Paulo Roberto Cotechiño

1 Febbraio 2023 di Stefano Olivari

Vedendo ieri sera Carmen Russo a Porta a Porta ci è venuto un pensiero profondo, che è il seguente. Ci sono film di Serie B che invecchiano bene, scaldano il cuore a chi li ha visti da bambino e che nei casi migliori spiegano lo spirito del tempo. Ma Paulo Roberto Cotechiño, centravanti di sfondamento non è niente di tutto questo e rivisto con gli occhi di oggi, lo abbiamo fatto qualche giorno fa, merita la Serie D. Anche perché ha un difetto che per un film comico è il peggiore possibile: non fa ridere. E del resto Alvaro Vitali non ha mai fatto ridere, se non inserito in un contesto con altri come protagonisti. Detto questo, il film va visto almeno una volta nella vita perché si inserisce in quel filone calcistico-trash anni Ottanta che qualche spunto lo offre sempre.

Si tratta del classico film più citato che visto, merito del titolo geniale, al punto che molti credono tuttora che pur con nome brasiliano Cotechiño sia la parodia di Maradona. È vero che gioca nel Napoli, ma il film è del 1983 e nemmeno nei sogni bagnati di Ferlaino all’epoca poteva starci che il miglior calciatore del mondo lasciasse il Barcellona per il Napoli. Inoltre il film era stato costruito, sia pure in economia, per avere una comparsata di Falcão. Ma l’ottavo re di Roma dopo aver visto la sceneggiatura ritenne troppo di basso livello l’operazione e si tirò indietro. Quanto a Dirceu, è vero che firmò per il Napoli nel 1983 ma lo fece dopo le riprese del film.

E così Nando Cicero si ritrovò per le mani questo personaggio assurdo, parodia alla fine di nessuno, interpretato da un Vitali che veniva dalla commedia sexy ma anche da un film come Il tifoso, l’arbitro e il calciatore senz’altro migliore di Cotechiño. Che è giocato tutto sul campione e il suo sosia, ovviamente sempre Vitali, idraulico che viene utilizzato per allentare la pressione ed anche per indagare sul misterioso corteggiatore che insidia la fidanzata di Cotechiño, Lucelia, interpretata appunto da una Carmen Russo davvero al top e spettacolare nelle scene di ballo.

Inutile raccontare una trama che non c’è, andiamo direttamente sul culto. Che parte proprio dal titolo storpiato di pura sciatteria, visto che all’interno del film il giocatore indossa una giacca con il suo nome corretto, Cotequinho. Memorabile Franca Valeri (!), evidentemente a corto di liquidità, nella parte di una contessa che scommette sulla vittoria dell’Inter nel successivo Inter-Napoli, dove a tutti i costi il campione non dovrà giocare. La contessa è assistita da Mandingo, quel Bobby Rhodes caratterista in mille film italiani. E del resto questo è un film di caratteristi, a partire da Vitali per andare sul leggendario Mario Carotenuto, zio detective, e addirittura su Tiberio Murgia, per una volta nella parte di un sardo (quale era) e non di un siciliano, come da Soliti Ignoti. Fra l’altro Murgia e i suoi figli pastori, Efisio e Bachisio (Nino Terzo, altro supercaratterista), progettano anche di rapire Cotechiño per chiedere un riscatto.

Tutto è tirato via alla cazzo di cane fra gag agghiaccianti (il distributore di piatti pronti) e senza logica (perché Cotechiño viene assalito dai tifosi della Roma se i suoi errori hanno favorito la Roma?), non c’è ristrettezza finanziaria che giustifichi un film girato in questo modo, ma noi in più punti abbiamo comunque visto la luce. Nella radiocronaca fatta da un giovane Mario Mattioli, in Moana Pozzi adescatrice (la si vede per tre secondi) di Cotechiño, nella parodia di Brera fatta da Giancarlo Fusco (fra l’altro anche lui scrittore), nel direttore dell’albergo Vittorio Marsiglia, in Cristiano Censi, attore di teatro impegnato, che fa l’allenatore Marzotti, con tanto di pipa proprio alla Bearzot. Tutto molto brutto, da rivalutazione snob. Da non rivedere. Ah, Inter-Napoli finisce 2-2 con doppiette di Cotechiño e di un fake Altobelli.

stefano@indiscreto.net

Share this article