L’invidia di Adriano

2 Ottobre 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Nel suo ‘Più dritti che rovesci’ Adriano Panatta parla dei mille episodi controversi che hanno segnato la sua carriera, dando ovviamente la versione di…Panatta. Non è mai stato chiaro, per dire, il vero motivo dell’esonero di Nicola Pietrangeli da capitano di Coppa Davis dopo la vittoria nel 1976 (destinata a rimanere l’unica italiana) e la finale in Australia dell’anno seguente. Lo stesso Pietrangeli non ha mai indicato colpevoli precisi, pur dicendosi profondamente deluso dal comportamento dei giocatori e di Panatta in particolare. La memoria di Adriano? Sorvolando su un’antipatia dalle origini antichissime (Nicola era il ricco borghese che giocava al Tennis Club Parioli, Panatta il figlio del custode Ascenzio trattato con sufficienza dai soci), il re di Roma e Parigi 1976 sostiene che i problemi fossero cominciati proprio durante la trasferta di Sydney. Con il capitano che era troppo personaggio per essere sopportato da giocatori a quei tempi ai vertici. Durante la preparazione quasi venne alle mani con Tonino Zugarelli, litigò con gli altri azzurri (più con Barazzutti che con Panatta-Bertolucci), con gli allenamenti in corso leggeva ostentatamente il giornale a bordocampo, non aveva il minimo rapporto con il presidente federale Galgani. Ma soprattutto, questa era la cosa che faceva impazzire tutti gli altri, nella delegazione azzurra era la persona più nota a livello internazionale. Al punto che tivù e giornali australiani intervistavano quasi solo lui, ignorando i giocatori: merito dei successi del passato e della dimensione internazionale raggiunta attraverso le sfide con i miti d’Australia, da Laver a Rosewall. Invidia, per dirla in altre parole. Fatto sta che nel 1978 fu nominato capitano Bitti Bergamo: curriculum cento volte meno brillante di quello di Pietrangeli, ma grande amico e socio in affari di Panatta. stefano@indiscreto.it
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