Musica

Materia (Terra), il soul coraggioso di Marco Mengoni

Paolo Morati 04/12/2021

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Finalmente. Avevamo perso le speranze. Eppure anche in quest’epoca fatta di omologazioni da playlist (sconfortanti a questo proposito le classifiche annuali di Spotify) possono uscire sul mercato mainstream dischi fatti con i sacri crismi, capaci di discostarsi da un andazzo preoccupante. Stiamo parlando di Materia (Terra), primo capitolo di una trilogia che Marco Mengoni, una delle poche vere voci di talento uscite dai talent (appunto), ha appena pubblicato.

Un album che ha alle sue basi, compresi due brevi appunti sonori verso il finale, una chiara radice soul con innesti di R&B, un sound vero, cori gospel, con gli autori (compreso lo stesso Mengoni) che sembrano aver imparato bene la lezione dei maestri del genere, senza inventarsi nulla ma valorizzando al meglio la vocalità del nostro su ritmi e arrangiamenti eterni. Questo lo si era ben capito dal singolo Cambia un uomo, che faceva ben sperare per le nostre orecchie, ed è così che è stato. La strada tracciata prosegue con Una canzone triste (che triste in realtà non è) e Il meno possibile, quest’ultima con il contributo di Gazzelle. E già qui, dopo i primi tre brani, abbiamo capito il pensiero del progetto, di spessore.

Spessore confermato da In due minuti, con un crescendo finale di cori, e Mi fiderò che vede la voce di Mengoni appena sporcata per allinearsi al duetto con Madame, brava qui nel dimostrarci che l’auto-tune (o meglio, vocoder), che noi non amiamo per l’uso smodato e gratuito che se ne fa oggi, se ben dosato può avere anche un suo perché. Quindi arriva l’electro pop di Ma stasera, in circolazione da questa estate, di fatto un capitolo a sé rispetto all’insieme dell’album, mentre dopo brani più intimi come il dialogo sull’amore tra due uomini di Proibito e il potente ensemble di organo, piano, fiati nell’invocazione di Luce arriva il degno finale di Un fiore contro il diluvio.

Che dire? Bel lavoro Materia (Terra), che non fa saltare traccia, con storie di rapporti tra persone ed esperienze intense, coraggioso da far uscire in un periodo storico fatto di singoli fatti con lo stampino e di storie truci più o meno sincere. E il verso “dimmi di riprovare ma non di rinunciare”, con cui si apre, sembra appunto un’invocazione al far ciò che è nelle proprie corde. Artistiche e non solo.

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