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Calcio

Non è da questi particolari che si giudicano Zico e Platini

Stefano Olivari 06/03/2010

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di Andrea e Marco Lippi
La partita più bella del Mondiale 1986 e i suoi grandi protagonisti, consapevoli di essere davanti all’ultima occasione della carriera per alzare la Coppa…

I Mondiali del 1986. I Mondiali delle tante stelle contemporaneamente riunite su un unico palco: Platini, Zico, Rummenigge, Lineker, Matthaus, Butragueno,… I Mondiali delle tante stelle ricordati poi come i Mondiali di una stella sola, Diego Armando Maradona, talmente brillante da offuscare tutte le altre, giocando in una maniera che era difficile anche solamente immaginare. Ma accanto a quel gol pazzesco contro l’Inghilterra quella coppa del mondo riservò al pubblico una grandissima quantità di emozioni, come forse negli anni successivi non è più stata in grado di fare. Messico ‘86 fece conoscere al mondo il “calcio totale” sovietico del colonnello Lobanovski, una squadra che nel girone eliminatorio fu un’autentica armata, ma che venne poi fatta fuori negli ottavi di finale dal solido Belgio di Guy Thys. Messico ‘86 fece conoscere al mondo la “Danimarca Dinamite” di Michael Laudrup e Preben Elkjaer, che si prese il lusso di sommergere l’Uruguay con sei gol, ma che poi dovette chinare la testa di fronte alla Spagna. Messico ‘86 fece conoscere al mondo una squadra africana, il Marocco, in grado di competere con le grandi e che si arrese solo a due minuti dalla fine alla Germania che sarebbe poi diventata vice-campione del mondo. E soprattutto Messico ‘86 mostrò al mondo una delle partite più belle, ingiuste e crudeli dell’intera storia dei mondiali: l’incontro valevole per i quarti di finale tra Brasile e Francia.
21 giugno del 1986, stadio di Guadalajara. Sono di fronte la squadra favorita per antonomasia in ogni campionato del mondo: il Brasile, e la squadra campione d’Europa in carica, la Francia, guidata dal tre volte Pallone d’oro Michel Platini. Il Brasile ha un ruolino di marcia invidiabile: quattro partite, quattro vittorie, nove gol fatti e zero subiti. Una squadra molto più concreta e solida di quella peraltro splendida che si era arresa all’Italia in Spagna quattro anni prima. Nel girone iniziale aveva sconfitto dapprima la Spagna, non senza qualche difficoltà, per uno a zero, poi l’Algeria, ancora con un risicato uno a zero, e infine l’Irlanda del Nord con un convincente tre a zero, partita nella quale si era messo in mostra il centravanti Careca con una doppietta.
La vittoria più netta era stata quella degli ottavi di finale, contro la Polonia. I biancorossi non avevano più la squadra che era riuscita a raggiungere due terzi posti negli ultimi tre Mondiali, ma costituivano sempre un osso duro. I verde-oro asfaltarono Boniek e compagni sotto quattro gol, mettendo in mostra il terzino rivelazione Josimar, capace di un gol straordinario. Ancora una volta destò impressione la solidità difensiva dei brasiliani, caratteristica insolita per questa nazionale. Un portiere finalmente competitivo – Carlos – supportato da un reparto difensivo decisamente all’altezza. I due centrali difensivi: l’esperto Edinho e il giovane e roccioso Julio Cesar erano affiancati da due promettentissimi terzini: Josimar, di cui si è già detto, a destra e Branco a sinistra. Il centrocampo era sicuramente meno tecnico di quello di Spagna ‘82, ma sicuramente più quadrato. Accanto ai “vecchi” Socrates e Junior due interditori: Elzo e Alemao. Davanti, accanto al tecnico ma fragile Muller, un centravanti di grandissimo livello: Antonio Careca, veloce e dotato di un tiro secco e preciso. Una squadra sicuramente attrezzata per vincere. L’unica nota stonata, se così si può dire, in quell’ottima prima parte di mondiale, era la situazione di Zico, il più grande fuoriclasse della nazionale brasiliana. Problemi al ginocchio affliggevano il “Galinho” ormai da diversi mesi e i medici avevano consigliato al giocatore un’operazione chirurgica. Ma Zico, ormai trentatreenne, sapeva che operarsi avrebbe significato rinunciare ai Mondiali e che quella del Messico sarebbe stata l’ultima occasione di guidare la nazionale verde-oro al titolo. Quindi aveva stretto i denti e rinunciato per il momento all’operazione. La sua autonomia era però assai scarsa e il tecnico Telè Santana lo aveva impiegato fino a quel momento con il contagocce: 22 minuti con l’Irlanda del Nord e 20 minuti con la Polonia.
