogna avere dentro qualcosa di speciale. Non basta dirlo. Anche se parlarne, fingendo di sapere tutto, può aiutare e lo capiamo dai messaggi che arrivano, ad esempio, dalle varie Leghe: quella di serie A parla di tutto, meno che delle finali di coppa Italia che meriterebbero già una sede, che avrebbero bisogno di un ritocco alla formula mentre qualche associata già rischia l’esclusione per morosità; quella di A2 protesta per la famosa promozione negata dietro compenso, ben sapendo che a qualcuno farà comodo come dicono a Bologna pensando al Sacrati fortitudino che da un po’ di tempo non regola i suoi conti e al Comune hanno deciso di farlo piangere. La stessa cosa che pensano i tifosi di Montegranaro dopo l’ennesima promessa di un palazzo moderno, adatto alla gloria della squadra di basket: all’ennesima promessa sono arrivati fischi ed insulti. Vi dice niente mentre prendete l’aperitivo in piazza, pensando al domani del Cantuki cestistico?
Oscar Eleni
(per gentile concessione dell’autore)

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