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Nostalgia di Pitfall!

Paolo Morati 14/04/2014

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E.T. – The Extraterrestrial è stato uno dei più grossi flop della storia dei videogiochi, costando ingenti perdite alla allora Atari anche a causa degli investimenti non rientrati per accapararsi i diritti del film di Steven Spielberg. Uscito per il Natale 1982, in realtà vendette oltre 1 milione di copie ma altri 3,5 milioni delle sue cartucce finirono comunque per essere sotterrati in una discarica del New Mexico. La notizia è che oggi si sta scavando per riportarle alla luce attraverso una iniziativa che coinvolge Microsoft e che contribuirà alla realizzazione di un documentario da veicolare su Xbox. Noi che abbiamo vissuto in pieno quell’epoca e giocato con E.T. confermiamo come, a differenza del film, il gioco non abbia lasciato pressoché traccia positiva nella nostra memoria. Pare che la colpa non sia stata però del tutto del suo programmatore, Howard Scott Warshaw, che non ebbe in realtà a disposizione il tempo sufficiente a lavorarci per bene prima del rilascio.

Certamente per chi possedeva la console Atari VCS (poi ribattezzata 2600) lanciata negli Stati Uniti nel 1977 e regina di quella fase storica (almeno fino all’arrivo dell’Intellivision di Mattel uscito più tardi e che sconvolse tutti con una grafica più realistica) altri sono i titoli, le pietre miliari da ricordare. Su tutte la serie di Pitfall! che, ideata da David Crane, diede il La ai cosiddetti platform. Altri must nelle nostre mani furono lo spaziale Megamania, lo sparatutto verticale River Raid, la corsa delle macchine di Enduro, e le esplorazioni sotterranee di H.e.r.o., ma anche trasposizioni di Arcade come Ms. Pac-Man, Q*Bert, Missile Command, Centipede e Vanguard. Per non parlare di Decathlon, che permetteva di cimentarsi nelle dieci discipline dei superman dell’atletica ondeggiando freneticamente la leva del joystick. Ognuno con la sua tattica: farla vibrare tra pollice e indice poggiandola internamente oppure spingendo con il palmo della mano (con tanto di segno che rimaneva impresso al centro).  Il tutto reso da un sistema di una potenza infinitesimale rispetto a quelli odierni e che costringeva in pochi byte la fantasia di chi poi effettivamente si trovava a giocare, fino all’avvento degli home computer che cambiarono le carte in tavola e della seconda giovinezza delle console (quella del Nes, per intenderci).

Negozi culto milanesi dell’epoca erano PlayGame di Via Mascheroni e VideoGames di Via Vitruvio… mentre gli sviluppatori indipendenti che se la giocavano erano soprattutto Activision (il cui nome è sopravvissuto fino ad oggi) e Imagic. Non vogliamo sembrare nostalgici a tutti i costi, però certamente la prima epoca d’oro dei videogiochi da casa con cartucce (quindi non i vari Pong e varianti, che aprirono la serie) aveva un’offerta molto meno ampia e ovviamente evoluta di quella odierna, ma per questo se era bello e coinvolgente – seppure semplice – poteva essere considerato un vero miracolo.

E visto che ci siamo lanciamo un bel di qua o di là vintage: Atari VCS o Mattel Intellivision?

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