Musica

Maneskin all’Eurovision, un progetto internazionale

Paolo Morati 20/05/2021

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Non sappiamo se alla fine i Maneskin (anzi i Måneskin) vinceranno lo Eurovision Song Contest in corso a Rotterdam, tuttavia la nostra impressione è che mai come quest’anno ci sia dietro un progetto che va oltre la semplice partecipazione alla competizione da parte dell’Italia. E che attualmente sta ricevendo ottime critiche da parte di chi ne scrive in tutta Europa, a partire dal Regno Unito. Cosa non da poco considerando la chiusura e il piedistallo su cui spesso si ergono i commentatori (ma anche il pubblico) di oltremanica.

Un esempio arriva dal music editor del Guardian, Ben Baumont Thomas, che, nel suo articolo dedicato alla manifestazione, scrive: “Måneskin have a remarkably authentic and strutting rock sound as if played through some Marshall stacks rather than ProTools, and Damiano David’s stream of Italian lyricism sounds sensually badass over it all”. Lasciamo a voi la traduzione, ma il concetto espresso sta emergendo, in varie forme, anche nella miriade di commenti al video pubblicato su YouTube delle loro prove ufficiali, costruite su uno staging particolarmente indovinato per Zitti e buoni.

Uno staging studiato dal designer Claudio Santucci che, almeno agli occhi di noi profani del mestiere, non lascia nulla al caso fin dall’apertura (vera e propria) di un portone dal quale Damiano David di fatto accoglie il pubblico per poi girare attorno al palco e unirsi alla band. Band che non è puro contorno, ma fa parte dello spettacolo e interagisce a turno con il solista. Di grande impatto le fasi in cui al centro delle inquadrature vediamo alternativamente il chitarrista Thomas Raggi, la bassista Victoria De Angelis e il batterista Ethan Torchio ai quali sono dedicati diversi giochi di camera. A memoria non ricordiamo una costruzione così curata per una partecipazione italiana all’ESC, fuochi pirotecnici e ‘death drop’ finali inclusi, una grande notizia visto che la presentazione scenica è stata spesso considerata il nostro tallone d’Achille presso le giurie.

Bene l’insieme sul palco dunque, ma molto bene anche l’interazione fuori da esso. Abbiamo seguito entrambe le conferenze stampa ufficiali, rigorosamente in un ottimo inglese da parte di Damiano e Victoria, così come alcune interviste extra. Con un look per l’occasione, altro aspetto fondamentale rispetto a un progetto che (ancora una volta) appare ragionato. Insomma un’idea c’è, la band la sta interpretando bene, e il brano (cosa più importante) sta piacendo con buona pace di quesi nostri connazionali iper critici verso ciò che portiamo all’estero, abituati a nutrirsi di pane e inglese. Ah, non ultimo, i Maneskin ovviamente si presentano cantando in italiano, lingua adorata dagli stranieri, ma talvolta poco tollerata da chi dovrebbe andarne fiero.

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