La Francia aveva invece faticato all’inizio della manifestazione, ma era andata sicuramente in crescendo. Dopo il risicatissimo uno a zero iniziale sul Canada, con fortunoso gol del giovane Papin a dodici minuti dal termine, un pareggio per uno a uno contro la fortissima Unione Sovietica e un convincente tre a zero sull’Ungheria di Lajos Detari. Quindi la qualificazione agli ottavi di finali e lo scontro con i “cugini” italiani.
Francia e Brasile scendono in campo a mezzogiorno agli ordini dell’arbitro rumeno Igna. La Francia deve rinunciare al terzino Ayache, sostituito da Tusseau, per il resto è in formazione tipo. Telè Santana tiene ancora una volta Zico in panchina e si affida alla formazione che aveva sconfitto la Polonia. Francia: Bats; Amoros – Tusseau – Bossis – Battiston; Fernandez – Tigana – Giresse – Platini; Rocheteau – Stopyra.  Brasile: Carlos; Josimar – Edinho – Julio Cesar – Branco; Elzo – Alemao – Socrates – Junior; Muller – Careca. La partenza brasiliana è fulminante, i francesi sono completamente schiacciati nella propria metà campo e dopo pochi minuti è Muller a stampare un suo destro in corsa sul palo alla sinistra di Bats. Al diciottesimo minuto il Brasile passa in vantaggio. L’azione è un capolavoro: Alemao manovra il pallone sulla fascia destra e lo cede a Muller, spalle alla porta, circondato da tre avversari. L’attaccante brasiliano vede Junior vicino a sé, gli cede la palla, si volta e scatta in avanti all’improvviso per dettare il passaggio. Junior gli rende il pallone istantaneamente tagliando fuori il centrocampo francese, l’attaccante brasiliano si invola verso la porta, ma ad attenderlo c’è la scivolata di un difensore transalpino. Muller è più svelto e ha il tempo di rendere ancora la palla, sempre di prima, a Junior, che ha seguito l’azione. Due passi in avanti e esterno sinistro verso Careca che è ormai solissimo sulla sinistra con la difesa francese completamente spiazzata dall’avvolgente manovra brasiliana. Careca batte un destro secco e preciso un metro dentro l’area di rigore e insacca. Brasile in vantaggio e torcida in tripudio.
I transalpini sono storditi e non riescono a reagire adeguatamente. Anche Platini non è in grado di illuminare il gioco come al solito e sono i verde-oro ad andare vicino al raddoppio in più di un’occasione. Ma quando il primo tempo si sta per chiudere, in maniera casuale, come spesso accade nel calcio, la Francia pareggia. La palla la porta Amoros sulla destra, ma la difesa brasiliana è ben chiusa a difesa del vantaggio. L’appoggio è per Alain Giresse. Il terzino Branco cerca la chiusura ma Giresse è più svelto e vede lo scatto di Rocheteau sulla destra. Il passaggio è di prima, il pallone non è precisissimo, ma Rocheteau fa in tempo ad uncinarlo e a crossarlo al centro. Una deviazione rallenta decisamente il cross che si avvia verso l’area piccola. Sarebbe una palla per il portiere Carlos che stavolta però è incerto ed esce solo all’ultimo momento quando vede avventarsi sulla palla il centravanti Stopyra. Portiere e attaccante si disturbano a vicenda e nessuno dei due riesce ad agguantare il pallone che sfila via sulla sinistra. La difesa brasiliana è presa in contropiede dallo sviluppo dell’azione e si dimentica di Michel Platini che sta arrivando di gran carriera dalle retrovie. Michel arriva sul pallone silenzioso come un felino e lo deposita di sinistro nella porta ormai sguarnita. Il primo tempo si conclude cos
ì: sull’1-1.
