Televisione

L’innovazione di Quark dalla sigla in poi

Paolo Morati 13/08/2022

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La prima volta che Quark andò in onda era il 18 marzo 1981, seconda serata (quella vera, non quella di oggi che inizia a mezzanotte) su Raiuno, anzi Rete 1, da un’idea di Piero Angela, appena scomparso a 93 anni di età. Una scommessa per un programma che aveva come sottotitolo Viaggi nel mondo della scienza, capace fin da subito di interessare milioni di spettatori e diventare una sicurezza per i decenni a seguire nelle sue diverse evoluzioni. Nel nostro caso accompagnandoci da bambini in poi.

Punto fermo oltre a Piero Angela anche la musica della sigla, una particolare versione dell’Aria sulla Quarta Corda dalla suite n° 3 in re maggiore di Johann Sebastian Bach. Per il primo Quark quella  arrangiata da Franco Talò (ringraziamo i lettori che ci hanno fatto la segnalazione) e per le trasmissioni successive (da Il mondo di Quark) quella contenuta nell’album Jazz Sébastien Bach dei The Swingle Singers. Un disco uscito nel 1963 e vincitore di un Grammy, e una sigla realizzata in computer grafica attingendo ai lavori del pioniere di questa tecnologia, Melvin Lewis Prueitt, a dimostrazione di quanto il pensiero di Piero Angela fosse avanti anche nei minimi particolari. Senza dimenticare le animazioni curate tra gli altri da Bruno Bozzetto, importante ausilio per spiegare e quindi divulgare concetti altrimenti complessi.

A differenza di tanti altri programmi e format, Quark e l’idea alla sua base sono proseguiti con successo sbaragliando facilmente i tentativi di imitazione, caso più unico che raro laddove oggi dopo gli entusiasmi iniziali si finisce per andare avanti stancamente per poi finire nel dimenticatoio. Potere di Piero Angela, di cui recensimmo cinque anni fa la biografia, giornalista e musicista che non aveva le pretese di insegnare nozioni ma semplicemente di spiegare concetti e processi partendo dalle basi, incuriosendo e spingendo a capire, primo possibile passo per chi sa che imparare e approfondire la scienza resta comunque un’altra cosa. E non basta avere in mano il telecomando.

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