Mancini come Göring

23 Ottobre 2020 di Indiscreto

Roberto Mancini è un seguace di Hermann Göring? Ha deciso di farsi cacciare dalla panchina della Nazionale? È impazzito? È posseduto dallo spirito provocatorio del suo amico Franco Rossi? Ha più verosimilmente cambiato social media manager? Forse ha soltanto osato deviare dal mainstream mediatico, quello da piazzisti della paura che funziona con un pubblico di qualsiasi fede politica. Inevitabile che il conformista popolo di Twitter e l’ancor più conformista giornalista collettivo lo mettesse nel mirino per una vignetta e una citazione.

Lo puoi fare in un regime nazista, comunista, socialista, in una monarchia o in una democrazia. L’unica cosa che si deve fare per rendere schiave le persone è impaurirle. Se riuscite a immaginare un modo per impaurire le persone, potete fargli quello che volete“. Parole dette dal numero due di Hitler al Processo di Norimberga, concetto non originale ed infatti applicato da tanti in tante epoche storiche, con la scontata soluzione del coalizzarsi contro un nemico comune, un popolo o al limite anche una malattia. Chiaramente con a disposizione televisione e web tutto funziona meglio.

Non volevamo però scrivere il milionesimo post sul Covid, anche se poi l’abbiamo fatto lo stesso, ma sottolineare ancora una volta come l’aria mediatica intorno a Mancini stia cambiando da qualche mese. Da commissario tecnico che lancia i giovani sta diventando quello che fa convocazioni chilometriche (34 elementi nelle ultime 3 partite), da coraggioso sta diventando un indeciso che non sceglie fra Immobile, Belotti e Caputo, da cattolico praticante si è trasformato in cripto-nazista. Per arrivare all’accusa più grande di tutte, ben oltre il nazismo o i pochi gol: negazionista del Covid.

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