Telè Santana e Henri Michel non fanno cambi. Il risultato non si schioda dal pareggio e il tecnico brasiliano, finalmente, decide di rischiare il tutto per tutto. Fa scaldare Zico, la tifoseria brasiliana è in subbuglio. Al minuto settantadue il “Galinho” entra in campo al posto di Luis Muller. La torcida è una polveriera. Zico entra in campo come entra un capitano sul campo di battaglia. Per ottanta secondi assiste alla partita. Poi tocca il pallone. Lo tocca a centrocampo. Glielo appoggia sui piedi Alemao. Zico alza la testa e vede quello che gli altri non vedono. Vede Branco che taglia il campo dritto verso l’area di rigore, lo vede e colpisce di destro. Di esterno destro. E’ una rasoiata che passa in mezzo alla difesa transalpina e arriva sui piedi di Branco. Il terzino brasiliano entra da solo in area, gli si fa incontro il portiere Bats, Branco è bravissimo a evitarlo, Bats non può fare altro che franargli addosso. L’arbitro indica il dischetto del rigore, i brasiliani si abbracciano. Zico sa che il destino lo sta aspettando lì, a undici metri dalla porta difesa da Bats. Sul pallone va Edinho, no, sul pallone non può andare che lui, l’idolo di tutta una nazione: Zico. E’ entrato da poco più di due minuti sul terreno di gioco, Zico, forse non si è ancora riscaldato a sufficienza, ma quanti rigori ha tirato e segnato nella sua carriera, quante volte ha ripetuto quel gesto, in partita e in allenamento, quante volte per non essere sicuro di segnare? Pregano i brasiliani e pregano i francesi, tutti pensano, tutti sanno che Zico non sbaglierà. E Zico sbaglia. Tira a mezza altezza, senza angolare troppo e senza forzare troppo la conclusione, Bats intuisce si tuffa e respinge, i difensori francesi mandano il pallone in calcio d’angolo. In TV si vede l’immagine di Michel Platini, il grande rivale, che si avvicina al “Galinho” e lo consola con una carezza. Poteva capitare a chiunque, anche a un grande campione come te. Zico ha il morale a terra ma sa di avere perso una battaglia e non la guerra e assieme alla squadra cerca di rialzarsi. E’ ancora il Brasile a rendersi pericoloso, con Careca, prima e poi ancora con Zico, con un bel colpo di testa. Ma la Francia resiste. Finisce uno a uno e si va ai supplementari.
Le squadre sono stanche, i giocatori sono sulle ginocchia, la partita sembra avviarsi verso i calci di rigore. Mancano pochi minuti alla fine oramai quando Michel Platini riceve la palla sulla sua tre quarti campo e come aveva fatto Zico, mezz’ora prima, vede quello che gli altri non vedono. Dà via il pallone di prima verso la metà campo brasiliana, dove sembra non esserci nessuno, ma in realtà qualcuno c’è. Platini ha visto il neo-entrato centravanti Bellone che sta galoppando da solo verso il portiere Carlos. La difesa brasiliana è completamente presa in contropiede. Il portiere Carlos esce dall’area e si butta alla disperata verso Bellone. Lo colpisce, quasi lo stende. Bellone non si lascia cadere, è fuori area, se l’arbitro fischiasse non sarebbe nemmeno rigore, cerca di rimanere in piedi, la porta ormai è vuota. Ma l’intervento di Carlos è servito, la difesa brasiliana recupera e riesce ad anticipare l’attaccante francese buttando il pallone in fallo laterale. I francesi reclamano il fallo e l’espulsione di Carlos, l’arbitro Igna non fa una piega. La partita è destinata ai calci di rigore. E’ la seconda volta, nella storia della Coppa del Mondo, che il passaggio di un turno viene deciso dai tiri dal dischetto. La prima volta era stata quattro anni prima a Siviglia, semifinale mondiale tra Francia e Germania.
