Le onorevoli sconfitte di Mykonos

14 Dicembre 2017 di Erminio Ottone

Egregio direttore, dopo la pubblicazione del saggio (perché di saggio trattasi) Te li do io i delfini molti lettori hanno commentato su Indiscreto sparando a zero su Erminio, in maniera comunque simpatica. Dopo attenta indagine, con relative confessioni, Ottone ha appunto scoperto che alcuni attacchi provenivano da amici, intenzionati a fargli pagare la svolta sdolcinata documentata dai suoi post animalisti su facebook. Invece i lettori neutrali sono ancora dalla parte di Erminio e ne vivono tuttora il mito.

Perché Ottone non ha risposto subito al signor Ofiuco e agli altri denigratori? Semplice: in quel tempo si trovava al Superparadise di Mykonos, o forse all’Alemagou, sicuramente con una vodka lemon in mano che non gli permetteva di disimpegnarsi efficacemente alla tastiera. Ritengo Il pezzo del signor Ofiuco (da me peraltro molto stimato), esilarante e scritto in maniera impeccabile, ma pieno di inesattezze in quanto inesatto è il presupposto da cui parte: che Erminio, cioè, avrebbe avuto una caduta di stile documentata da un video discutibile, quindi sarebbe divenuto parodia di se stesso, ombra dell’eroe che fu, protagonista di un patetico tentativo di rimandare la vecchiaia. Ok, Ottone ammette di essere stato un po’ troppo sdolcinato, ma suvvia! Un passo falso non può mettere in discussione ciò che è stato, che è e che sará, né i valori di cui è sempre stato portatore.

Del resto l’italica opinione pubblica e la stampa (il signor Ofiuco in testa, grande firma con una piccola memoria) si tappano da anni occhi e bocca di fronte alle ormai innumerevoli defaillance di un Buffon imbolsito, trasformatosi ultimamente in grande parlatore dalle idee illuminate. Lo stesso Ofiuco, dalle pagine del suo grande giornale, si elevò a condottiero dell’esercito degli indignati scagliandosi contro quell’ex giocatorino presuntuoso e incompetente di nome Beckenbauer, colpevole di lesa maestá per avere criticato una eroica prestazione contro il Bayern del Gigione nazionale (incassò due gol che avrebbero fatto bestemmiare qualsiasi prete/allenatore di qualsiasi oratorio e di qualsiasi religione).

Urge precisazione. Ottone non chiede la stessa condiscendenza, che tra l’altro detesta. È anzi lusingato da cotanta indignazione verificatasi nei suoi confronti al primo passo falso pubblicamente documentato. Significa che la sua leggenda è tanto grande da rendere inimmaginabile e insopportabile ogni sua minima variazione sul tema. Il fatto è che il tema della vita di Ottone non è mai stato quello descritto erroneamente da Ofiuco (figa figa figa, in sintesi), bensì qualcosa di più nobile: amici amici cazzeggio cazzeggio e, se capita, anche la figa, purchè rispondente a un minimo di requisiti di moralitá.

Veniamo al dunque. Cosa è cambiato oggi? Poco e molto al tempo stesso. Restano gli amici e il cazzeggio, è sparita la ricerca della gnocca occasionale perchè Erminio è Ottone ma non ottuso: la non ricerca della donna lo ha portato ad inciampare, casualmente, in quella per cui vale la pena fermarsi. Il buon Ofiuco ha poi sbagliato decisamente i tempi, sferrando il suo attacco frontale proprio nel momento in cui Ottone si trovava a Mykonos in compagnia di uno dei suoi ventennali/trentennali amici, fedele alla sua donna ma anche al suo ruolo di guru della notte. Tutto questo mentre Ofiuco risultava essere nella cittá da non bere a farsi i selfie (non quelli col telefonino).

Giorni strani, gli ultimi passati a Mykonos, in cui Erminio ha conosciuto un samurai che vagava da un locale all’altro armato di sciabola autentica (NB: non la “spada de foco” invisa al grande Mario Brega in “Un sacco bello”); ha sfanculato un gay che, di fronte alla scritta ‘occupato’ sulla porta del cesso, lo invitava a pisciare nel lavandino comune al cospetto di altre 5/6 persone, dicendo che per lui si trattava di pratica abituale e per nulla da condannare; ha socializzato con nuovi amici napoletani, ammirandone il coraggio di mollare tutto a 40 anni per andare a vivere di rendita in Costarica, smentendo così, come sempre con i fatti, le velate accuse di razzismo lanciate da Ofiuco. Infine, ripassando per l’ennesima volta in posti conosciuti, ha ripercorso con la memoria vittorie e sconfitte degli ultimi anni. Perché Ottone non era il figaiolo seriale sempre vincente descritto da Ofiuco, era piuttosto un onesto combattente della guerra per la gnocca, con all’attivo successi inaspettati e disfatte epocali.

A proposito… Proprio mentre Ofiuco sferrava il suo attacco e vaneggiava di un Ottone un tempo invincibile, Erminio, tra un chupito e l’altro al bancone del Caprice (teatro di vecchi trionfi e disfatte), parlava con l’amica Roby del suo più grande fallimento con la gnocca. Giugno 2011, Ottone è a Mykonos col morale 1000 metri sotto il livello del mare, perché fresco reduce da una tremenda scoppola sentimentale e da un ritiro della patente. Cerca di non pensarci e di sfoggiare tutto il suo appeal per catturare nuove prede, ma dimentica che la donna è come uno squalo: se sanguini, ti fiuta, ti si si avventa contro e ti finisce. Insomma, Ottone conosce una bella ragazza di Genova, la corteggia per un’ora almeno (tempo infinito per i ritmi dell’isola), incassa complimenti per il suo garbo e la sua educazione (“mi piaci perché non sei il bavoso arrapato che salta subito addosso”), e strappa un appuntamento per un aperitivo piccante (a detta di lei) sulla spiaggia il giorno dopo.

Erminio si presenta  alla spiaggia indicata all’ora indicata. Si presenta anche la ragazza, sdraiata sul lettino sotto l’ombrellone. Il problema è che sopra di lei c’è un tamarro tatuato con berretto al contrario e slippino aderente bianco, che le sta giá mettendo le mani ovunque e la lingua in bocca. Va be’, Ottone si rifará nel corso della lunga notte mikoniana. Bramoso di riscatto, abborda una romana in un locale gay, la invita a seguirlo in un altro locale e lei ci sta. Per nulla vendicativo nei confronti del genere femminile che poco fa lo ha umiliato, Erminio si offre di pagare da bere, raccoglie il desiderata della nobildonna (vodka lemon) e ordina al bancone. Raccoglie infine i due drink e si rivolge alla ragazza: “Ecco la tua vodka le…”…Non finisce la frase, lei sta giá limonando col primo pirla che passa di lì!

Meglio trangugiare in fretta e furia entrambi i drink e scappare, sai mai che lei torni ad interessarsi a Ottone e noti la sua faccia da cane bastonato. Erminio cambia locale, raggiunge i suoi amici e prende una decisione: sará meno garbato e più diretto, cercherá subito di far capire alla prossima preda che al di lá delle buone maniere le intenzioni non sono poi così nobili. Eccola, la preda! Pelle olivastra e occhioni neri, labbra carnose. Ottone le si para davanti per fermarla, la saluta e le sfoggia il sorriso più grande che ha… In cambio incassa un dito medio in faccia, più doloroso di un montante al mento. Ok, non è serata. Ottone decide di rinunciare al cucco e di spassarsela con gli amici: “Ragazzi, beviamoci su, andiamo al bancone!”.

Il Caprice è strapieno, per passare tra i corpi sudati delle persone bisogna sollevare le mani e portarle ad altezza petto, un po’ per occupare meno spazio possibile e un po’ per proteggersi. Spinto da un’americana un po’ ubriaca, Ottone urta un’altra ragazza, che si volta di scatto e lo trova con le mani alzate proprio in corripondenza della cerniera della sua borsetta. Per lei è un attimo fare 1+1=100… “Al ladro! Pezzo di merda, bastardo!”… È tutto chiaro: qualcuno, lassù, ha voluto regalare a Erminio un condensato di storia del mondo e del calcio italiano, spiegandogli in un solo colpo cosa avessero rappresentato Caporetto, Trafalgar, Waterloo, la campagna di Russia e la Corea di Pak-Doo-Ik. Meglio alzare i tacchi, evitando l’umiliazione di essere sbattuto fuori dal locale per un reato mai commesso.

Anche questo, caro signor Ofiuco e caro Direttore, è stato Erminio Ottone. Personaggio autentico, talvolta molto perdente (di successo, perché le cose importanti sono altre), e cantore di veritá pur se umilianti e scomode. Non come certi giornalisti pubblicisti che al loro fedele pubblico di lettori ammaestrati cercano di far credere che un rosticcere di zona Paolo Sarpi sia il megapresidente di una importante societá di calcio. Ma questa storia, forse, è uscita da Cialtronia, e tutti sanno che Cialtronia non è mai esistita.

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