Lancio della moneta, comincia il Brasile. Batte Socrates. Tira quasi da fermo, come nel suo stile. Tiro a tre quarti di altezza alla destra di Bats. Il portierone francese vede il tiro, si tuffa dalla parte giusta e respinge il pallone con la mano sinistra. Per i verde-oro il dischetto sembra stregato.
Sta ai francesi. Stopyra: rete.
Poi i brasiliani. Batte Alemao, davvero freddo come un tedesco: rete.
Poi è il francese Amoros, aveva tirato anche quattro anni prima contro la Germania, non aveva sbagliato. E non sbaglia neanche stavolta.
I brasiliani sono sempre sotto di un gol. I tifosi tremano perché sul dischetto si sta avviando Zico. Zico non ripensa al rigore dei tempi regolamentari, al rigore che se lo avesse segnato forse ora non sarebbe qui a doverne tirare un altro con davanti gli occhi di tutto il mondo. Ma Zico non aveva avuto paura prima quando aveva sbagliato. E non ha paura ora. E segna. Pallone a destra, portiere a sinistra.
Ora la Francia. Sul pallone va Bellone, che aveva avuto sui piedi la palla per vincere ai supplementari. Tira forte e rasoterra alla sinistra del portiere. Carlos intuisce ma il pallone lo supera. Non vede niente il portiere, sente solo il pallone che gli rimbalza sulla spalla e entra in porta. Cos’ è successo? E’ successo che il pallone calciato da Bellone ha colpito il palo, è rimbalzato verso il campo, ha colpito la spalla del portiere ed è entrato in porta. I francesi esultano, i brasiliani protestano, dicono che il gol non è valido. L’arbitro non sembra sapere che pesci prendere, stavolta non se la sente di scontentare i transalpini. Per lui il gol è buono. 3 a 2 per la Francia.
Tocca ai brasiliani. Un errore ormai sarebbe fatale. Tira Branco. Non sbaglia. 3 a 3.
Ora i francesi. Sul dischetto va Le Roi, Michel Platini. Non può sbagliare, dicono i brasiliani e pensano i francesi. Michel sa che è il rigore più importante della sua carriera, ancora più di quello tirato nella maledetta notte dell’Heysel contro il Liverpool. Va sul dischetto sicuro, rincorsa breve, fa una finta. Vede, forse intuisce o forse non vede Carlos che si sta buttando sulla sua sinistra. Michel per un attimo pensa di tirare basso alla destra del portiere. Poi però forse riflette per un istante – o forse non riflette – e invece di tirare rasoterra come fa sempre decide di alzare il pallone. La sfera si alza da terra e va verso il sette della porta, Carlos è steso a terra come un pugile, guarda il pallone galleggiare in aria e vede la rete che non si gonfia. Il pallone è volato alto sopra la porta di Guadalajara. Platini ha sbagliato. Poteva capitare a chiunque, anche a un grande campione come te. Ha le mani nei capelli e non c’è nessuno a consolarlo. La situazione è di nuovo pari: 3 a 3 e manca un rigore per uno. Devono tirare Julio Cesar per il Brasile e Fernandez per la Francia.
Ecco il difensore brasiliano. Lui non è da tocchi vellutati: gran fisico, buon colpo di testa e castagna potente, soprattutto da fuori area. Julio Cesar tira una cannonata. La palla sibila come un siluro, Bats è concentratissimo e si butta dalla parte giusta. Ma il tiro è troppo angolato e non ci arriva. E’ davvero troppo angolato. La palla incoccia violentemente contro il palo e rimbalza verso il campo. Questa volta non batte contro la testa del portiere. Il deng del palo rimbomba nella testa di tutto il Brasile.
Luis Fernandez ha la palla per eliminare il Brasile e per mandare in semifinale la Francia. Pregano i brasiliani, pregano i francesi, prega chi crede e chi non crede perché si prega quando non si sa fare altro, forse pregano anche Zico e Platini. Parte Fernandez. Pallone da una parte e portiere dall’altra. E questa volta la rete si gonfia.
Andrea Lippi e Marco Lippi
(per gentile concessione degli autori, brano tratto dal loro libro ‘Linea di porta – Emozioni e ingiustizie in 14+1 episodi della storia del calcio’)
 

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